Miglionico 7 Gennaio 1863
Mio carissimo Menicuccio
Se non fosse venuta la tua lettera a scuotermi, io non so quando ti avrei
scritto, perchè lo stato mio si può ora rassomigliare allo stato di chi, avendo
ricevuto una ferita mortale, giace a terra immemore di se medesimo. Quello che
ti è stato scritto è purtroppo vero! Dopo aver sostenuto una lotta di due mesi
contro amici, parenti e genitori, fermo nella risoluzione di rinunziare per
sempre al pretismo, dovetti infine in un solo istante soccombere la sera de’ 10
novembre (...) Ne' seguenti giorni divenni misantropo, maledissi la mia
esistenza, la mia istruzione; invidiai la sorte degl'ignoranti, degli animali.
Di poi, trascorso questo periodo, mi rassegnai e freddamente dissi a me stesso:
ognuno nasce col suo destino e "Che giova nelle fata dar di cozzo?" (...)
Ti sono obbligatissimo della premura che hai per me e del conforto arrecatomi.
Addio Addio, mio carissimo Menicuccio, conservati in salute ed abbimi sempre in
cuore
Il tuo Valentino
Fonte: Epistolario Ridola.Testimonianze
di vita materana nei primi anni post-unitari - A cura di M. Padula Edizione BMG,
Matera, 1988 |