Stranamente
appresi solo alcuni anni fa del Cav. Pietro De Ruggieri, Sindaco,
Consigliere e Deputato provinciale morto il 17 marzo 1891, dall’omonimo
nipote, figlio dell’On.le Nicola, in Villa Moreschi-De Ruggieri
a Cermenate (CO) piuttosto che in Miglionico, suo paese
d’origine, per l’insabbiato ricordo dovuto in massima parte alla chiusura
del Palazzo Municipale che lui stesso si prodigò di far costruire.
All’indomani del tragico evento della dipartita, in una Chiesa Madre gremita
di gente di ogni estrazione sociale, il Sacerdote Tommasantonio Grilli,
dinanzi al feretro, profferiva tali parole: “Non avrei giammai creduto che
ieri sera l’inesorabile fato ci avesse tolto dal mondo una Persona, che
certamente i Cittadini di Miglionico tramanderanno per memoria ai più tardi nepoti”.
E obbedendo a quel monito vorrei far rivivere in poche righe l’Uomo e il
Sindaco a 110 anni dalla scomparsa… Quasi per legge di natura i migliori hanno
vita breve, era infatti nato 54 anni prima e precisamente il 18
gennaio 1837 Pietro, nello stesso caseggiato che aveva sentito i
primi vagiti del musicista e compositore Francesco Stabile, secondogenito
dei sei figli di Domenico e Concetta Salluce. Costoro, seguendo le
naturali inclinazioni del tempo, lo vestirono dell’abito del prete
iscrivendolo al Seminario di Matera, dove, rimasto poco, fu subito
instradato alla professione dal colto Pietrantonio Ridola che lo indirizzò
nel 1857 in Napoli per conseguire la licenza legale.
Dieci anni dopo, il Regio Decreto del 4 aprile 1867 lo premiava,
per il valore che dimostrò fin da subito a capo di una schiera di giovani
volenterosi facendosi propugnatore del nuovo verbo di libertà ed indipendenza,
eleggendolo, col plauso unanime dei concittadini, alla guida dell’Amministrazione
Comunale, carica che mantenne instancabilmente per 20 anni (rinunziò
ad essa il 2 aprile 1887).
Dal ’69 si schierò con la Sinistra parlamentare
propugnando la candidatura di Salvatore Correale e intanto prese per moglie nel 1862
Donna Adelaide Rogges di Pisticci dalla quale ebbe ben 16
figli; tra di loro Nicola, Presidente del Consiglio Provinciale di
Basilicata e Deputato al Parlamento, Michele, Sindaco di Miglionico, Domenico,
Magistrato e Consigliere di Corte d’Appello, Edoardo, Avvocato e
Direttore Autoservizi di Basilicata e Giuseppina, Clarissa francescana.
Nominato nel 1870 Consigliere Provinciale, tenne l’onorifica carica per
numerosi anni e la sua parola fu sempre tenuta in gran considerazione da tutte
le nobiltà politiche della nostra Provincia; nel 1874, dal Governo di
quella stessa destra che coraggiosamente e lealmente combatté, ebbe la Croce di
“Cavaliere della Corona d’Italia”, nel ’76 fu nominato “Ufficiale
della Corona d’Italia” e nella venuta del Re a Potenza gli fu appuntata
quella di “Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro”; anche il Comune, in
segno di gratitudine lo omaggiò nell’81 di una medaglia di oro
che riluce tutt’oggi nell’espressivo ritratto esposto in Municipio.
La sua energica perizia amministrativa servì a dare un aspetto urbano ad un
centro come Miglionico che da poco aveva finito di restaurare le sue mura
medievali per resistere alle guerre pre-unitarie, ancora immerso com’era nella
rozzezza e nell’oscurità dei tempi borbonici.
Benché le sostanze non si prestassero a grossi ammodernamenti, con la sua
influenza e le sue maniere seppe sotto il suo regime far impiantare il primo Ufficio
Telegrafico, la prima Caserma dei Regi Carabinieri, la costruzione
della fontana Pila a spese del Governo, la nuova Casa Municipale, la
piazza, a seguito dell’abbattimento del vecchio caseggiato del Capitolo. La
cultura fu una delle prime sue preoccupazioni e con orgoglio mostrava le scuole
a quanti visitavano il paese: “Noi sosteniamo grandi sacrifici per
l’istruzione e non ce le dogliamo; mi dolgo soltanto che l’angusta finanza
del comune non mi permette di fare quanto bramerei si facesse”. Nei duri
giorni del colera del 1867, quando
la morte falciò un settimo della popolazione e l’amata sua sorella, provvide
ai bisogni della gente chiamando dalla vicina Matera medici e farmacisti ed
ottenne dal Governo un sussidio per le famiglie danneggiate. Sotto la sua carica
ci fu lo svincolo demaniale dei due boschi di Monteacuto e Monte S.
Vito, fece inoltre completare la strada per il congiungimento dell’abitato
alla rotabile provinciale e scrivendo incessantemente ai deputati di sua
conoscenza, si premurò di far approvare la costruzione del ponte sul Basento.
La Giunta Municipale, il giorno della sua scomparsa, riunita in consiglio
straordinario deliberò che gli ultimi solenni onori fossero a carico
dell’Amministrazione; che nel paese fossero affissi manifesti di lutto; che in
segno di perenne memoria la sala del Consiglio fosse adornata di un suo ritratto
e che si stabilisse un giorno per
una civile commemorazione del benemerito defunto.
Mercoledì 18 marzo 1891 imponenti funerali videro
stringersi intorno al feretro la Giunta, il Consiglio, le scuole,
la Società Operaia, il Prefetto Comm. Celano, il Presidente della
Deputazione Provinciale Cav. Addone ed una nutrita folla di cittadini.
Telegrafarono condoglianze alla moglie, ai figli e al fratello Arciprete
Michele, il Sottoprefetto di Matera, gli On. Torraca, Gianturco, Materi,
La Cava, Buano e Imperatice, il Conte Gattini, il Barone
Ferrara, la Famiglia Stabile, i Massarotti e molti altri, per
aver il Cav. Pietro dimostrato le rare virtù del padre di un
popolo
intero...
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