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MIGLIONICO:
STORIA RISORGIMENTALE (1818 - 1870) |
Carboneria |
Vendita
carbonara |
Italia
Unita: 1860 |
Rivoluzione del
1860 |
Colera del 1867-68 |
Eroi del Risorgimento |
Don Mario
Spinello |
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"Nell'intento di
accrescere il decoro urbano del centro
storico e dunque del cuore cittadino di
Miglionico, è stato collocato in Piazza
dell'Unità d'Italia,
dall’Amministrazione comunale, un
pannello in maiolica di 160 x 200 cm che
rappresenta l'apporto storico di primo
piano offerto dai miglionichesi al
processo di unificazione nazionale.
Un’ulteriore punto d'interesse turistico
di alto valore storico e artistico che
va ad incrementare la già consistente
offerta del noto paese lucano, posto in
essere senza alcun intento celebrativo,
quanto piuttosto per offrire una
rilettura in chiave artistica di una
pagina vibrante del Risorgimento
italiano e meridionale. Nel progetto di
recupero di alcuni brani architettonici
di Piazza dell’Unità d’Italia si è
pensato di ornare nel segno della
memoria, in consonanza al nome del
luogo, un angolo cittadino con un
capolavoro, un pezzo unico che porta la
firma del notissimo ceramista di Matera
Giuseppe Mitarotonda. Ha preso vita così
la rievocazione dei preparativi per la
partenza che un nucleo di cittadini di
Miglionico, primo paese della Basilicata
ad insorgere, compì per raggiungere il
capoluogo Potenza al fine di dare vita
al primo governo provvisorio dell’Italia
unita. La scena è ambientata nella
piazza storica del paese che era,
all’epoca dei fatti accorsi tra il 14 e
il 15 agosto del 1860, l’attuale atrio
antistante la matrice. Siamo così
catapultati dall’odierno Largo Chiesa
Madre all’arcano Sedile. Il pannello,
composto da 20 formelle istoriate a
mano, affascina per la vivacità
cromatica che induce gli osservatori a
calarsi nell’atmosfera della scena per
coglierne i particolari. In tal modo,
quei segni grafici così distintivi
dell’arte del ceramista, raggiungono la
perfezione grazie all’ispirazione
originale. Figure umane in contesti
urbani d’altri tempi che si muovono,
gesticolano, sono ferme, ognuna
assecondando un pensiero o un’azione.
Così, mentre l’attenzione s’incunea tra
le persiane aperte nell’interno di
un’abitazione dove si coglie uno
spaccato di vita domestica ottocentesca,
si ritrovano le atmosfere e le
situazioni familiari del nostro vissuto
d’altri tempi. In uno slargo gremito,
tra la matrice dal finestrone circolare
e le colonne fiancheggianti il portale
d’ingresso, lo sfondo del Palazzo Guida
e il Sedile con l’ingresso della
Cancelleria, non senza una logica
rappresentativa, si animano varie scene
desunte da fonti documentarie. L’artista
Mitarotonda, dopo aver vagliato le carte
storiche che gli ho sottoposto e aver
annotato tutto ciò che era e che non è
più, ricostruisce con la sua opera le
emozioni del momento, le partiture
architettoniche scomparse, i sapori e
gli odori delle nostre contrade. A volo
d’uccello ci fa gravitare su uno slargo
pervaso dalla calura estiva, mentre un
crepuscolo che ha i caldi colori tipici
dei tramonti del Sud chiude quel
memorabile 14 agosto del 1860. Le
lampade a petrolio, in produzione
dall’anno precedente, sono già accese
sulle mura del palazzo comunale,
fiancheggianti l’ingresso della
Cancelleria. Le attività commerciali con
l’immancabile “caffè”, luogo tipico di
ritrovo e di discussioni, sono un
tutt’uno con la piazza. Le classi
sociali. Il clero. Le popolane. I
tamburellisti. I bambini. I notabili. I
militi. I commercianti. I dissidenti.
Gli avversari. Gli immancabili animali.
Quelli che accompagnano gli uomini nella
fatica diuturna. Ci sono proprio tutti!
Primeggia il capo della cospirazione, il
miglionichese Giambattista Matera
(presto componente di spicco del Governo
pro-dittatoriale) che arringa da su di
uno stallo del Sedile. Il palazzo del
potere è già occupato dai suoi uomini di
fiducia che srotolano il tricolore da
una finestra, in corrispondenza dello
stemma civico che sovrasta la porta
della Cancelleria. Il prete De Ruggieri
fa attaccare al muro della matrice un
quadro di Garibaldi con una croce
nell’alto mentre la chiesa è ancora
aperta per gli imminenti festeggiamenti
da tenersi in onore dell’Assunzione
della Vergine alla quale è dedicata. I
nobili discutono come le popolane,
mentre i facinorosi imbracciano i pochi
fucili a disposizione. Le attività
commerciali più significative sono
ancora schiuse. Il beccaio è fuori dalla
sua bottega con le mani dietro la
schiena, il grembiule da lavoro e una
mannaia in mano, mentre nella beccheria
i quarti degli animali penzolano
dall’alto o sono a pezzi sul bancone. Un
bevitore, seduto più in là al tavolo del
caffè, è assorto nei fumi dell’alcool.
Uomini robusti sono intenti ad accendere
delle fiaccole mentre altri caricano le
vettovaglie sui carri. Sul cornicione
dell’edificio civico contraddistinto da
una rovinosa fenditura nella muratura,
il vecchio orologio pubblico, prima che
venisse costruita la torre nella futura
piazza, segna le 5,15, fermo dal gravoso
sisma del 16 dicembre 1857 e non più
riparato. Dal palazzo nobiliare del
sindaco di quel caldo agosto, l’avv.
Girolamo Guida, la serva scuote la pezza
incurante del padrone di casa e consorte
affacciati al balcone sottostante,
mentre dalle persiane chiuse sullo
stesso piano s’intravedono le sagome di
due figure umane che spiano. Sono i
neutrali o gli oppositori. Forse i
nostalgici dei tempi che furono. E noi
spettatori, dove siamo? Naturalmente di
fronte alla scena. In basso, sulla
destra. Individuabili in quel mezzobusto
bianco che spunta dal margine.
Osservatore alternabile. Che pensa. Che
intesse un dialogo inudibile. Che
giudica quello che fu con il metro
storico o con il suo semplice
ragionamento. Chiudono nel basso i
vessilli rispettivamente dei Borboni e
dei Savoia, mentre la dicitura ricorda,
attraverso una frase riportata in un
libro di memorie ottocentesco che
Miglionico, in quel frangente, fu il
primo paese a insorgere in Basilicata”.
Gabriele Scarcia |
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Pannello in ricordo
dell'insurrezione risorgimentale del 14-15 Agosto 1860 |
CARBONERIA -
La setta [la Carboneria], che in un primo momento si era diffusa
nel Lagonegrese e nel Potentino, allargò la propria influenza
anche ai territori del versante materano. In data 25 giugno
[1818] , su denunzia di Francesco
Pellegrini, si scoprì a Miglionico l'esistenza di una
società segreta. La denuncia fu casuale, avendo il Pellegrini
rifiutato in un procedimento intrapreso contro il carbonaro
Francesco Lascaro, la testimonianza del settario Nicola
Calabrese. Gli interrogatori portarono all’individuazione
dei componenti dell’associazione facente capo a Domenico
Maggiore e con sede nella sua abitazione. Qui gli adepti
tenevano periodiche riunioni notturne e adoperavano una divisa
fatta di mantelli scuri e berrettoni di rame bianco. Le
ricezioni avvenivano durante i travagli di masticazione, secondo
un rituale che ricalcava le antiche forme del campagnonaggio.
Al cominciare dell'anno 1819 - scrive il Colletta - la
Carboneria si componeva d'uomini arrischiati ed operosi, atti a
sconvolgere lo Stato, più che a comporre ordini nuovi; ma sul
finire dell'anno, molti altri ne introdusse assennati e potenti,
che fatti accorti dalla vastità della setta, ovvero audaci dalle
fiacchezze del Governo, speravano, essendo settari., far xxxxx
le proprie facoltà, o acquistare potenza nello stato nuovo: e
così la Carboneria, tanto numerosa, oggi, acquistando peso di
consigli e ricchezze, fece maggiore del Governo». Nel mese di
aprile, i settari sparsero la notizia che il re aveva favorito
le sette, la Carboneria si rafforzò lasciando cospirare, fino al
febbraio del 1820, i maggiori possidenti della Provincia
ciascuno dei quali controllava da 100 a 200 cospiratori, secondo
la popolazione dei propri paesi [tra questi Pasquale Onorati
di Miglionico].
Fonte:
Maria Antonietta De Cristofaro, La carboneria in Basilicata,
Edizioni Osanna Venosa. |
VENDITA CARBONARA - L'Avv. Giambattista
Matera nacque a Miglionico e quivi
visse. Si laureò in legge a Napoli e, di ritorno in Patria, dedicò se
stesso ai valori patriottici, fondando nel 1848 la prima "Vendita"
in Miglionico, con sede nel Monastero, stringendo rapporti con il
patriota G. Albini.
Gli aderenti erano 300 tra le famiglie cospicue e contadine. L'avv.
Guida ricorda il Matera come un "ardente patriota ed un
realizzatore di patrio foco". A.
Giampietro lo chiama
"l'organizzatore di molte braccia e del comitato d'insurrezione,
facendo capo al circolo di Miglonico...portò un contributo di 2.000
ducati al Comitato insurreziolnale di Corleto".
L'on. D.Albini cita in una lettera
inviata al promotore dell'insurrezione di Corleto, G. Albini, al nostro
Avv. Matera, in data 27 luglio
1860, per esporre il piano di battaglia
alla "marcia su Potenza". Il testo della lettera recita in
questo modo"Mio caro. Mi trovo ad avere espletata la mia
missione fin dal 24 corrente. La provincia è tutta organizzata. Ogni
municipio ha già avuto le stampe che gli convenivano e, mercè l'opera
dei capi, ai quali ho personalmente dato le debite istruzioni, la cosa
andrà a seconda dei comuni desideri. Potenza, senza cessare di essere
moralmente direttrice della provincia, è stata considerata come uno
dei centri da spiegare la sua operosità sui seguenti comuni: Vignola,
Abriola, Tricarico, Brindisi, Vaglio, Cancellara, Oppido, Acerenza,
Tito. Le stampe riguardanti questi paesi si consegneranno a Camillo
Matta che fu a trovarmi la sera del 24 corr. a Corleto...Temendo che
tutti i su accennati comuni fossero rimasti obliati, occorre adesso che
siano aggregati così: Vignola, Abriola, Anzi, Brindisi saranno annessi
al centro Corleto. Vaglio, Cancellara, Oppido, Acerenza, Pietragalla lo
saranno al centro Avigliano. Genzano, Tricarico, Miglionico
a seconda le simpatie dei paesi, verso l'uno o verso l'altro di detti
centri... Non stimo necessario che tu ti muova. Quanto potresti dire a
me non è ignoto! Il fine lo so, i mezzi sono il mio potere ed il
nostro incontro non farebbe che indugiare di qualche giorno il
movimento. Spàziati per i paesi di codesto centro e non pensare ad
altro. Si è provveuto a tutto. Novità non bisogna apportare al già
fissato.Neppure Titta può e deve allontanarsi dalla sua contrada.
Se hai qualche cosa da dire a
Libertini manda persona di tua fiducia a lui: ma non rimuovergli dagli
incarichi già impostigli. Evitiamo confusione. Le cose camminano a
grandi passi. Nulla si turbi. Se vuoi arrivare a Corleto fallo pure.
Ripeto che non lo stimo necessario. Il dado è tratto. Sia che sia.
Napoli non ha altro da aggiungere agli accordi presi. Non resta che dar
fuoco alla miccia. Dobbiamo tendere là, ed io so dove e come. Opera
nel tuo centro e lascia fare. Per tua intelligenza e per giustixia del
mio operato, fo noto che la provincia è stata suddivisa in 10 centri
secondari, ciascuno dei quali ha un numero di paesi onde si possa, con
più celerità, spiegare le debite influenze. Questi centri secondari
sono: Rotonda, Castelsaraceno, Senise, Tramutola, Corleto, Miglionico,
Tricarico, Avigliano, Genzano e Potenza; ed il centro principale? Il
centro principale è sulla groppa del cavallo dei capi direttori civili
e militari che verrano spediti dal Comitato centrale di Napoli. Sia
presuntivamente Potenza, sia Corleto, sia Cersosimo, sia Alianello, non
interessa punto. Che operi ciascun centro secondario a norma delle
istruzioni che concorrono a gara ad offrire il maggior possibile
concorso ai capi che verranno, così andrà tutto bene. Questo desidera
il Comitato, questo pretende la patria, questo sarà per osservare e
giudicare l'Italia. Non è più il tempo di supremazie ideali e
presuntive. E' tempo di energia, di azione, di sangue. Chi più avrà
operato, più meritatamente sarà ricordato dai venturi.
Parmi aver detto abbastanza. Mi
sarebbe piaciuto spedirti la mappa generale della Lucania, secondo è
stata coordinata, ma il corriere non mi è cognito abbastanza.Ti
stringe al seno il tuo Giacinto
Albini.
Altra lettera di appello all'Avv.
G. Guida (Sindaco di Miglionico) è stata rivolta dall'Avv.
Matera durante gli anni duri
della segregazione, del nascondimento del presidente della
"Vendita": sono 8 anni duri che precedettero la lotta finale;
il rifugio era nei caselli e nelle grotte alla Porticella.
Riporto la lettera:
"Caro amico, aiuta questa barca
sbattuta dalla più fiera tempesta. Cerca di assumere per un istante un
pensiero di giovarmi. Fallo perchè lo vuole l'amicizia ed il bisogno.
Sono rimasto senza tetto; è un mese da che vado errando con le robbe
appresso, senza potere trovare un sicuro ricovero in questa malandata
disgraziata città. Per tre mesi mi trovo affittata una piccola bottega
di sarto a ducati 8 al mese. Come fare? Non vi dormo però, perchè non
sono sicuro. Vado qua e là per le baracche. La neve ci ha ricoverati
interamente. Bello spasso! Senza mezzi e senza tetto! Ti abbraccio
caramente ... 18 gennaio 1858
... il tuo amico Giambattista Matera".
Fonte: MARIO
SPINELLO, Miglionico
1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970
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ITALIA 1860 - La nuova
pagina della storia civica di Miglionico, con il suo potente
apporto al vanto dell'Unità d'Italia, ben si collega a tutta la Lucania che nel 1860 fu
l'unica Provincia del continente meridionale ad insorgere contro il
dispotismo della monarchia borbonica e a proclamare un governo
provvisorio, il 18 agosto, in Potenza, in nome del Dittatore Giuseppe
Garibaldi e del Re Vittorio Emanuele II, inserendovi come segretario
della prodittatura il proprio figlio, l'Avv.
Giambattista Matera che, come
capo, aveva guidato 60 cittadini, membri della "vendita" di
Miglionico, alla proclamazione dell'Unità d'Italia a Corleto Pericara,
per opera di Don Nicola Magaldi.
Tra essi vi era il giovane sacerdote Don
Carlantonio Sivilia, ancora
novizio ed il Padre Michele
Corleto, del monastero dei PP.
Riformati, Pietrantonio Grilli
ed altri.
L'azione storica non si fermò
alla proclamazine di Potenza, ma via via maturò fino alla realtà di Roma
capitale d'Italia, il 20
settembre 1870. Presero parte
alla Breccia di Porta Pia:
due bersaglieri
valorosi di Miglionico, Ferdinando
Bianco e Pietro Pecora che
ritornarono nella nostra città, carichi della riconoscenza della Patria
e della loro Terra; il diciassettenne Carmine
Sivilia, che, aggregatosi
volontariamente all'impresa, non tornò ed il suo nome è inciso nella
grande pietra del monumento davanti a Porta Pia, a Roma, come ricorda
il dr. G. Mondaini; Leonardantonio
Munno, della classe 1843,
decorato di medaglia d'argento in tale azione; Pietro
Sivilia e Giuseppe
Musillo".
Fonte: MARIO
SPINELLO, Miglionico
1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970
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RIVOLUZIONE 1860 - "Miglionico
fu il primo paese della Lucania ad insorgere: nella notte tra il 14
e il 15 agosto 1860, una colonna
di circa 60 persone, guidate dall'Avv. Giambattista
Matera,
accompagnato da Padre Michele
Corleto, si muoveva per
Ferrandina, dove, accresciuta di altro maggiore contingente, si diresse
a Corleto Perticara per recarsi a Potenza, capoluogo della nostra
Provincia, prima ad insorgere autonomamente nel Napoletano, formandosi
un governo provvisorio. Era allora sindaco di Miglionico Luigi
De Novellis ed Arciprete Don
Michele Traietta.
In tale occasione anche a
Miglionico il popolo avvertì fermenti maturati e fece ricorso all'Avv.
Girolamo Guida per chiedere garanzie per la ripartizione dei terreni del
demanio. Contro il sindaco era stato eletto "capo
popolo" il sig. Francesco Mucci, popolano, che
va i demanialisti; ma, sopraffatto, fu rinchiuso nelle carceri del Castello
dell'Ovo a Napoli e quivi morì nello stesso anno 1860.
La storia ricorda ancora un altro
avvenimento: l'azione contro il segretario comunale Giacinto
Santarcangelo che, minacciato di
morte, nei giorni del risorgimento e dell'unità, dovette essere
protetto dal Sindaco Guida in persona e avviato presso suoi parenti a Pomarico, mentre veniva eletto a furore di popolo a nuovo Cancelliere
comunale ed insediato, seduta stante, il sig. Don
Achille Stancarone.
Mentre a Miglionico avveniva ciò,
giungevano da Matera notizie ancora peggiori: il Conte
Gattini, col Maestro di Cappella
Laurent e il fattore Rondinone, venivano aggrediti dalla folla e, sotto
gli occhi dei tutori dell'ordine, trucidati. Anche il miglionichese Santorsola
rimase impigliato e ferito, ma potè ripararsi presso una 'donna
devota' e salvarsi".
Fonte: MARIO
SPINELLO, Miglionico
1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970
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COLERA 1867-1868 - "Ai gravi
avvenimenti politici e sociali si deve aggiungere una fiera mortalità
di cittadini, verificatasi per causa del colera, scoppiato nel 1867-68:
ben 570
furono le vittime. In tanta desolazione, ricorda l'Avv.
Guida nelle 'Memorie',
e generale abbandono di tutto, e, nonostante la perdita dell'arciprete
e di tre giovani sacerdoti, ferma si vide la volontà dell'unità, con
la certezza della lotta per l'ideale dell'attesa: Roma capitale
d'Italia. La carità dei ministri dell'altare era fermamente congiunta
alla comune decisione: la Chiesa rimase notte e dì aperta con le sacre
immagini dei patroni esposte con assiduità. Nei
principi di settembre ricomparvero i primi passeri, forieri
d'incominciata purezza atmosferica. A furor di popolo fu aperto il
Palazzo Comunale, rimasto chiuso per essere stato abbandonato dai
dipendenti, rifugiatisi nelle campagne".
Il testo è tratto da
MARIO SPINELLO (Arciprete
della Parrocchia Santa Maria Maggiore di Miglionico) - Miglionico
1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970
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EROI
DEL RISORGIMENTO |
Matricola |
Cognome e nome |
Grado |
Corpo |
Campagne |
4216 |
ALIANO FRANCESCO di Arcangelo |
Caporale |
58
Reg. Fanteria |
1866 |
7736 |
BITETTO VITO di Vincenzo |
Soldato |
21
Reg. Fanteria |
1866 |
|
CALABRESE GIUSEPPE di Antonio |
Soldato |
Corpo Garibaldi |
1860 |
7737 |
CALVIELLO PIETRO di Antonio |
Soldato |
21
Reg. Fanteria |
1866 |
10087 |
CAMARDA MICHELE di Giuseppe |
Soldato |
46
Reg. Fanteria |
1870 |
|
CARRETTA MICHELANGELO di Giuseppe |
Soldato |
Corpo Garibaldi |
1860 |
|
CENTOZE GIUSEPPE di Domenico |
Soldato |
Corpo Garibaldi |
1860 |
3458 |
CENTONZE FRANCESCO di Giovanni |
Soldato |
44
Reg. Fanteria |
1866 |
10077 |
CENTOZE LUIGI di Michele |
Soldato |
46
Reg. Fanteria |
1870 |
|
CLEMENTELLI DOMENICO di Orazio |
Soldato |
Corpo Garibaldi |
1860 |
21375 |
COLANGE(LO) VINCENZO di Maurizio |
Soldato |
5
Reg. Fanteria |
1866 |
|
CONSOLI FRANCESCO di Michele |
Soldato |
Esercito Meridionale |
1860 |
6953 |
CONTINI MICHELE di Francesco |
Soldato |
34
Reg. Fanteria |
1866 |
|
DAMONE MICHELE di Giacomo |
Soldato |
Esercito Meridionale |
1860 |
2211 |
DELAGLIO PASQUALE di Michele |
Soldato |
61
Reg. Fanteria |
1866 |
5479 |
DE
NOVELLIS GIUSEPPE di Luigi |
Soldato |
8
Reg. Artiglieria |
1866 |
|
DITRINCO NICOLA di Domenico |
Soldato |
Corpo Garibaldi |
1860 |
1068 |
FORTUNATO SAVERIO di Carmine |
Soldato |
26
Reg. Fanteria |
1866 |
1157 |
GIANNELLA GIUSEPPE di Emanuele |
Soldato |
57
Reg. Fanteria |
1870 |
14944 |
GIOIA GIOVANNI di Vito |
Soldato |
5
Reg. Bersaglieri |
1870 |
3034 |
GROIA FERDINANDO di Giuseppe |
Soldato |
19
Reg. Fanteria |
1870 |
7022 |
LOPERGOLO DOMENICO |
Soldato |
2
Reg. Bersaglieri |
1866-70 |
5532 |
MATERA FRANCESCO di Michele |
Soldato |
32
Reg. Fanteria |
1866 |
1445 |
MATERA GIUSEPPE di Michelangelo |
Soldato |
65
Reg. Faateria |
1866 |
7774 |
MELE
NICOLA MARIA di Michele |
Soldato |
21
Reg. Fanteria |
1866 |
21373 |
MUCCI ANTONIO di Domenico |
soldato |
5
Reg. Fanteria |
1866 |
|
MUCCI GIUSEPPE di Domenico |
Caporale |
Corpo Garibaldi |
1860 |
4158 |
MUNNO LEONARDO di Giuseppe |
Soldato |
57
Reg. Fanteria |
1870 |
4746 |
MUSILLO GIUSEPPE di Giovanni |
Soldato |
25
Reg. Fanteria |
1866 |
4323 |
MUSILLO MICHELE di Agostino |
Caporale |
21
Reg. Fanteria |
1866 |
19802 |
PADOVANI DOMENICO di Domenico |
Soldato |
14
Reg. Fanteria |
1866 |
3681 |
PELLEGRINI GIOVANBATTISTA di Giuseppe |
Caporale |
71
Reg. Fanteria |
1866 |
22178 |
PICCINI GAETANO di Francesco |
Soldato |
7
Reg. Fanteria |
1866-70 |
19156 |
SALERNO GIOVANNI di Antonio |
Scelto |
6
Reg. Fanteria |
1866 |
21374 |
SALINARI PASQUALE di Francesco |
Soldato |
5
Reg. Fanteria |
1866 |
5593 |
SANTARCANGELO MICHELE di Giacinto |
Soldato |
19
Reg. Fanteria |
1866 |
4213 |
TADDONIO GIOVANNI di Vincenzo |
Soldato |
58
Reg. Fanteria |
1866 |
4322 |
VENAFRA FRANCESCO di Proietto |
Soldato |
21
Reg. Fanteria |
1866 |
|
L'elenco è stato compilato con il
contributo del Prof. Nicola D'Alema, miglionichese, residente a Milano |
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DON MARIO SPINELLO -
"Quante volte,
dopo le scorribande nelle sudate prove agonistiche, o nelle
passeggiate diurne o serotine,
per osservare nella notte serena d'estate...in un attimo di sollievo, seduto sul colle
di Rione Appia, di spalle al cimitero, alzando lo sguardo,
mi fu
gioco forza pensare...la mole del Castello ed il tempo
dei Congiurati Baroni...l'abitato che si stende, quasi
implorante ai piedi del colosso...le valli degradanti tutt'all'intorno: dalla Millotta a Colabarile...dal Porsaro
al Cornicchio...dalle Conche alla Fontana di Noce...dal Pian
dell'Oste ai Pillieri...si apre lo scenario.
Sui valloni vegliano il Monte
Acuto, con i suoi 460 m. sul livello del mare, gigante o
congiurato della natura, ora guardiano silenzioso...L'altura della Madonna della Porticella a 428
m., con le sue secolari querce che prodigarono benigne le
loro robuste chiome per riparare gli appestati, quivi
inviati in isolamento, essendo saturato il Lazzaretto,
durante le varie epidemie, fino all'ultima del 1867, ed
anche testimoniarono le imprese patriottiche e le fucilate e
gli scampati dall'ira della gendarmeria borbonica, diventata
fazione e passione...e il Pian dell'Oste a m. 468, teatro di
cruenta battaglia nei tempi andati tra Lucani e Romani e il
cui ricordo ora è soltanto affidato al nome latino
volgarizzato.
Tutto all'intorno il paesaggio
degrada verso il Bradano,
antico Aquirunte e il suo lago artificiale formato dalla diga di San Giuliano, lungo il Fosso sotto il Monastero e si estende in vasti
piani, dove si trovano le grandi masserie o sono sepolte le storiche
frazioni. In cerchia, a sfondo, la cresta di Montescaglioso ed il mare
che fascia di azzurro, in lontananza, la pianura. La fantasia vola agli
antichi culti comuni e alla necessità delle montagne lucane di
difendersi dai barbari.
Le colline lussureggianti di
pampini e di ulivi, sedi di templi e di strade sante alla mistica Metaponto,
fondata dalla stirpe achea, sulla foce del Bradano con il tempio di
Apollo e di Pitagora, perduto nella leggenda e fondatore di un
panteismo primigenio a carattere politico e
sociale, mentre al piano ondeggiavano le messi in un mare di
verde...torrenti limpidi e fiumi chiari, come frammenti di versi
immortali, cantano ancora eterna bellezza...la lunga vallata di verde
cupo della foresta...
Ora io, semibarbaro di questo XX
secolo dopo Cristo, immagino il gruppo di quei progenitori antichi in
cima ad un greppo,
all'ombra delle secolari querce della Porticella: cinti i fianchi di
pelli ferine, teste quadre con corpi bassi e possenti, grandi occhi
sotto lunghi capelli, appoggiati a scudi pesanti, archi e frecce ed
antenne di lance, rivolgere al cielo le punte temprate al fuoco: il
fumo e i bagliori con i boati del vulcano: stupore e desiderio dovevano
balenare in quelle anime selvagge...Era un destino: scesero le torme
dei selvaggi lungo le valli e i letti dei fiumi, su carri falcati,
correndo ed urlando verso la preda: la storia ne sente la
risonanza.
Di qui la voglia matta di trovare
i documenti di questa "Terra", di uomini e cose per studiarli
e farli conoscere".
Fonte: MARIO
SPINELLO, Miglionico
1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970
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