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MIGLIONICO: STORIA RISORGIMENTALE (1818 - 1870) 

Carboneria Vendita  carbonara  Italia Unita: 1860

Rivoluzione del 1860

Colera del 1867-68 

Eroi del Risorgimento

Don Mario Spinello

 


 

"Nell'intento di accrescere il decoro urbano del centro storico e dunque del cuore cittadino di Miglionico, è stato collocato in Piazza dell'Unità d'Italia, dall’Amministrazione comunale, un pannello in maiolica di 160 x 200 cm che rappresenta l'apporto storico di primo piano offerto dai miglionichesi al processo di unificazione nazionale. Un’ulteriore punto d'interesse turistico di alto valore storico e artistico che va ad incrementare la già consistente offerta del noto paese lucano, posto in essere senza alcun intento celebrativo, quanto piuttosto per offrire una rilettura in chiave artistica di una pagina vibrante del Risorgimento italiano e meridionale. Nel progetto di recupero di alcuni brani architettonici di Piazza dell’Unità d’Italia si è pensato di ornare nel segno della memoria, in consonanza al nome del luogo, un angolo cittadino con un capolavoro, un pezzo unico che porta la firma del notissimo ceramista di Matera Giuseppe Mitarotonda. Ha preso vita così la rievocazione dei preparativi per la partenza che un nucleo di cittadini di Miglionico, primo paese della Basilicata ad insorgere, compì per raggiungere il capoluogo Potenza al fine di dare vita al primo governo provvisorio dell’Italia unita. La scena è ambientata nella piazza storica del paese che era, all’epoca dei fatti accorsi tra il 14 e il 15 agosto del 1860, l’attuale atrio antistante la matrice. Siamo così catapultati dall’odierno Largo Chiesa Madre all’arcano Sedile. Il pannello, composto da 20 formelle istoriate a mano, affascina per la vivacità cromatica che induce gli osservatori a calarsi nell’atmosfera della scena per coglierne i particolari. In tal modo, quei segni grafici così distintivi dell’arte del ceramista, raggiungono la perfezione grazie all’ispirazione originale. Figure umane in contesti urbani d’altri tempi che si muovono, gesticolano, sono ferme, ognuna assecondando un pensiero o un’azione. Così, mentre l’attenzione s’incunea tra le persiane aperte nell’interno di un’abitazione dove si coglie uno spaccato di vita domestica ottocentesca, si ritrovano le atmosfere e le situazioni familiari del nostro vissuto d’altri tempi. In uno slargo gremito, tra la matrice dal finestrone circolare e le colonne fiancheggianti il portale d’ingresso, lo sfondo del Palazzo Guida e il Sedile con l’ingresso della Cancelleria, non senza una logica rappresentativa, si animano varie scene desunte da fonti documentarie. L’artista Mitarotonda, dopo aver vagliato le carte storiche che gli ho sottoposto e aver annotato tutto ciò che era e che non è più, ricostruisce con la sua opera le emozioni del momento, le partiture architettoniche scomparse, i sapori e gli odori delle nostre contrade. A volo d’uccello ci fa gravitare su uno slargo pervaso dalla calura estiva, mentre un crepuscolo che ha i caldi colori tipici dei tramonti del Sud chiude quel memorabile 14 agosto del 1860. Le lampade a petrolio, in produzione dall’anno precedente, sono già accese sulle mura del palazzo comunale, fiancheggianti l’ingresso della Cancelleria. Le attività commerciali con l’immancabile “caffè”, luogo tipico di ritrovo e di discussioni, sono un tutt’uno con la piazza. Le classi sociali. Il clero. Le popolane. I tamburellisti. I bambini. I notabili. I militi. I commercianti. I dissidenti. Gli avversari. Gli immancabili animali. Quelli che accompagnano gli uomini nella fatica diuturna. Ci sono proprio tutti! Primeggia il capo della cospirazione, il miglionichese Giambattista Matera (presto componente di spicco del Governo pro-dittatoriale) che arringa da su di uno stallo del Sedile. Il palazzo del potere è già occupato dai suoi uomini di fiducia che srotolano il tricolore da una finestra, in corrispondenza dello stemma civico che sovrasta la porta della Cancelleria. Il prete De Ruggieri fa attaccare al muro della matrice un quadro di Garibaldi con una croce nell’alto mentre la chiesa è ancora aperta per gli imminenti festeggiamenti da tenersi in onore dell’Assunzione della Vergine alla quale è dedicata. I nobili discutono come le popolane, mentre i facinorosi imbracciano i pochi fucili a disposizione. Le attività commerciali più significative sono ancora schiuse. Il beccaio è fuori dalla sua bottega con le mani dietro la schiena, il grembiule da lavoro e una mannaia in mano, mentre nella beccheria i quarti degli animali penzolano dall’alto o sono a pezzi sul bancone. Un bevitore, seduto più in là al tavolo del caffè, è assorto nei fumi dell’alcool. Uomini robusti sono intenti ad accendere delle fiaccole mentre altri caricano le vettovaglie sui carri. Sul cornicione dell’edificio civico contraddistinto da una rovinosa fenditura nella muratura, il vecchio orologio pubblico, prima che venisse costruita la torre nella futura piazza, segna le 5,15, fermo dal gravoso sisma del 16 dicembre 1857 e non più riparato. Dal palazzo nobiliare del sindaco di quel caldo agosto, l’avv. Girolamo Guida, la serva scuote la pezza incurante del padrone di casa e consorte affacciati al balcone sottostante, mentre dalle persiane chiuse sullo stesso piano s’intravedono le sagome di due figure umane che spiano. Sono i neutrali o gli oppositori. Forse i nostalgici dei tempi che furono. E noi spettatori, dove siamo? Naturalmente di fronte alla scena. In basso, sulla destra. Individuabili in quel mezzobusto bianco che spunta dal margine. Osservatore alternabile. Che pensa. Che intesse un dialogo inudibile. Che giudica quello che fu con il metro storico o con il suo semplice ragionamento. Chiudono nel basso i vessilli rispettivamente dei Borboni e dei Savoia, mentre la dicitura ricorda, attraverso una frase riportata in un libro di memorie ottocentesco che Miglionico, in quel frangente, fu il primo paese a insorgere in Basilicata”. Gabriele Scarcia

Pannello in ricordo dell'insurrezione risorgimentale del 14-15 Agosto 1860

CARBONERIA - La setta [la Carboneria], che in un primo momento si era diffusa nel Lagonegrese e nel Potentino, allargò la propria influenza anche ai territori del versante materano. In data 25 giugno [1818] , su denunzia di Francesco Pellegrini, si scoprì a Miglionico l'esistenza di una società segreta. La denuncia fu casuale, avendo il Pellegrini rifiutato in un procedimento intrapreso contro il carbonaro Francesco Lascaro, la testimonianza del settario Nicola Calabrese. Gli interrogatori portarono all’individuazione dei componenti dell’associazione facente capo a Domenico Maggiore e con sede nella sua abitazione. Qui gli adepti tenevano periodiche riunioni notturne e adoperavano una divisa fatta di mantelli scuri e berrettoni di rame bianco. Le ricezioni avvenivano durante i travagli di masticazione, secondo un rituale che ricalcava le antiche forme del campagnonaggio.
Al cominciare dell'anno 1819 - scrive il Colletta - la Carboneria si componeva d'uomini arrischiati ed operosi, atti a sconvolgere lo Stato, più che a comporre ordini nuovi; ma sul finire dell'anno, molti altri ne introdusse assennati e potenti, che fatti accorti dalla vastità della setta, ovvero audaci dalle fiacchezze del Governo, speravano, essendo settari., far xxxxx le proprie facoltà, o acquistare potenza nello stato nuovo: e così la Carboneria, tanto numerosa, oggi, acquistando peso di consigli e ricchezze, fece maggiore del Governo». Nel mese di aprile, i settari sparsero la notizia che il re aveva favorito le sette, la Carboneria si rafforzò lasciando cospirare, fino al febbraio del 1820, i maggiori possidenti della Provincia ciascuno dei quali controllava da 100 a 200 cospiratori, secondo la popolazione dei propri paesi [tra questi Pasquale Onorati di Miglionico].

 Fonte: Maria Antonietta De Cristofaro,  La carboneria in Basilicata, Edizioni Osanna Venosa.

VENDITA CARBONARA - L'Avv. Giambattista Matera nacque a Miglionico e quivi visse. Si laureò in legge a Napoli e, di ritorno in Patria, dedicò se stesso ai valori patriottici, fondando nel 1848 la prima "Vendita" in Miglionico, con sede nel Monastero, stringendo rapporti con il patriota G. Albini. Gli aderenti erano 300 tra le famiglie cospicue e contadine. L'avv. Guida ricorda il Matera come un "ardente patriota ed un realizzatore di patrio foco". A. Giampietro lo chiama "l'organizzatore di molte braccia e del comitato d'insurrezione, facendo capo al circolo di Miglonico...portò un contributo di 2.000 ducati al Comitato insurreziolnale di Corleto".
L'on. D.Albini cita in una lettera inviata al promotore dell'insurrezione di Corleto, G. Albini, al nostro Avv. Matera, in data 27 luglio 1860, per esporre il piano di battaglia alla "marcia su Potenza". Il testo della lettera recita in questo modo"Mio caro. Mi trovo ad avere espletata la mia missione fin dal 24 corrente. La provincia è tutta organizzata. Ogni municipio ha già avuto le stampe che gli convenivano e, mercè l'opera dei capi, ai quali ho personalmente dato le debite istruzioni, la cosa andrà a seconda dei comuni desideri. Potenza, senza cessare di essere moralmente direttrice della provincia, è stata considerata come uno dei centri da spiegare la sua operosità sui seguenti comuni: Vignola, Abriola, Tricarico, Brindisi, Vaglio, Cancellara, Oppido, Acerenza, Tito. Le stampe riguardanti questi paesi si consegneranno a Camillo Matta che fu a trovarmi la sera del 24 corr. a Corleto...Temendo che tutti i su accennati comuni fossero rimasti obliati, occorre adesso che siano aggregati così: Vignola, Abriola, Anzi, Brindisi saranno annessi al centro Corleto. Vaglio, Cancellara, Oppido, Acerenza, Pietragalla lo saranno al centro Avigliano. Genzano, Tricarico, Miglionico a seconda le simpatie dei paesi, verso l'uno o verso l'altro di detti centri... Non stimo necessario che tu ti muova. Quanto potresti dire a me non è ignoto! Il fine lo so, i mezzi sono il mio potere ed il nostro incontro non farebbe che indugiare di qualche giorno il movimento. Spàziati per i paesi di codesto centro e non pensare ad altro. Si è provveuto a tutto. Novità non bisogna apportare al già fissato.Neppure Titta può e deve allontanarsi dalla sua contrada.
Se hai qualche cosa da dire a Libertini manda persona di tua fiducia a lui: ma non rimuovergli dagli incarichi già impostigli. Evitiamo confusione. Le cose camminano a grandi passi. Nulla si turbi. Se vuoi arrivare a Corleto fallo pure. Ripeto che non lo stimo necessario. Il dado è tratto. Sia che sia. Napoli non ha altro da aggiungere agli accordi presi. Non resta che dar fuoco alla miccia. Dobbiamo tendere là, ed io so dove e come. Opera nel tuo centro e lascia fare. Per tua intelligenza e per giustixia del mio operato, fo noto che la provincia è stata suddivisa in 10 centri secondari, ciascuno dei quali ha un numero di paesi onde si possa, con più celerità, spiegare le debite influenze. Questi centri secondari sono: Rotonda, Castelsaraceno, Senise, Tramutola, Corleto, Miglionico, Tricarico, Avigliano, Genzano e Potenza; ed il centro principale? Il centro principale è sulla groppa del cavallo dei capi direttori civili e militari che verrano spediti dal Comitato centrale di Napoli. Sia presuntivamente Potenza, sia Corleto, sia Cersosimo, sia Alianello, non interessa punto. Che operi ciascun centro secondario a norma delle istruzioni che concorrono a gara ad offrire il maggior possibile concorso ai capi che verranno, così andrà tutto bene. Questo desidera il Comitato, questo pretende la patria, questo sarà per osservare e giudicare l'Italia. Non è più il tempo di supremazie ideali e presuntive. E' tempo di energia, di azione, di sangue. Chi più avrà operato, più meritatamente sarà ricordato dai venturi.
Parmi aver detto abbastanza. Mi sarebbe piaciuto spedirti la mappa generale della Lucania, secondo è stata coordinata, ma il corriere non mi è cognito abbastanza.Ti stringe al seno il tuo Giacinto Albini.
Altra lettera di appello all'Avv. G. Guida  (Sindaco di Miglionico) è stata rivolta dall'Avv. Matera durante gli anni duri della segregazione, del nascondimento del presidente della "Vendita": sono 8 anni duri che precedettero la lotta finale; il rifugio era nei caselli e nelle grotte alla Porticella. Riporto la lettera:
"Caro amico, aiuta questa barca sbattuta dalla più fiera tempesta. Cerca di assumere per un istante un pensiero di giovarmi. Fallo perchè lo vuole l'amicizia ed il bisogno. Sono rimasto senza tetto; è un mese da che vado errando con le robbe appresso, senza potere trovare un sicuro ricovero in questa malandata disgraziata città. Per tre mesi mi trovo affittata una piccola bottega di sarto a ducati 8 al mese. Come fare? Non vi dormo però, perchè non sono sicuro. Vado qua e là per le baracche. La neve ci ha ricoverati interamente. Bello spasso! Senza mezzi e senza tetto! Ti abbraccio caramente ... 18 gennaio 1858 ... il tuo amico Giambattista Matera".

Fonte: MARIO SPINELLO, Miglionico 1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970

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ITALIA 1860 - La nuova pagina della storia civica di Miglionico, con il suo potente apporto al vanto dell'Unità d'Italia, ben si collega a tutta la Lucania che nel 1860 fu l'unica Provincia del continente meridionale ad insorgere contro il dispotismo della monarchia borbonica e a proclamare un governo provvisorio, il 18 agosto, in Potenza, in nome del Dittatore Giuseppe Garibaldi e del Re Vittorio Emanuele II, inserendovi come segretario della prodittatura il proprio figlio, l'Avv. Giambattista Matera che, come capo, aveva guidato 60 cittadini, membri della "vendita" di Miglionico, alla proclamazione dell'Unità d'Italia a Corleto Pericara, per opera di Don Nicola Magaldi. Tra essi vi era il giovane sacerdote Don Carlantonio Sivilia, ancora novizio ed il Padre Michele Corleto, del monastero dei PP. Riformati, Pietrantonio Grilli ed altri.
L'azione storica non si fermò alla proclamazine di Potenza, ma via via maturò fino alla realtà di Roma capitale d'Italia, il 20 settembre 1870. Presero parte alla Breccia di Porta Pia: due bersaglieri valorosi di Miglionico, Ferdinando Bianco e Pietro Pecora che ritornarono nella nostra città, carichi della riconoscenza della Patria e della loro Terra; il diciassettenne Carmine Sivilia, che, aggregatosi volontariamente all'impresa, non tornò ed il suo nome è inciso nella grande pietra del monumento davanti a Porta Pia, a Roma, come ricorda il dr. G. Mondaini; Leonardantonio Munno, della classe 1843, decorato di medaglia d'argento in tale azione; Pietro Sivilia e Giuseppe Musillo".

Fonte: MARIO SPINELLO, Miglionico 1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970

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RIVOLUZIONE 1860 - "Miglionico fu il primo paese della Lucania ad insorgere: nella notte tra il 14 e il 15 agosto 1860, una colonna di circa 60 persone, guidate dall'Avv. Giambattista Matera, accompagnato da Padre Michele Corleto, si muoveva per Ferrandina, dove, accresciuta di altro maggiore contingente, si diresse a Corleto Perticara per recarsi a Potenza, capoluogo della nostra Provincia, prima ad insorgere autonomamente nel Napoletano, formandosi un governo provvisorio. Era allora sindaco di Miglionico Luigi De Novellis ed Arciprete Don Michele Traietta.

In tale occasione anche a Miglionico il popolo avvertì fermenti maturati e fece ricorso all'Avv. Girolamo Guida per chiedere garanzie per la ripartizione dei terreni del demanio. Contro il sindaco era stato eletto "capo popolo" il sig. Francesco Mucci, popolano, che

va i demanialisti; ma, sopraffatto, fu rinchiuso nelle carceri del Castello dell'Ovo a Napoli e quivi morì nello stesso anno 1860. 

La storia ricorda ancora un altro avvenimento: l'azione contro il segretario comunale Giacinto Santarcangelo che, minacciato di morte, nei giorni del risorgimento e dell'unità, dovette essere protetto dal Sindaco Guida in persona e avviato presso suoi parenti a Pomarico, mentre veniva eletto a furore di popolo a nuovo Cancelliere comunale ed insediato, seduta stante, il sig. Don Achille Stancarone. 

Mentre a Miglionico avveniva ciò, giungevano da Matera notizie ancora peggiori: il Conte Gattini, col Maestro di Cappella Laurent e il fattore Rondinone, venivano aggrediti dalla folla e, sotto gli occhi dei tutori dell'ordine, trucidati. Anche il miglionichese Santorsola rimase impigliato e ferito, ma potè ripararsi presso una 'donna devota' e salvarsi".

Fonte: MARIO SPINELLO, Miglionico 1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970

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COLERA 1867-1868 - "Ai gravi avvenimenti politici e sociali si deve aggiungere una fiera mortalità di cittadini, verificatasi per causa del colera, scoppiato nel 1867-68: ben 570 furono le vittime. In tanta desolazione, ricorda l'Avv. Guida nelle 'Memorie', e generale abbandono di tutto, e, nonostante la perdita dell'arciprete e di tre giovani sacerdoti, ferma si vide la volontà dell'unità, con la certezza della lotta per l'ideale dell'attesa: Roma capitale d'Italia. La carità dei ministri dell'altare era fermamente congiunta alla comune decisione: la Chiesa rimase notte e dì aperta con le sacre immagini dei patroni esposte    con assiduità. Nei principi di settembre ricomparvero i primi passeri, forieri d'incominciata purezza atmosferica. A furor di popolo fu aperto il Palazzo Comunale, rimasto chiuso per essere stato abbandonato dai dipendenti, rifugiatisi nelle campagne".

Il testo è tratto da MARIO SPINELLO (Arciprete della Parrocchia Santa Maria Maggiore di Miglionico) - Miglionico 1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970

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EROI DEL RISORGIMENTO
Matricola

Cognome e nome

Grado Corpo Campagne
4216

ALIANO FRANCESCO di Arcangelo

Caporale 58 Reg. Fanteria 1866
7736 BITETTO VITO di Vincenzo Soldato 21 Reg. Fanteria 1866
  CALABRESE GIUSEPPE di Antonio Soldato Corpo Garibaldi 1860
7737 CALVIELLO PIETRO di Antonio Soldato 21 Reg. Fanteria 1866
10087 CAMARDA  MICHELE di Giuseppe Soldato 46 Reg. Fanteria 1870
  CARRETTA MICHELANGELO di Giuseppe Soldato Corpo Garibaldi 1860
  CENTOZE GIUSEPPE di Domenico Soldato Corpo Garibaldi 1860
3458 CENTONZE FRANCESCO  di Giovanni Soldato 44 Reg. Fanteria 1866
10077 CENTOZE LUIGI di Michele Soldato 46 Reg. Fanteria 1870
  CLEMENTELLI DOMENICO di Orazio Soldato Corpo Garibaldi 1860
21375 COLANGE(LO) VINCENZO di Maurizio Soldato 5 Reg. Fanteria 1866
  CONSOLI FRANCESCO  di Michele Soldato Esercito Meridionale 1860
6953 CONTINI MICHELE  di Francesco Soldato 34 Reg. Fanteria 1866
  DAMONE MICHELE di Giacomo Soldato Esercito Meridionale 1860
2211 DELAGLIO PASQUALE di Michele Soldato 61 Reg. Fanteria 1866
5479 DE NOVELLIS GIUSEPPE  di Luigi Soldato 8 Reg. Artiglieria 1866
  DITRINCO NICOLA di Domenico Soldato Corpo Garibaldi 1860
1068 FORTUNATO SAVERIO di Carmine Soldato 26 Reg. Fanteria 1866
1157 GIANNELLA GIUSEPPE di Emanuele Soldato 57 Reg. Fanteria 1870
14944 GIOIA GIOVANNI di Vito Soldato 5 Reg. Bersaglieri 1870
3034 GROIA FERDINANDO  di Giuseppe Soldato 19 Reg. Fanteria 1870
7022 LOPERGOLO DOMENICO Soldato 2 Reg. Bersaglieri 1866-70
5532 MATERA FRANCESCO di Michele Soldato 32 Reg. Fanteria 1866
1445 MATERA GIUSEPPE di Michelangelo Soldato 65 Reg. Faateria 1866
7774 MELE NICOLA MARIA di Michele Soldato 21 Reg. Fanteria 1866
21373 MUCCI ANTONIO di Domenico soldato 5 Reg. Fanteria 1866
  MUCCI GIUSEPPE di Domenico Caporale Corpo Garibaldi 1860
4158 MUNNO LEONARDO  di Giuseppe Soldato 57 Reg. Fanteria 1870
4746 MUSILLO GIUSEPPE di Giovanni Soldato 25 Reg. Fanteria 1866
4323 MUSILLO MICHELE di Agostino Caporale 21 Reg. Fanteria 1866
19802 PADOVANI DOMENICO di Domenico Soldato 14 Reg. Fanteria 1866
3681 PELLEGRINI GIOVANBATTISTA di Giuseppe Caporale 71 Reg. Fanteria 1866
22178 PICCINI GAETANO di Francesco Soldato 7 Reg. Fanteria 1866-70
19156 SALERNO GIOVANNI di Antonio Scelto 6 Reg. Fanteria 1866
21374 SALINARI PASQUALE di Francesco Soldato 5 Reg. Fanteria 1866
5593 SANTARCANGELO MICHELE di Giacinto Soldato 19 Reg. Fanteria 1866
4213 TADDONIO GIOVANNI di Vincenzo Soldato 58 Reg. Fanteria 1866
4322 VENAFRA FRANCESCO di Proietto Soldato 21 Reg. Fanteria 1866
 

L'elenco è stato compilato con il contributo del Prof. Nicola D'Alema, miglionichese, residente a Milano

DON MARIO SPINELLO - "Quante volte, dopo le scorribande nelle sudate prove agonistiche, o nelle passeggiate diurne o serotine, per osservare nella notte serena d'estate...in un attimo di sollievo, seduto sul colle di Rione Appia, di spalle al cimitero, alzando lo sguardo, mi fu Don Mario Spinellogioco forza pensare...la mole del Castello ed il tempo dei Congiurati Baroni...l'abitato che si stende, quasi implorante ai piedi del colosso...le valli degradanti tutt'all'intorno: dalla Millotta a Colabarile...dal Porsaro al Cornicchio...dalle Conche alla Fontana di Noce...dal Pian dell'Oste ai Pillieri...si apre lo scenario.
Sui valloni vegliano il Monte Acuto, con i suoi 460 m. sul livello del mare, gigante o congiurato della natura, ora guardiano silenzioso...L'altura della Madonna della Porticella a 428 m., con le sue secolari querce che prodigarono benigne le loro robuste chiome per riparare gli appestati, quivi inviati in isolamento, essendo saturato il Lazzaretto, durante le varie epidemie, fino all'ultima del 1867, ed anche testimoniarono le imprese patriottiche e le fucilate e gli scampati dall'ira della gendarmeria borbonica, diventata fazione e passione...e il Pian dell'Oste a m. 468, teatro di cruenta battaglia nei tempi andati tra Lucani e Romani e il cui ricordo ora è soltanto affidato al nome latino volgarizzato.
Tutto all'intorno il paesaggio degrada verso il Bradano, antico Aquirunte e il suo lago artificiale formato dalla diga di San Giuliano, lungo il Fosso sotto il Monastero e si estende in vasti piani, dove si trovano le grandi masserie o sono sepolte le storiche frazioni. In cerchia, a sfondo, la cresta di Montescaglioso ed il mare che fascia di azzurro, in lontananza, la pianura. La fantasia vola agli antichi culti comuni e alla necessità delle montagne lucane di difendersi dai barbari.
Le colline lussureggianti di pampini e di ulivi, sedi di templi e di strade sante alla mistica Metaponto, fondata dalla stirpe achea, sulla foce del Bradano con il tempio di Apollo e di Pitagora, perduto nella leggenda e  fondatore di un panteismo primigenio a carattere politico e sociale, mentre al piano ondeggiavano le messi in un mare di verde...torrenti limpidi e fiumi chiari, come frammenti di versi immortali, cantano ancora eterna bellezza...la lunga vallata di verde cupo della foresta...
Ora io, semibarbaro di questo XX secolo dopo Cristo, immagino il gruppo di quei progenitori antichi in cima ad un greppo, all'ombra delle secolari querce della Porticella: cinti i fianchi di pelli ferine, teste quadre con corpi bassi e possenti, grandi occhi sotto lunghi capelli, appoggiati a scudi pesanti, archi e frecce ed antenne di lance, rivolgere al cielo le punte temprate al fuoco: il fumo e i bagliori con i boati del vulcano: stupore e desiderio dovevano balenare in quelle anime selvagge...Era un destino: scesero le torme dei selvaggi lungo le valli e i letti dei fiumi, su carri falcati, correndo ed urlando verso la preda: la storia ne sente la risonanza. 
Di qui la voglia matta di trovare i documenti di questa "Terra", di uomini e cose per studiarli e farli conoscere".

Fonte: MARIO SPINELLO, Miglionico 1870-1970, F.lli Montemurro Editori, Matera, 1970

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Created by Antonio Labriola-Mail - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375