L'avvocato
Niccolò De Ruggieri nacque a
Miglionico
(Mt) il 16 giugno
1899, figlio di Michele
e Teresa Torraca.
Nell'ambito della sua antica famiglia
ricevette
una solida educazione ai valori morali, civili e culturali.
Compiuti gli studi medi presso il liceo-ginnasio
"Duni" di Matera, si trasferì a Roma per seguire corsi
universitari di giurisprudenza. Ospite dello zio Nicola, avvocato e deputato al
parlamento, gli si presentò l'occasione di incontrare
Giovanni Amendola,
che in quel tempo presiedeva il Comitato di redazione del quotidiano politico
"Il Mondo". L'incontro propiziò un' esaltante collaborazione
con il prestigioso giornale della capitale e, in particolare, con
Adriano
Tilgher, che allora curava la critica teatrale. Visse, così, da un
osservatorio privilegiato quale quello della critica teatrale, la grande
stagione di Pirandello. Fu testimone delle polemiche tra
Tilgher e D'Amico
e della loro riappacificazione. Di quella esperienza ricorda in particolare la
sera dopo la prima dei "Sei Personaggi", quando,
tornando al giornale con Tilgher, questi, in preda all'entusiasmo, gridava ai
passanti:"Questo è teatro, teatro di pensiero".
Ma il giornale, che era una libera tribuna di
opinioni, subì dure vicissitudini con l'avvento del fascismo. Si crearono in
tal modo situazioni tanto difficili che lo costrinsero a dimettersi ed a
riprendere gli studi universitari.
Subito dopo la laurea, tornò a Matera ed iniziò
con massimo impegno l'esercizio professionale forense, nel cui alto magistero ha
sempre creduto. L'attività professionale del penalista gli ha concesso l'onore
di essere associato con avvocati di fama come De Nicola, Marciano, Porzio,
Fiorante, Bentini, Botti, Rubichi, De Marsico, Pignatari, Orlandi, Crispo,
Altavilla. Dall'incontro con avvocati tanto insigni, ha sempre tratto motivi di
arricchimento intellettuale.
Per circa un ventennio (1948-1967) fu
Presidente
del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati e Procuratori presso il Tribunale
di Matera, prendendo numerose iniziative per il rispetto costante della
deontologia professionale; per la migliore tutela dei diritti della classe
forense; per un sempre corretto rapporto tra avvocati e magistrati; per
un'attiva partecipazione ai congressi giuridici forensi; per un costante impegno
per la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia di Matera.
Dal 1967
al
1980, su delega degli
ordini forensi di Basilicata, ha ricoperto la carica di
Consigliere Nazionale
Forense. La partecipazione al Consiglio Nazionale ha costituito un periodo
esaltante della sua vita di avvocato per aver diviso le sue incombenze con i
rappresentanti di tutti gli Ordini Forensi di'Italia: avvocati di indiscusso
valore e di alta dirittura morale.
Ma l'attività professionale, pur intensa ed
assolta in termini di bastevolezza, non gli impedì di partecipare alle vicende
politiche e culturali della Basilicata. Infatti, prima dell'avvento del
fascismo, partecipò alle battaglie elettorali in favore dello zio Nicola e
della lista di Francesco
Saverio Nitti. Durante il ventennio fascista
fece parte del ristretto gruppo di intellettuali antifascisti e,
nell'impossibilità di continuare l'attività politica, si dedicò quasi
esclusivamente alla professione. Nei tragici anni di guerra approfondì le
tematiche dei delitti annonari in un territorio agricolo ove il fenomeno fu
molto diffuso nonostante la severità delle norme repressive che prevedevano
anche la pena di morte. Per dare una visione organica delle leggi, nel
1941,
curò la pubblicazione del
Codice Annonario.
Il 21 settembre 1943, giorno della
liberazione di Matera dall'occupazione nazista, svolse un'importante azione in
favore della città. Carlo Levi la racconta così: "Fu mandata,
nella notte, un'ambasceria verso Montescaglioso a chiamare gli alleati, guidata
dall'avvocato De Ruggieri. Pare che, nel dubbio che ci fosse ancora qualche
tedesco a Matera, gli alleati avessero deciso di bombardare all'indomani la
città e di raderla al suolo. L'avvocato De Ruggieri dovette garantire che i
tedeschi erano stati cacciati, ma solo nel tardo pomeriggio del giorno seguente
arrivarono le prime avanguardie: due africani del reparto del Gatto Nero. De
Ruggieri abbracciò il primo soldato che mise piede sul suolo di Matera (era un
negro: e questo non gli fu perdonato dai fascisti che ne fecero argomento contro
di lui nella recente campagna elettorale)". Infatti nel 1948, su
sollecitazione del fraterno amico avvocato Pignatari,
Niccolò De Ruggieri
si presentò nella lista del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.
Memorabile è rimasto il discorso del
primo aprile 1948. Quel giorno,
dopo il comizio tenuto a Matera dall'on.
Togliatti, confutò le tesi
massimaliste esaltando i valori della democrazia e della libertà. I cittadini
di Matera gli tributarono una grande manifestazione di consenso e di
solidarietà portandolo dopo il comizio in trionfo da Piazza Vittorio Veneto
fino alla propria abitazione. Ma il 18 aprile i voti andarono alla D.C. e quindi
egli decise di chiudere la breve parentesi di impegno politico e tornare ancora
una volta alla professione di avvocato.
A quel tempo i processi penali erano più per
"reati di impulso" che per crimini legati a forme di delinquenza
organizzata ovvero, come ancora oggi accade, a faide nelle quali spesso trasmoda
la lotta politica. In questa ultima categoria si può annoverare l'arresto e il
processo di Rocco Scotellaro. Niccolò De Ruggieri ricorda che,
visitando in carcere il giovane sindaco progressista per concordare le
azioni difensive, trovava difficoltà a parlare del processo, poiché Scotellaro
coglieva l'occasione per soffermarsi vieppiù su temi di natura culturale. Infatti
in tempi in cui i margini di tolleranza erano molto modesti, l'opera di
assistenza dell'avvocato risultava una delle poche garanzie per i detenuti e
l'unica vera possibilità di mantenere un rapporto compiuto con il mondo
esterno. In una di queste visite fu l'avvocato De Ruggieri che con
commozione comunicò a Rocco Scotellaro l'assegnazione del Premio Roma di
Poesia.
L'interesse e l'impegno culturale legati alla
preparazione giuridica e al rigore morale furono, quindi, le qualità che lo
videro impegnato in vari ruoli nella vita cittadina. Da giovane, date anche le
affinità politiche, seguì per qualche tempo il
Senatore Ridola nelle
ricerche delle tracce dell'antica storia di Matera.
Durante il lungo periodo della sua presidenza
trasformò il Circolo Unione da sala da gioco in un centro culturale veramente
vivo. Dalla tribuna del Circolo parlarono grandi rappresentanti della cultura
nazionale ed estera. Nello stesso periodo fu presidente dell'Alliance Francaise
e, insieme al prof. Eustachio Tortorelli, organizzò una serie di incontri con
personalità della cultura francese. Fu presidente del Rotary Club di Matera e
del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Tecnico. In quest' ultima veste
elaborò relazioni sulla complessa materia della legislazione scolastica. I suoi
interessi culturale hanno poi costantemente prediletto la ricerca e lo studio
della storia patria.
Dopo le prime pubblicazioni su
Gabriele
D'Annunzio, Cima da Conegliano
e su
l'Arte Veneta del Duecento, illustrò
importanti avvenimenti storici della Basilicata. "Questi maledetti
Aragonesi" è una narrazione che rievoca le amare vicende della
Congiura
dei Baroni nel 1485 e le uccisioni di
Giancarlo Tramontano e di Isabella
Morra.
Con i "Moti di Matera - Eccidio Gattini"
pose in risalto le lotte contadine per la ripartizione delle terre
demaniali e la strage dell'agosto 1860, conclusasi con il triplice
omicidio del Conte Gattini e due suoi dipendenti.
"Chitaridd
- Il Brigante di Matera" è un libro che non si esaurisce nel
racconto della vita di una bandito, ma riesamina il carteggio Lombroso-Sarra
sulla personalità del protagonista (per
un approfondimento vai su
www.sassiweb.it/chitaridd).
Lo studio "Indagine
antropologica sulla personalità del brigante Giuseppe Summa detto Ninco-Nanco"
si fonda su un triplice episodio del brigantaggio posto-unitario fomentato dai
Borboni. Nell'ambito di tali interessi culturali curò la ristampa del
libro del Canonico Francesco Paolo Volpe "Memorie
storiche profane e religiose della città di Matera".
L'ultima sua ricerca ha riguardato "Il
tribunale della Regia Udienza di Basilicata (1663-1811)".
Il lavoro, molto impegnativo perché richiedeva la consultazione di atti
esistenti negli Archivi di Stato di Napoli, Potenza e Matera, è rimasto
incompiuto per le difficoltà di recarsi, a causa dell'età, alle fonti di
consultazione. Comunque le ricerche effettuate sono state pubblicate dopo la
morte anche nell'intento di stimolare qualche studioso a completare il lavoro.
Sulla lunga
testimonianza di vita dell'avvocato
De
Ruggieri si
potrà, in definitiva, affermare che, sopra ogni stimolo, interesse culturale e
civile, prevalse in lui l'amore per la professione forense. Per tutta la sua
lunga vita, infatti, rimase fedele alla sua qualifica di avvocato e non volle
mai cancellarsi dall'albo al quale è stato iscritto fino alla morte, avvenuta
in Matera
il 17
agosto 1993.
In un suo scritto rivolto ai giovani avvocati è detto: "Preparatevi
senza improvvisare, studiate, tormentatevi sempre nella ricerca e non siate mai
sazi di sapere, anche quando il processo sembra semplice. Certo un processo che
angustia di più merita più sforzo, ma l'impegno deve essere sempre costante
per rispettare l'ansia che opprime che attende di essere difeso e
giudicato".
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