Miglionico,
Settembre 1860
Amabilissimo mio Mincuccio,
Eccomi a voi per la prima volta dopo parecchi giorni di penosissima e assai
tediosa prigionia in casa per le visite, che mi vi han tenuto molto inceppato,
giorni ancora di lunghi, frequenti e fastidiosissimi interrogatorii sullo
scioglimento dal Seminario, voluto e ritenuto da questa nostra malnata gente per
rivoluzione. Questa ci ha espulsi dal Seminario, ci ha reso indegni di entrarvi
di bel nuovo, e poco è mancato che non ci avesse menato a penare nelle prigioni.
La cosa, eh!... caro Mincuccio, è da ridere, sì, ma chiunque (in sentirlo) non
compiacerebbe un tale gretto pensare del nostro villaggio, comprendendo avvenir
ciò da quella cieca ed ignorante pedanteria, chè basti non solo, che abbia
acquistato un certo grido presso il popolaccio, acciò questo si lasci a calca a
seguirlo. Il concetto di reazionaria, che di noi poveri diavoli si è formato, è
tanto generale nelle menti di tutti, che tutte le donnicciuole, come mel
dimostran a chiaro una salamistra, che un dì presentossi in casa mia, e svolse
minutamente una lunga filastrocca di chiacchiere, ne parlano apertamente.
Bisogna giocar tutto per tutto. Epperò la parte dei buoni che sono in piccol
numero, non a quella della plebaglia ha mista la lor voce, ma si divide da
questa nell'opinione, tenendoci ben altro che rivoluzìonarii. Caro Mincuccio,
quantunque a voi, credo, apparga superfluo il discorrervi di questo, pure ho
creduto opportuno farvi di tutto consapevole, perchè anche questo vi mette a
chiaro giorno quella stima, e quello attaccamento che faccio e nutro per voi.
Affretto alla miglior maniera, perchè vengo premurato dal latore, che forse sarà
d. Enrichetto Ricotti figlio del Controllore, giovane di buon umore, docile, di
un cuore che con tutti si attacca, e tutti in tutto vorrebbe e si sforza
soddisfare, il quale Enrichetto mi ha detto questa sera che domani sarebbe in
Matera, se avesse comodo di vettura, e partirebbe ben per tempo: perciò vi basti
sol questo.
Qui in Miglionico si agitano mille e mille e cose, e scrivervene richiederebbe
ben altro tempo che questo, percirò le taccio. Solo vi fo noto, che siamo stati
anche noi seminaristi invitati alla Guardia, come i preti. Non anco si sono
assegnati i giorni e le particolari sezioni, giacchè stasera si è tenuto un
ultimo discorso decisivo. Voi intanto mi farete la grazia di scrivermi qualche
cosa intorno a ciò che di noi tratta, come vanno le cose nostre, e via.
Fatemi ancora conoscere definitivamente, quando vorreste partire per Ferrandina,
purchè però i tempi vel permettano; e passando per Miglionico, vi prego, e
scongiuro trattenervi per qualche ora.
Senza perdermi in cerimonie e parole, da cui, spero, aborrite, se m'amate
vi abbraccio con tuffa la forza dei miei affetti, e mi ripeto.
Il vostro sempre memore Domenico.
P.S. Vi prego
per me gli ossequii al cugino d. Valentino De Novellis, e dategli per me
il prosit per gli esami subiti.
DOMENICO
RIDOLA - Figlio di Gregorio Ridola e Camilla de Gemmis, nacque a
Ferrandina il 13 Ottobre 1841; fu avviato alla vita sacerdotale e a
frequentare il Seminario "Lanfranchi" di Matera. Si trasferì a Napoli per
studiare medicina. Conseguita la laurea, soggiornò nella città partenopea
per approfondire gli aspetti della professione. Fu un valentissimo
archeologo e a lui si deve la fondazione del Museo Archeologico Nazionale di
Matera. Spinto dal desiderio di conoscere le origini della sua città,
condusse ricerche sul territorio e rinvenne numerosi e interessanti reperti.
Partecipò attivamente alla vita politica, ricoprendo la carica di deputato
(1906), di senatore del Regno (1913) e quella di sindaco di Matera. Morì nel
capoluogo lucano nel 1932.
DOMENICO ASPRELLA - Studiò insieme a Domenico Ridola e a Valentino De
Novellis nel Seminario "Lanfranchi" di Matera.
VALENTINO DE NOVELLIS - Figlio di Domenico De Novellis e Pasqua
Pellegrini, nacque a Miglionico il 1° Ottobre 1836; divenne sacerdote
(studiò nel Seminario "Lanfranchi" di Matera) solo per la ferma volontà dei
familiari. Buon latinista, pubblicò alcune traduzioni; ricordiamo: La
quarta egloga di Albio Tibullo, Conti, Matera, 1875. Morì giovane in
maniera alquanta incerta. |
Fonte: Epistolario Ridola.Testimonianze
di vita materana nei primi anni post-unitari - A cura di M. Padula Edizione BMG,
Matera, 1988 |