"Ragazzi, per quest'anno, abbiamo pensato ad un lavoro da realizzare nelle ore di compresenza di Lettere ed Educazione Artistica: un lavoro sul recupero del passato attraverso l'analisi strutturale, artistica e storica dei bellissimi monumenti del vostro paese".
Così hanno esordito le nostre professoresse di Lettere e di Educazione Artistica. E' stata questa la prima bella notizia di questo nuovo anno scolastico.
Recupero del passato? Storia dei nostri monumenti? Cosa ci interessa del passato? Ormai è passato! Ora, per noi, il domani è l'unica speranza, pur con le certezze che la vita ci prospetta. Perché guardare al passato? Perché appesantire l'attività didattica con lavori di ricerca, di riflessione e di produzione di relazioni?
Ci rincuorammo un po', quando le professoresse, continuando con il loro classico entusiasmo, ci proposero di avviare il lavoro attraverso l'osservazione diretta dei monumenti che sarebbero stati l' "oggetto" del nostro lavoro. Nello stesso pomeriggio decidemmo di seguire il consiglio delle insegnanti. eravamo fritti! Non sapevamo da dove iniziare e in più eravamo a corto di materiale da consultare. Decidemmo di incontrarci in piazza. Eravamo entusiasti, ma, nello stesso tempo, scoraggiati, perché non sapevamo come procurarci il materiale da consultare.
Prendemmo una decisione: quella di andare a visitare il luogo più vicino a noi: la Chiesa Madre. entrammo, non c'era nessuno. Da dove iniziare?. Non sapevamo niente di niente. Stavamo per andare via, quando sentimmo una voce. Nessuno di noi aveva parlato; qualcuno si spaventò; qualche altro cercò di capire da dove provenisse quella strana voce. Finalmente ci accorgemmo che proveniva dall'organo. Mamma che impressione! Restammo ammutoliti, fino a quando la voce non riprese a parlare.
"I monumenti parlano" ci disse. "Come, parlano? Non ci è mai capitato niente di simile", così rispondemmo. "Bisogna sapere ascoltare. Fate silenzio e vi renderete conto" replicò la voce.
"Sono l'organo, una delle tante belle opere di
Miglionico. Voluto dal organo, una delle tante belle opere di
Miglionico. Voluto dal canonico Ferrato e dall'Arcivescovo, nel 1479 fui costruito dal monaco Fra Giobbe di Aquileia.
Ho più di quattrocento anni; non li dimostro, grazie al mio lifting iniziato nel Marzo del 1979 da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Architettonici della Basilicata, quando iniziarono i lavori di restauro della Chiesa Madre che mi ospita. Per mancanza di finanziamenti rimasi smontato per ben sei anni. Credevo, ormai, che la mia vita fosse finita lì! Invece, finalmente, il 25 Marzo 1985 qualcuno mi venne a prendere e iniziò il mio restauro con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno.
Questa è solo l'ultima fase della mia vita. Ma, quante vicissitudini! Distrutto nel lontano 1596, ricevetti le "cure" del Canonico
Don Marc'Antonio Mazzone che mi arricchì di decorazioni in oro zecchino veneto, di ottimi dipinti, di suoni e di luci. Scampato, poi, all'incendio del 1749, fui rifatto dal Rev. Ioseph Rubino Castilaneten con l'ampliamento di canne, mantici e manticetti e con l'aggiunta di ricchi fregi.
Che dire, poi, del terremoto del 1857? Ohimè, fui spezzato a metà! Le mie due parti rimasero appese sulla porta maggiore del sacro tempio. Raccolto e ricostruito dal Monaco di Grassano, mi si dotò di valvole nuove e bocche di canne. Ricordo, inoltre, l'incendio del 1903, che in parte di rovinò. Fui di nuovo salvato dall'intervento del Monaco di
Grassano. Anche quella volta la mia immagine fu recuperata.
Ora sono abbastanza bello ! Non vi pare? Organo a doppio cantus firmus, mi definiscono. Sono composto da 321 bellissime canne con due principali. Sono stato sempre ammirato non solo per la mia struttura, ma. soprattutto, per il mio suono melodico. Rappresento, oggi, uno dei vanti di questa mia dimora natale, la Chiesa Madre.
"E'
stato fatto il mio nome? Mi tocca, allora, presentarmi. Sono l'antica
Chiesa Parrocchia di Miglionico e risalgo al terzo
secolo d.C., al tempo delle persecuzioni
cristiane, quando un gruppo di fedeli mi costruì. All'inizio ero solo
una cappella dedicata al Salvatore e situata in quella stanza dietro
l'Organo, dove potete osservare resti di pitture greche. Finite le
persecuzioni, con l'Editto di Costantino nel 313 d. C., quando ai
cristiani veniva data la possibilità di costruirsi dei templi, venni
ingrandita tanto che, agli inizi del XIII secolo, ai tempi di S,
Francesco, cedetti la mia originaria cappella ai frati zoccolanti.
Che a quell'epoca fossi tanto
grande lo dimostra il fatto che gli ordinari Arcidiocesani ritennero
conveniente avere a Miglionico un Palazzo Arcivescovile, di proprietà,
successivamente, della famiglia Maggiore. Da semplice parrocchia
diventai, nel XVI
secolo, un'Insigna Chiesa Collegiata, con un Arciprete prima dignità; un
Cantore, seconda dignità; quattordici Canonici e otto Beneficianti.
Che data indimenticabile quella
del 16 Maggio 1642!
Infatti, venni consacrata e dedicata all'Assunzione della Beata Vergine
Maria, come potete leggere sulla lapide posta sulla porta esterna della
sacrestia. A testimonianza di tale evento ci sono una lapide e quattro
statue marmoree, collocate attualmente sul cornicione dietro il coro e
rappresentanti un arcivescovo e tre vescovi. Sono i resti di un
monumento che non fu mai realizzato.
Il tempo mi ha segnato e ho dovuto
subire diversi interventi di restauro nel XX secolo.
Un primo intervento alle mura e ai pilastri
fu ordinato dall'Arciprete Don Emanuele D'Ecclesis.
Restavano da restaurare i tetti, la tribuna e da costruire la cupola. Tali
lavori furono eseguiti ad opera dell'Arciprete Don
Antonio Morelli. Successivamente gli
ornamenti interni furono a cura dell'Arciprete Don
Orazio Onorati. Ma non è finita! Nel XX
secolo ho subito un restauro di
circa vent'anni. Solo una decina di anni fa sono stata riaperta al culto
e, anche se oggi i lavoro non sono ancora terminati, posso dire di aver
acquistato un certo splendore.
Vi invito ad osservare ora la mia
struttura. Posta nel bel mezzo del centro abitato, sono lunga cinquanta
metri e larga venticinque. Il mio antico stile greco-bizantino è ormai
illeggibile a causa di vari interventi. Si possono, invece, notare
influssi romanico-pugliesi, gotici e barocchi. Meritano la vostra
attenzione il mio portale e il finestrone ogivale; non è da meno la
porta piccola sotto il campanile con il bellissimo gruppo della
Pietà attribuito ad Altobello Persio.
Internamente sono divisa in tre
navate sostenute da pilastri che incassano gli antichi e reggono le
arcate. La navata centrale è la più grande. L'altare maggiore, come
potete osservare, è tutto in marmo. Nella parte alta del coro vi è una
preziosa opera: il quadro dell'
Assunta, dipinta da famoso pittore veneziano Jacopo Robusti, detto il Tintoretto.
La tela, alta sei metri e larga quattro, raffigura Maria trasportata in cielo
dagli Angeli e gli apostoli attorno al sepolcro della Madonna piena di fiori.
Arrivato a Miglionico nel 1584,
il dipinto ha subito un solo restauro nel 1979.
Ancora oggi la cornice di noce dorato è in fase di restauro.
Osservate ora, nella navata destra,
le quattro cappelle dedicate anticamente a S. Caterina, a S. Antonio da
Padova, al SS. Sacramento e al Santo Rosario; nella navata sinistra gli
altari di S. Giuseppe, di S. Giovanni Battista, della Pietà e di S.
Teodoro. Le cappelle e gli altari presentano una delicata decorazione e
stucco colorato, ricoperti nel mio ultimo restauro di qualche anno fa.
Molte opere d'arte, di cui ero
ricca, sono andate perdute; solo alcuni dipinti sono tornati al loro
posto dopo il restauro: quello rappresentante la
Deposizione della Croce (di scuola michelangiolesca) e quello della Madonna del
Rosario, entrambe di pregevole fattura.
Attualmente ospito due grandi opere situate in precedenza in altra
chiesa. Se vi avvicinate, si presenteranno da sole".
Entusiasti
e avidi di notizie, ci dirigemmo verso il Crocifisso. "Sarebbe
superfluo presentarmi. Molti hanno parlato di me; ciò mi fa penare che
voi già mi conosciate. Qualcosa, però, vi voglio dire anch'io. Sono il
Crocifisso del Monastero di Miglionico realizzato da Fra Umile da Pietralia
(Giovanni Paolo Pintorno) del
convento palermitano di S. Maria di Gesù. Ottimo
intagliatore lignero, il frate eseguì ben trentatre crocifissi.
Dovete sapere che un pittore o un o
scultore, prima di eseguire un'opera sacra, doveva sottoporsi ad un'intensa preparazione spirituale che durava molto tempo. Inoltre,
doveva scegliere accuratamente i colori e il legno per la buona riuscita
del lavoro che doveva comunicare un forte sentimento religioso.
Osservate il mio corpo scarno, pieno di piaghe, appeso con dolore alla Croce.
Cosa vi suggerisce?
Qualcuno di noi, timidamente, osò
rispondere. "E' impressionante la tua sofferenza! Ma senza di essa
il genere umano non sarebbe salvo".
"Sì, avete colto nel segno.
E' proprio questo il messaggio che Fra Umile voleva trasmettere.
Sono
arrivato a Miglionico nel lontano 1629, grazie a Padre
Eufemio il quale mi volle nella Chiesa
del Convento Francescano, per ringraziarmi di averla risparmiata,
durante il terremoto del 1626, verificatosi quando lui era in Sicilia
nel convento di Fra Umile.
Quanto sono fortunato! Venerato da
subito, ancora oggi mi viene dedicata una giornata penitenziale: il tre
maggio. Per ottenere intercessioni, il popolo, per devozione, mi porta in
processione per tutto il paese e molte donne mi seguono scalze e con i
ceri votivi. Lo sapete che si effettua un'asta per avere l'onore di
portarmi in processione , nel giorno della mia festa? Mi si
attribuiscono salvataggi di Miglionico dalla peste, dal
brigantaggio, dai terremoti, dalla siccità, dalle carestie e dalle
guerre.
Cosa vi ricorda il 27 aprile
1991?
Quel giorno, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II a
Matera, io ero sull'altare allestito per l'occasione. Era la prima volta
che uscivo da Miglionico. Che figurone! Quanta ammirazione! Il gioiello
che vedete tra le spine della mia corona è un dono che ho ricevuto in
quell'occasione.
Vi vedo molto attenti e apprezzo il
vostro interesse. Mi sembra giusto, però, che rivolgiate la vostra
curiosità ad un'altra grande opera qui presente: il Polittico di G. B.
Cima da Conegliano". Accettammo l'invito e ci avvicinammo alla
cappella dove si trovava il capolavoro.
"Ciao a
tutti! Che piacere, ragazzi, avervi qui! Sono certo che sappiate
abbastanza di me. Solo poco tempo fa sono ritornato a Miglionico, dopo
un lungo periodo di cura e bellezza, procurando, devo ammetterlo, un
grande scalpore in tutta la comunità lucana.
Come vedete sono sistemato in
questa cappella appositamente preparata con adeguati sistemi di
sicurezza. Ho traslocato diverse volte. Collocato, inizialmente, in
questa chiesa, i miei dipinti, acquistati da
Don
Marcantonio Mazzone a Venezia
nel 1598, decoravano l'antica cantoria. Quando quest'ultima fu ricostruita, fui smembrato e ricomposto nel 1792 in questa cornice
barocca del Baroni del Pozzo che vi aggiunsero lo stemma nel pannello
centrale in basso a destra.
Osservatemi! Sono formato da 18
pannelli li legno di pioppo, disposti in quattro ordini. Al centro è
raffigurata la Madonna in trono con il Bambino in un bellissimo
paesaggio. Sul piedistallo c'è la seguente scritta JONES BAPTISTA P.
1499. E' questa la prova, secondo Martin Wackernagel, della mia
paternità attribuita nel 1907 a
Giovan
Battista Cima da Conegliano.
Nel passato, però, mi hanno considerato opera di un pittore della
scuola napoletana, un certo Salario. Ai lati, a figura intera, ci sono i
riquadri con S. Francesco, S. Girolamo, S. Pietro e S. Antonio da
Padova. Li riconoscete? Nella parte superiore, a mezzo busto, sono
raffigurati S. Chiara, S. Ludovico, S. Bernardino e S. Caterina di
Alessandria. Nella cimasta vedete il Cristo flagellato tra l'Annunciata
e l'Angelo Annunciante; infine, nella predella, ci sono i santi
protomartiri francescani. Mi manca la tavoletta centrale su cui era
raffigurata la Natività. Sugli sporgenti laterali ci sono un martire
francescano e S. Bonaventura.
Ho subito vari restauri: nel 1928,
1962 in occasione della mostra a Treviso, nel 1964, nel 1972, nel nel
1989-90 e, infine, nel 1997. Ora sono finalmente qui e mi potete ammirare
in tutto il mio splendore. Nella speranza di aver soddisfatto la vostra
curiosità, mi congedo da voi".
In silenzio uscimmo dalla Chiesa.
Nessuno di noi osava interrompere quell'atmosfera di mistero. Osservammo
dall'esterno quel luogo sacro che tante volte distrattamente avevamo
visto. Appariva ai nostri occhi completamente diverso dal solito. Era
imponente! Cercammo, a quel punto, di esaminarlo con più attenzione,
utilizzando le nostre conoscenze di storia dell'arte.
La facciata della Chiesa è di tipo
romanico a saliente, delimitata, nella parte centrale, da pilastri
sovrapposti e divisa orizzontalmente. La parte centrale superiore, con
un grande finestrone, termina con frontone in cima al quale c'è la
statua della Madonna con il Bambino. Interessante ci sembrò il portale
a sesto acuto con una ricca decorazione a rilievo di tipo vegetale.
Notammo, lateralmente, due finestre ovali. La parte sinistra della
facciata si differenzia dalla destra per la presenza di una voluta e di
una cuspide su pilastro angolare. La fiancata sinistra è scandita da
quattro arcate. Al termine si erge il Campanile.
A dire il vero, eravamo un po'
stanchi. Decidemmo di fermarci sui gradini della scala antistante la
cosiddetta Porta Piccola. Eravamo seduti, quando uno di noi così
esordì: "Ragazzi, che avventura! Avreste mai immaginato una cosa
così insolita? Secondo voi è stato tutto un sogno la nostra
esperienza?" "Può darsi, rispose un altro; comunque è stato
bellissimo!"
"Non
è un sogno, e la vostra avventura non è ancora finita", disse una voce
alle nostre spalle. Vi siete
dimenticati di me? Anch'io merito la vostra attenzione. Avete mai visto
una chiesa senza torre campanaria? Eccomi!".
Ci alzammo e tutti dirigemmo lo
sguardo verso l'alto.
"Vedete, sono alto venti
metri". Così cominciò la sua descrizione il Campanile. "Costruito
dal Sarolo di Muro in epoca medioevale, ho una forma quadrata e sono diviso da cornici
esterne in quattro piani di cinque metri l'uno. I primi due piani sono
decorati con archetti e lesene di gusto romanico. Il terzo ha eleganti
colonnine agli angoli e una monofora; l'ultimo ha una grande apertura
arcata e decorazioni erratiche".
"Erratiche? Che significa?",
gli chiedemmo in coro.
"Mi
aspettavo la vostra domanda. Quel termine sta ad indicare le decorazioni
che provengono da altri
monumenti. Infatti, i rilievi di S. Paolo, S. Pietro, la Madonna del
Soccorso e quelli del Padreterno sulle due arcate, che guardano Piazza
Popolo e il Convento Francescano, provengono dai monumenti sepolcrali
che erano collocati nella Chiesa Madre. Le teste che notate
decoravano in passato il soffitto della Chiesa Madre.
Inizialmente avevo solo due piani:
una cella campanaria con tre campane. Rovinato da terremoti fui
ricostruito, su rodine del vescovo di Acerenza Matera da Melchiorre
da Montalbano. Questi demolì la
cella campanaria, aggiunse un terzo piano con una cella campanaria più
ampia con sette campane e una cuspide alta otto metri con una bandierina
al vento.
Ero felice di questa nuova
conformazione! Mai mi sarei aspettato una disgrazia come quella del 1821!
Pensate un po', a distruggere la mia cuspide fu un fulmine che incendiò
anche le strutture di legno e il tetto della chiesa. Toccò
all'arciprete Don Michele Traietta
ricostruirmi. Peccato, però! La mia cuspide non fu più ricostruita,
però la sua punta fu sistemata sul pilastro angolare sinistro della
facciata. Mi sentivo impoverito! Mi consolai, perché mi restituirono la bandierina e mi decorarono on bassorilievi erratici di cui vi ho già
parlato.
Mi stavo abituando la nuovo look,
quando il terremoto del 1857
mi danneggiò gravemente. Venni riparato alla meglio e oggi ,
ristrutturato e fortificato, godo di buona salute e del concerto di
dieci campane azionate da un modernissimo sistema computerizzato.. Non
temo più i fulmini, perché, a mia difesa, c'è un moderno impianto
radiale di parafulmini.
Permettetemi di raccontarvi ancora
una curiosità. La bandierina a vento a forma di 'galluccio' fu
realizzata nel 1933 da Mastr'Angelo
Manzara, un artigiano di
Miglionico in onore dell'arciprete Don
Donato Gallucci. Le disavventure
non hanno risparmiato neppure il 'galluccio' che, durante la seconda
guerra mondiale fu bersagliato dai tedeschi. Per fortuna è stato
recuperato e ricollocato al suo posto.
Ragazzi, ho abusato della vostra
attenzione e pazienza; ma, è necessario che vi dia qualche altra
informazione. Forse non conoscete ciò che sto per dirvi. Visitando la
chiesa avete notato la scala situata nella navata sinistra? Sapete dove
porta? Alle cripte. Sotto di me vi è una cripta normanna, con arcate e
sedili murali perimetrali, in cui erano sepolti i 'canonici
latini' Questi, rivestiti dei paramenti sacri, venivano sepolti seduti in una nicchia. Successivamente,
dopo la decomposizione, le ossa venivano raccolte e conservate in un
altro luogo sotterraneo. Più in là, sotto la navata centrale della
chiesa, ci sono altre cripte in cui, durante l'epidemia del 1769,
furono deposti i corpi degli appestati. La data è riportata in
bassorilievo sull'arco, dove si notano anche una mano e un martello in
calco di gesso. Durante i lavori di restauro del 1975, per merito di Don
Mario Spinello, arciprete da più di trentacinque anni, le cripte
furono svuotate e le ossa traslate nelle fosse comuni del cimitero.
A questo punto, cari ragazzi,
vorrei congedarmi da voi.. Se, in seguito, avrete voglia di saperne di
più, sarò ben felice di incontrarvi ancora".
Ringraziammo e decidemmo di rincasare.
Era tardi e la nostra capacità attentiva si era esaurita. Lunga la
strada del ritorno, stranamente, nessuno di noi proferì parola.
Sapevamo perché! Non volevamo interrompere quell'atmosfera di mistero e
di sogno che aveva accompagnato la nostra avventura.
GLI ALUNNI DELLA TERZA B DELLA SCUOLA
MEDIA STATALE DI MIGLIONICO - A.S. 1997-98
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