La chiesa di Santa
Maria delle Grazie fu riedificata e ricostruita
così come si presenta attualmente dal valoroso Conte Ettore Fieramosca.
Il tempio ha una cupola in stile
amalfitano, con doppia copertura con le tegole che escono in due fascioni.
Sulla veletta vi sono due campane, la più piccola della quali è del 1060, la
più antica della Basilicata.L'interno,
una tempo, era tutta affrescata. Abbandonata per molto tempo, ha perso tutti
gli affreschi, o quasi. Durante il recente restauro ne sono venuti alla luce
alcuni molto belli, importanti e pregiati. Sulla parete
destra dell’altare vi è un affresco, la
Natività di Maria
Vergine del Sodoma
(Giovanni Antonio Bazzi, nato a Vercelli nel 1477 e morto a Siena nel 1549,
sentì l’influenza di Leonardo e Raffaello), un pittore che lavorava alle
dipendenze del papa e che ha affrescato una parte dei corridoi
del palazzo apostolico.
Egli, poiché aveva stipulato un contratto con
il pontefice, non poteva dipingere alle dipendenze di altri. Ettore Fieramosca lo chiamò e il Sodoma affrescò una
parte della chiesa. Il committente non voleva dargli quanto promesso, perché non vedeva
sullaffresco la firma dellautore. Il Sodoma disse a Ettore
Fieramosca che aveva regolarmente firmato la sua opera e che doveva andarsene
al più presto da Miglionico, per non essere preso dalle guardie del papa.
Poiché Fieramosca non individuava la firma del pittore, il Sodoma gli fece
notare che nella Natività
la firma era costituita da un gatto con un mantello bianco (il papa) e da un topo (il Sodoma). Disse il Sodoma: "Se non me ne vado di qui, il papa mi mangerà. Quindi,
pagami, così potrò andarmene subito".Il Sodoma firmò in questo modo (un gatto con
un mantello e un topo) solo due opere: una qui, a Miglionico e una a Napoli,
nella chiesa di Santa Chiara.
Nella parte alta e centrale dellaltare cè lo stemma
di Miglionico: un guerriero a cavallo, con corazza ed elmo, armato di lancia,
ammantato di pelle di leone, voltato a destra, in atto di assaltare un castello; il campo
è azzurro, come il cielo sereno della Lucania; vi è un cartello con sette emme: Milo magnus miles munivit Milionicum magnis muris (Milone, grande
condottiero, munì Miglionico di grandi mura). Il Racioppi sostiene che il nome di
Miglionico derivi da Mallium-onica, officina su cui si batteva il mallio; non esclude,
però, che Miglionico sia stato fondato da Milone, generale
epirota al servizio di Pirro (guerra di Roma contro Taranto). Altri, invece, propongono la
tesi secondo cui il fondatore sia stato Milone di Crotone (IV
secolo a.C.), vincitore di cinque olimpiadi.
Sulla parete destra dellaltare vi è laffresco che rappresenta il
venerabile
Padre Eufemio
da Miglionico (1576-1648), per il quale è in atto una causa di beatificazione.
Sul fondo della chiesa, dietro la cantoria veneta, ci sono ancora due dipinti
penitenziali. Da una parte cè il profeta Giona, dallaltra la Chiesa scossa
dal peccato (un grosso diavolo scuote un barcone con dentro il papa, il vescovo, i fedeli,
ecc.).
Sulla parete destra della chiesa vi è un palinsesto con tracce di pittura dal
94 a.C. allinizio del XX secolo. Ci sono, quindi, tre affreschi, uno
sullaltro, di tre periodi diversi.
Nella chiesa vi è la statua della
Madonna
delle Grazie (l'Abbondanza), opera del Cinquecento di Altobello
Persio.
Nella chiesa è presente un
prevole organino del XVI secolo, restaurato dalla Sovrintendenza per i Beni Artistici della Basilicata di
Matera
Di tredici
cappelle urbane solo qualcuna è tuttora esistente. Delle rimanenti ricorderemo
la Mater Domini, così chiamata perché nell'abside si venera un'antichissima
immagine della
Vérgíne Madre col bambino ritenuta una preziosa pittura greca. Durante i lavori
di ristrutturazione dell'abside, il canonico Francesco Grilli, in modo accurato
e delicato, rimaneggia il muro e lo sistema nel luogo attuale (Ricciardi T.,
Notizie storiche di Miglionico, Stamperie dell'Iride, Napoli 1867). Nel 1927
però l'edificio, pericolante, viene abbattuto e la sacra icona è accolta dalla
devota famiglia Guida che ancora la conserva in attesa di una più idonea
collocazione. Altre cappelle urbane non andate distrutte sono:
- S. Nicola dei latini ora facente parte della Mater Domini;
- Santa Maria delle Grazie;
- Purgatorio;
- Sant'Angelo;
- SS. Annunziata (ex mulino Labriola ora adibita ad ufficio postale).
Fra le cappelle rurali si citano le seguenti:
- San Rocco (attualmente aggregata al cimitero);
- San Vito (attualmente aggregata al cimitero);
- SS. Ternità;
- Santa Maria delle Grazie; La Porticella;
- San Priellino (distrutta);
San Giuliano al Ponte (distrutta) ; Santa Maria Panariello (distrutta); San
Donato (distrutta);
Beata Vergine del Rosario;
Sant'Antonio (distrutta).
La cappella urbana di Santa Maria delle Grazie nella forma attuale si fa
risalire al barone di Miglionico, Ettore Fieramosca, che qui signoreggia dal
1503 al 1512, dopo il fausto evento della Disfida di Barletta. Data la fervida
devozione nel Tavoliere delle Puglie per la Beata Vergine Maria del Latte, è
chiara l'intenzione del barone di dedicarle il tempio civico. Ecco perchè il
progetto è soggetto a particolare studio e cura.
Nonostante le
modeste dimensioni, l'edificio contiene pregevoli manufatti, propri dello stile
barocco di quel tempo. La cappella, ristrutturata su fondamenta di antica
costruzione, è ricca di tracce profonde, tra cui spiccano i vivi colori del
disegno "buffonesco pompeiano" lungo tutto il versante ovest della muratura. Su
tale muro sono ben visibili i colori del palinsesto, scoperto durante la recente
fase di restauro. Sovrapposte figure del 1100, 1200 e 1800 si presentano in
forma di disegno.
Nei pressi
dell'altare si trovano due grandi affreschi: l'uno in buone condizioni, mentre
l'altro, staccatosi dall'intonaco a causa del terremoto del 1980, non è ben
leggibile. Il primo raffigura la Nascita di Maria con Sant'Anna, San Gioacchino
e pie donne; Immacolato Gatto lo attribuisce al pittore Sodoma (Sodoma è il
soprannome di Giovanni Antonio Bazzi nato a Vercelli nel 1477 e morto a Siena
nel 1549. Pittore italiano di transizione dal Rinascimento al Manierismo. I
soggiorni a Milano, a Roma e infine a Siena lo avvicinano ad artisti come
Leonardo da Vinci, il Bramantino, il Pinturicchio e il Perugino).
La tradizione locale ricorda il curioso battibecco tra il pittore e il barone di
Miglionico Ettore Fieramosca che aveva commissionato a Sodoma tale affresco.
Sodoma, fuori giurisdizione papale, ha fretta di recuperare la somma promessa
dal barone per l'affresco commissionatogli e di tornare a Roma per completare il
suo lavoro alle Stanze Vaticane. Nell'incontro con il barone, ancora immerso nei
suoi valori militari, questi si dichiara insoddisfatto dell'opera poiché non vi
legge la firma del pittore. Ma Sodoma non può firmare l'affresco in quanto egli
sta lavorando fuori della giurisdizione papale. La firma dunque utilizzata da
Sodoma consisterà nella raffigurazione di un gatto spennacchiato coperto da un
drappo bianco (il papa Giulio H) che blocca con gli occhi un topolino che tenta
la fuga (il pittore stesso). Dopo tale espediente, il barone non può che versare
la somma dovuta.
L'altro
affresco, distaccatosi in parte durante il terremoto del 1980, presenta la
sinopia di una Natività di Gesù. Al centro, in una nicchia di stucco ornata con
disegni rinascimentali, è collocata una statua lignea di Francesco Paolo
Antolini (1775) rappresentante la Vergine con bambino e un seno scoperto. Fa
sempre parte dell'arredo della cappella una pesante e pregevole opera in pietra,
Madonna con bambino, attribuita a Stefano da Putignano. I fedeli portavano in
processione detto manufatto molto pesante preceduto dal Palio che veniva
sapientemente e con forza fatto ruotare in mano ad un associato della congrega.
Tale manufatto restava nel santuario della Madonna delle Grazie dalla prima
domenica di maggio fino all' 8 settembre, festività della Natività di Maria.
Dopo la processione e i vari festeggiamenti, tra cui la "cuccagna", l'immagine
sacra veniva riportata nella Chiesa Madre fino al maggio seguente.
La festa però
non finiva li. Il barone Ettore Fieramosca si preoccupava che vi partecipassero
anche i "cafoni", tenuto conto che essi non tornavano mai in paese poiché legati
ai terreni dei padroni; per questo motivo viene istituita, alla Porticella, la
cappella della Madonna delle Grazie. Prezioso arredo di questa cappella è la
cantoria lignea di scuola veneta con graziosi disegni barocchi. L'organo è di
particolare fattura settecentesca: si tratta di uno strumento con più di
duecento canne, piuttosto unico nel suo genere, di grande pregio e dai
particolari effetti sonori. Sopra la porta maggiore sono ben visibili due
affreschi: quello di destra raffigura la Venuta biblica del profeta Giona con la
balena, mentre in quello di sinistra è rappresentata una grossa nave con al
timone il papa, attorniato da vescovi e fedeli, che solca intrepide onde
burrascose, disturbato da un mostro (il diavolo) che scuotendo l'albero maestro
cerca di interrompere Il buon navigare. L'esterno si presenta in stile
"amalfitano" con romanelle alla cupola, due campane nella vela e in facciata. La
campana più piccola porta incisa nel bronzo la data 1060; per questo è ritenuta
una delle più antiche in Basilicata. All'interno di una nicchia si trova
un'artistica statuina in terracotta della Beata Vergine Maria con bambino. La
chiesa riceve luce da tre finestre della cupola, da due finestroni della navata
e da due finestrelle nella facciata. Non si deve dimenticare un elemento che
rende particolare la sacrestia: sotto un soffitto alla siciliana si trova una
fascia con la trascrizione in arabo dell'Ave Maria.
Created by
Antonio
Labriola
- 10 Luglio 1999 - Via
Francesco Conte, 9 - 75100 Matera - Tel. 0835 310375