La formazione
di Giovan
Battista Cima da Conegliano (Conegliano Veneto 1459 ca. - 1517 ca.) si svolge a
Venezia nell'ambito
culturale e figurativo veneto della seconda metà del '400, segnato dalla presenza di Alvise Vivarini, di Giovanni Bellini e di Antonello da Messina. Cima
si rivolge ad Alvise Vivarini per la ripresa dei "volumi antonelleschi"
tralasciandone, però, la maniera di fare ancora un po' gotica; ma più ancora
si volge a Giovanni Bellini per l'antonellismo dalle forme più pienamente
rinascimentali, per il "tonalismo belliniano" e per l'armoniosa
animazione della natura".
Cima, a cui si deve la diffusione della cultura lagunare tardoquattrocentesca in
terraferma, si distingue per il rigoroso senso formale e per il cromatismo
brillante. La sua "sensibilità cromatica" ricca e profonda dà alle
figure, ben individuate nella luce, una forma salda, quasi statuaria, che si
traduce in una "compostezza classica". Il paesaggio di Cima è una
cornice serena e tessuta da tenere memorie; talvolta sognato, più spesso reale,
vive in stretta simbiosi e spiritualità con i personaggi che lo abitano. Il
paesaggio diviene quindi visione realistica e testimonianza documentaria
dell'aspetto della città di Conegliano tra '400 e '500.
Notevole è la produzione artistica del Cima, diffusa in Italia e all'estero, ma
in questa sede ci limitiamo a citare solamente alcune opere per confronto con il
polittico di Miglionico.
Il
Polittico,
eseguito nel 1499 da Giovan Battista Cima, fu acquistato, probabilmente, a Lipsia dal duca Vincenzo Gonzaga
di Mantova da parte di
Don Marcantonio Mazzone, maestro di cappella dei Gonzaga
sul finire del Cinquecento; oppure, secondo una tradizione locale, fu acquistato a Venezia nel 1598
dallo stesso Mazzone, arciprete di Miglionico, oltre che musicista
e letterato. Collocato nella chiesa parrocchiale, sarebbe stato donato al priore
dei convento di S. Francesco dallo stesso Mazzone alla sua partenza da
Miglionico.
Il polittico è formato da diciotto pannelli disposti in quattro ordini e
raffigura al centro la Madonna in trono col Bambino con sul piedistallo la
scritta "IOANES / BAPTISTA / P / 1499": ai lati, a figura intera, S.
Francesco, S. Girolamo. S. Pietro e Sant'Antonio da Padova; nell'ordine
soprastante, a mezzo busto, S. Chiara, S. Ludovico, S. Bernardino e S. Caterina
d'Alessandria; nella cimasa, il Cristo Passo tra l'Annunciata e l'Angelo
annunciante; infine, nella predella, Santi protomartiri francescani. Manca la
tavoletta centrale della predella ove, forse, era raffigurata la Natività.
Smembrato, fu ricomposto nell'attuale cornice fatta eseguire nel 1782 dai
baroni Del Pozzo di Miglionico, che aggiunsero, nel pannello centrale, in
basso a destra, lo stemma di famiglia.
Ignorato dalla critica, nel 1907 lo studioso Martin Wackernagel,
per confronti con la Pala Dragan ("Madonna dell'Arancio" della
Galleria dell'Accademia di Venezia, 1496 circa) lo attribuì a Giovan
Battista Cima da Conegliano. Lo schema architettonico è lo stesso già
adoperato nel polittico della chiesa parrocchiale di Olera (BG) (1489)
e che sarà riproposto nella chiesa parrocchiale di S. Fior (Tv) (1507). Il
fondo dorato dei polittico di Olera viene sostituito da cieli aperti percorsi da
cirri piumosi e, alle spalle della Madonna e dei Santi a figura intera, da
paesaggi di colline che digradano verso l'acqua sulle cui sponde si bagna un
borgo con chiesa. Le figure della Vergine e dei Santi, serene e tranquille, in
perfetto legame con il paesaggio circostante, sono descritte mediante un disegno
dalla geometria semplicissima e precisa, modulato da una gamma di colori
apparentemente freddi ma stesi con finezza di gradazioni e con accostamenti di
singolare limpidezza.
Il polittico è stato più volte
sottoposto a restauro: un primo intervento risale al 1928; un successivo
pronto intervento al 1962, in occasione dell'esposizione in mostra a
Treviso. Nel 1964 i diciotto pannelli sono stati trasportati a Roma
presso l'Istituto Centrale di Restauro dove si è provveduto al restauro totale:
i supporti lignei sono stati liberati dall'intonacatura settecentesca,
disinfestati dai tarli, risarciti nelle spaccature e consolidati con resina e
paraloid. Poiché i dipinti erano stati ritoccati e si presentavano ricoperti da
uno strato di sudicio e di vernici ossidate, si è provveduto alla pulitura e
alla riequilibratura pittorica dell'insieme ad acquerello e alla reintegrazione
delle lacune. Nel 1972 si è resa necessaria la disinfestazione totale
dell'opera; nel 1989-90 si è proceduto al restauro della cornice
settecentesca. Nel 1997, prima della restituzione alla città di
Miglionico, si è proceduto al restauro dei paliotto e alla revisione della
cornice lignea dorata ad opera delle restauratrici della Soprintendenza per i
Beni Artistici e Storici di Matera (Il testo, di Maria Frangione, è stato
liberamente tratto dal sito web http://www.lionsclubanzionettuno.it/Cultura.htm
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LEGGI anche
Il Polittico di Cima da Conegliano
dal seguente testo è tratto da
Miglionico. Il territorio e la sua storia
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Leggi l'articolo di Leonardo
Sacco pubblicato sul n. 35 del settimanale Settimo
Giorno del 28 Agosto 1962:
Quasi una sommossa per un
quadro -
Vedi il
relativo album fotografico
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