Il giorno
2 Dicembre 1999 ci siamo recati nei luoghi in cui si verificarono le vicende
legate all’occupazione delle terre, che videro coinvolta gran parte della
popolazione montese desiderosa di un pezzo di terra .
Tutto ciò
é stato realizzato grazie alla collaborazione di due personaggi che
parteciparono vivamente all’occupazione : Pietro Rossetti e
Ciro Candido.
La prima
fermata del nostro itinerario é avvenuta vicino Monte Vetere, dove vennero
caricati alcuni degli organizzatori sui camion della polizia, in uno dei quali
c’era Pietro Rossetti. Quella mattina il camion non partì e per questo venne
rimorchiato da un altro camion.
Giunto in prossimità della prima curva vicino
Monte Vetere, questo venne colpito da pietre lanciate dalla popolazione in
rivolta; i poliziotti aumentarono la velocità per evitare di mettere a
repentaglio la vita dei pregiudicati in quanto la copertura dei camion,
all’epoca, era di tela. Uno degli arrestati, Cicorella, con uno strattone, si
liberò e si lanciò nella scarpata; i carabinieri continuarono a sparare nel
vuoto a causa della fitta nebbia che c’era quella notte.
Una volta
arrivati nella Murgia, abbiamo osservato i terreni che i manifestanti
occuparono, attualmente trasformati in uliveti . Sempre in quei territori i
manifestanti vennero ripresi da una cinepresa, ma Candido ebbe il presentimento
che la polizia fosse giunta per schedare i 575 contadini che stavano lavorando
la terra. Qui Rossetti, insieme ai suoi compagni, in 36 giorni, riuscì a coltivare
200 - 300 tomoli di terra.
Successivamente vennero occupate le terre del Conte Galante, facilmente
raggiungibili dalla popolazione tramite un tratturo che partiva dalla zona della
Festa (abbeveratoio) e le terre del Conte Gatti. All’alba del 7 Dicembre del
1949 i contadini montesi si avviarono verso i terreni dei La Cava impadronendosi
così della masseria
"I Tre Confini".
Questi terreni erano caratterizzati dalla presenza di molti sassi e di piante di
macchia mediterranea, che vennero subito raccolte dalle donne, dopo che erano
state tagliate dagli uomini. La vedetta era un certo Giovanni detto "U’
Scettabbann" il quale era solito girare per le vie del paese con un trapano, del
filo di ferro e del cemento, utilizzati per la riparazione di piatti in
porcellana e vasi. Egli, una volta avvistata la polizia dirigersi verso la
masseria, avvisò la popolazione con qualche squillo di tromba. La polizia, giunta sul luogo, incominciò a schedare i contadini. Candido, che era il
dirigente del Partito Comunista, il maggiore della provincia con 1000 iscritti
tra cui 300 donne, era sì soddisfatto che i suoi compagni avessero conquistato
tutti questi terreni, ma d’altro canto era preoccupato in quanto la polizia
stava avvicinandosi sempre di più.
Rossetti
e Candido erano ormai circondati dalla polizia; tutti spaventati alzarono gli
occhi verso il paese e incominciarono a nutrire delle buone speranze per la loro
salvezza: i loro compaesani erano venuti per aiutarli. La polizia, spaventata,
scappò e i contadini, contenti, si riunirono in un corteo trionfale cantando così
il loro inno : "Vogliamo la terra e non la guerra, vogliamo la pace e la
libertà".
Alla fine
del movimento i contadini riuscirono ad ottenere i loro terreni, ma le
abitazioni nelle quali vivevano erano prive di servizi igienici.
Alla fine
del nostro viaggio abbiamo osservato il luogo nel quale i contadini si
riunivano, per decidere il da fare : Piazza Roma.
Successivamente abbiamo visitato il luogo nel quale avvenne l’assassinio di
Giuseppe Novello in Corso Repubblica.
Una sera una motocicletta guidata da due carabinieri, giunta vicino all’arco
"Da’Iam", a causa della folla, decise di girare e per
la nebbia, che aveva reso la strada viscida, cadde. Uno dei due,
sentendosi perso, sparò, provocando una ferita alla spalla di Novello.
Successivamente gli puntò il mitra sul petto, sparò di proposito colpendolo
gravemente. Nessun noleggiatore di automobili volle accompagnarlo all’ospedale,
ma un medico che seppe dell’accaduto prestò soccorso a Novello, che morì dopo
qualche giorno. Anche la chiesa voltò le spalle a Novello. Dopo pressioni della
popolazione, concesse la benedizione alla salma del contadino-eroe, che era, tra
l'altro, un cattolico.
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