Dall'intervista alla signora
Mariannina Menzano abbiamo dedotto che le condizioni di vita dopo la
seconda guerra mondiale erano molto misere. Per andare avanti, veniva sfruttato
qualsiasi materiale per le vesti e non c'era lo spreco del cibo, per cui, se
qualcosa avanzava, cosa che accadeva di rado, lo si
conservava per il giorno
dopo. Di solito si mangiava solo pasta fatta in casa e legumi, come ceci, fave,
fagioli, ecc.; anche la carne la si mangiava, ma solo nei momenti di festa, nei
battesimi, nei pranzi nuziali, o
in qualche ricorrenza speciale. Anche il vestiario era molto scomodo, cosa che
d'altronde, dipendeva dal reddito di una famiglia; infatti i contadini vestivano
con della tela pesante, un cappotto a mantello, stivali alti fin sotto il
ginocchio.
La donna,
invece, si arrangiava con ciò che aveva in casa. In queste condizioni di vita,
la scuola non era tanto frequentata dagli alunni; la maggior parte dei ragazzi e
delle ragazze dell'epoca trascorreva la loro infanzia e adolescenza nei campi
insieme ai genitori; ben pochi continuavano la scuola; c'era chi si fermava alla
quinta elementare, che allora era già un alto livello di studio, e chi
proseguiva fino all'avviamento professionale, dove insegnavano il lavoro dei
contadini; c'era anche chi proseguiva gli studi a Matera, cioè alle scuole
medie. Naturalmente ciò accadeva per i figli delle famiglie benestanti. Molti
erano, quindi, i ragazzi che, con il loro genitori, lavoravano nei campi che
spesso erano di loro proprietà. L'attività prevalente del tempo era anche
l'agricoltura; c'erano anche molti lavori tessili e manuali, che venivano svolti
nel maggiore dei casi dalle donne. Le industrie, quindi, non esistevano. Queste
condizioni di vita crearono malcontento nella popolazione del sud Italia che
aveva un reddito molto precario e quindi non poteva permettersi un terreno
proprio da coltivare; mentre c'erano ricchi proprietari che non sfruttavano al
massimo i propri terreni, lasciandoli incolti per lungo tempo, cioè a maggese.
La decisione di occupare le terre incolte dei ricchi proprietari terrieri venne
presa durante la riunione tenutasi da vari partiti, tra cui il Partito Comunista
Italiano, di cui era attivista la signora Mariannina, e dai sindacalisti. Prima
di tutto ciò c'era già stata una legge del Prefetto con cui si concedevano a
cooperative delle terre incolte da sfruttare, ma ciò non veniva fatto per
l'opposizione dei proprietari.
Alcuni dei territori assegnati furono quelli dei
Tre Confini, di cui era proprietario il Signor La Cava. Da quanto ci ha riferito
in un secondo momento la signora Marianinna, una sera, nel paese di
Montescaglioso, spensero le luci, e alcuni poliziotti si fecero indicare da
alcuni contadini le abitazioni dei capi dell'occupazione, tra cui c'era la
nostra intervistata; insieme a lei c'erano anche altre donne, Avena Anna e
Suglia Nunzia; Mariannina venne arrestata e rilasciata dopo undici mesi e
quattro giorni insieme agli altri.
Una vittima dell'occupazione delle terre nel
territorio di Montescaglioso fu Giuseppe Novello. La sua morte avvenne in un
giorno di sciopero contro i ricchi proprietari: un carabiniere portava
informazioni alla caserma, alcuni giovani volevano disarmarlo, tra questi c'era
Novello; il carabiniere, vedendosi perduto, sparò nella folla centrandolo. In
Calabria venne assassinata una donna, la signora Angelina Di Mauro, dal
proprietario del terreno che le era stato affidato.
|