La
cultura e le tradizioni passate sono certamente le basi che creano le
attuali società. È bene non perderle, ma portarle avanti nel tempo, se non
nei fatti, ma almeno nel ricordo. È proprio quello che ci siamo proposti di
fare con il nostro lavoro "Matrimonio a Miglionico negli anni '50", sotto la
guida delle professoresse Lina Carozza (italiano) e Grazia Di Gioia (ed.
artistica).
Un lavoro duro e preciso che ci ha permesso di scoprire un mondo
affascinante, fatto di tradizioni e curiosità di un periodo che non è poi
molto lontano da noi e che ha visto come protagonisti anche i nostri nonni!
Attraverso interviste a loro e agli altri anziani del paese, siamo riusciti
a raccogliere sufficienti informazioni per iniziare il nostro lavoro e per
sviluppare una raccolta ricca ed interessante sulle tradizioni. Abbiamo
cominciato ad analizzare il fidanzamento e il matrimonio combinato: bisogna
sapere, infatti, che l’unione tra un ragazzo ed una ragazza era spesso
vincolato da motivazioni ben diverse dall’amore e che i genitori
costringevano spesso i propri figli a fidanzarsi e a sposarsi per interessi
economici o sociali. Le ragazze promesse in matrimonio non potevano
assolutamente opporsi alla volontà familiare ed erano quindi costrette a
sposare l’uomo non amato.
Normalmente il matrimonio combinato avveniva in
questo modo: la madre dello sposo sceglieva la ragazza per il proprio
figlio, chiamava “l’ambasciatore del paese” e lo inviava a casa della
ragazza per fare al padre la richiesta della mano della figlia. Il padre,
esaminata la proposta, dava la risposta e, dopo aver preso la
decisione,
la comunicava alla propria figlia. Da quel momento in poi, ella avrebbe
dovuto mantenere atteggiamenti riservati in pubblico ed a casa. Inoltre, ai
giovani promessi sposi era vietato vestire abiti succinti e uscire di casa
da soli, ma dovevano essere sempre accompagnati da qualcuno.
Seconda tappa
importantissima era quella del fidanzamento ufficiale, che avveniva prima
dell’unione matrimoniale. In questa occasione, chiamata tradizionalmente “trasút’”,
cioè “entrata”, le famiglie dei due fidanzati si conoscevano e, con un
ricevimento fatto a casa della sposa, rendevano “ufficiale” la relazione dei
figli, non solo tra di loro, ma soprattutto all’intero paese. Seguivano,
allora, i contratti prematrimoniali, fatti alla presenza di un notaio.
Singolare è l’esempio della “carta dei panni”, che elencava la dote che le
ragazze dovevano possedere al momento del matrimonio (lenzuola, coperte,
tovaglie, strofinacci, mobili, terreni, ecc.). Spesso, durante questi
incontri le famiglie litigavano e la figura della mamma dello sposo emergeva
per la sua arroganza e per le sue pretese, distinguendosi dalla mamma della
sposa, che sembrava più remissiva e più propensa ad assecondare la consuocera, sempre possessiva nei confronti del figlio maschio. Molto spesso
c’erano litigi che portavano alla rottura del fidanzamento; in quel caso, si
cercavano velocemente altri sostituti, perché la mentalità del tempo non
vedeva di buon occhio gli uomini e le donne non sposati.
Dopo il fidanzamento si passava agli accordi per il giorno del matrimonio:
inviti ed invitati, festeggiamenti, pranzo. Singolare era la consegna degli
inviti. I genitori degli sposi, generalmente i padri, andavano personalmente
ad invitare i parenti e gli amici per ben tre volte! La prima per informare
della data del giorno del matrimonio, la seconda per ricordarla e la terza
per prendere la risposta dei partecipanti al matrimonio.
I festeggiamenti
duravano tre giorni: il primo giorno si festeggiava a casa della sposa con
amici e parenti, il secondo e il terzo a casa dello sposo, sempre con amici
e parenti. Ma assai singolare era anche il pranzo nuziale che prevedeva:
· Zitoni al sugo di pecora;
· Bollito di cicorie campestri con maiale;
· Agnello arrosto con insalata;
· Sospiri (dolci locali);
·
Tarallucci, vino e rosolio.
Il nostro lavoro non si è però limitato al matrimonio miglionichese:
incuriositi, abbiamo fatto ricerche sul matrimonio in altre nazioni e
abbiamo scoperto le origini di quelli che sono ancora oggi i simboli delle
nozze: i fiori d’arancio e l’anello nuziale.
I primi erano originariamente
segno di fertilità e l’uso durante le nozze ebbe origine in Spagna, dove una
sposa molto povera, in mancanza di altri ornamenti, intrecciò i rami di un
albero di arancio fiorito intorno ai capelli. Il secondo ha, invece, origini
indù e poi si diffuse nel mondo greco e latino. L’anello, però, non era un
simbolo d’amore, bensì di proprietà venduta e solo nel IX secolo la Chiesa
lo trasformò nel simbolo della fedeltà.
Per concludere il bel lavoro fatto, abbiamo deciso di scrivere un testo
teatrale proprio sul matrimonio a Miglionico e di rappresentarlo nella
nostra scuola ricostruendo gli ambienti tradizionali (cucina e camera da
letto) ed allestendo una mostra di fotografie e dei corredi più antichi del
paese. La rappresentazione si è conclusa con una sfilata di abiti da sposa
dagli anni ’50 fino ad oggi. Il testo teatrale ha anche vinto il concorso
regionale sul recupero delle tradizioni..
Concluso, così, il nostro lungo viaggio nella tradizione non possiamo che
essere felici di esserci arricchiti di un passato che ci appartiene e che
non possiamo, anzi non dobbiamo dimenticare!
Serena Guidotti - Classe II B a.s. '97/'98 –
Scuola Media Miglionico (Matera)
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