MIGLIONICO.
“Una luce fioca.
Come quella di una
vecchia lampada a
petrolio, ormai in
disuso”. E’
l’artigianato
locale. Ricorre a
questa similitudine
il maestro artigiano
miglionichese,
Sandrino Fattore, 69
anni, specializzato
nella produzione
dell’artigianato
artistico, per
spiegare qual è
attualmente la
situazione in cui
versa il settore
dell’artigianato di
Miglionico. Una
condizione di lento
declino. Che
contraddistingue non
solo le tecniche di
lavorazione manuale
relative ai profili
professionali di
alta precisione che
sono propri
dell’artigianato
artistico. L’artista
miglionichese
è sfiduciato: “In
paese – osserva
Fattore – non c’è
più alcuna bottega
artigianale. E’
impossibile, per
esempio, richiedere
un capo di
abbigliamento fatto
su misura. Non
esiste una sartoria.
Ci sono ancora due o
tre sarte, ma la
loro attività
lavorativa non è
continuativa ed è
rivolta a soddisfare
soltanto qualche
esigenza all’interno
del proprio nucleo
familiare”. Fattore
è l’unico maestro
artigiano ancora in
attività che produce
piccoli manufatti
decorativi: nello
specifico, lavora la
creta, il legno e il
metallo (ferro,
alluminio e rame).
Si tratta, per lo
più, di oggetti che
rievocano sia vecchi
attrezzi da lavoro
sia i giochi in uso,
tra i bambini e gli
adolescenti, nel
secolo scorso,
nell’epoca del dopo
guerra, negli anni
Cinquanta e
Sessanta. Manufatti
suggestivi che
l’artista trasporta
a bordo di una
vecchia utilitaria
di sua proprietà e
che mette in mostra
in occasione di
feste popolari. Ma
che quasi nessuno
acquista. “Sono in
tanti a farmi i
complimenti per gli
oggetti decorativi
che produco –
sottolinea Fattore –
ma sono veramente
pochi gli
acquirenti”. Da qui
il senso di
frustrazione per un
lavoro che richiede
tanta precisione
nella manualità,
creatività e
molteplici
competenze, ma che
non è assolutamente
redditizio sotto il
profilo economico.
Un aspetto questo
che, purtroppo,
contraddistingue
anche gli altri
prodotti
artigianali. E che
spiega, nella
sostanza, la ragione
essenziale che, col
passare degli anni,
ha determinato
l’abbandono del
lavoro artigianale
da parte dei
giovani. Tanto che
oggi è un’attività
lavorativa del tutto
marginale, in via di
estinzione,
all’interno del
tessuto sociale
della comunità.
Risultato: in paese
non ci sono più
falegnami, fabbri,
calzolai, sarti. Per
fortuna che esistono
ancora due barbieri,
due fornai e alcuni
muratori.
Conclusione:
l’artigianato
miglionichese, che
un tempo
rappresentava una
vera e propria
“miniera d’oro”,
fonte di ricchezza
economica e di
sviluppo, adesso è
un settore
considerato in
subordine rispetto
alle altre
professioni.
Purtroppo, non
riesce a contare sul
ricambio
generazionale e non
sembra avere un
futuro. Il progetto
dell’alternanza
“scuola-lavoro” nel
settore
dell’artigianato
resta depotenziato.
E manca una vera e
propria educazione
all’artigianato,
alla cultura di
un’arte così nobile
e creativa, propria
dell’uomo “faber” e
“sapiens”, dell’uomo
del fare, capace di
arte e scienza. Come
ai tempi
dell’Umanesimo
(1400) e del
Rinascimento (1500).
“L’età dell’oro”
dell’Italia, sotto
il profilo culturale
e dell’arte. |