MIGLIONICO.
Non sembri questione
banale o solamente
di carattere
territoriale.
Diminuiscono le api
e gli alveari nelle
contrade di campagna
dell’agro
miglionichese. Ma,
con ogni
probabilità, il
problema riguarda
una buona parte del
territorio materano.
Gli alveari sono
pochi: sembrano
essere quasi in via
di estinzione sia i
nidi naturali che le
arnie artificiali
appositamente
costruite dai
contadini con
l’intento di
raccogliere il
miele. Di
conseguenza, in
paese come
Miglionico è ormai
certo che diminuisce
la produzione del
miele. Ma non è il
momento di
riflessione centrale
delle segnalazioni
che vengono dagli
agricoltori locali.
Si tratta, in
realtà, di un
fenomeno poco
rassicurante: può
condizionare
negativamente
l’ecosistema di un
ambiente ove
interagiscono e
vivono in equilibrio
i vari organismi
viventi. Del
problema ne parliamo
con un giovane
apicultore, Orazio
Amati, 37 anni, di
professione
ingegnere,
allevatore, per
passione, di api
“domestiche”.
Un’esperienza
cominciata, quasi
per gioco, una
decina d’anni fa. Un
progetto
artigianale, quasi
poetico, avviato in
un piccolo
appezzamento di
terreno di sua
proprietà, in
contrada “Serre”, a
un paio di
chilometri di
distanza dal centro
cittadino.
Un’iniziativa
portata avanti con
la costruzione di
sei arnie che
ospitano una piccola
colonia di api.
Un’avventura
suggestiva che
rappresenta anche
una difesa delle api
dalle varie insidie
presenti in natura.
“Purtroppo, le api,
di anno in anno –
spiega l’apicultore
- diminuiscono in
continuazione a
causa di molteplici
fattori negativi che
sono costituiti sia
dai cambiamenti
climatici sia
dall’utilizzo sempre
più frequente dei
diserbanti in
agricoltura. Si sa
che gli
antiparassitari, con
la loro azione
tossica, provocano
la morte degli
insetti e quindi
anche di quelli
preziosi come le
api”. Quali sono le
azioni positive che
svolgono le api? “Si
tratta di insetti
amici dell’uomo –
osserva Amati –
perché oltre a
produrre il miele
svolgono altre utili
funzioni, tra cui,
spicca quella
dell’impollinazione,
volta a favorire lo
sviluppo della
catena ecologica: le
api, in pratica,
contribuiscono in
modo rilevante a
favorire la
riproduzione sia
delle piante sia del
mantenimento della
biodiversità
vegetale”. Poi, l’apicultore
racconta che “l’ape
regina che, in media
può vivere anche
quattro o cinque
anni, è l’unica in
grado di riprodursi;
le api maschi, detti
fuchi, non hanno il
pungiglione e
assolvono al compito
di fecondare l’ape
regina.
Quest’ultima, che si
nutre esclusivamente
di pappa reale e
influenza il
comportamento di
tutto l’alveare, può
depositare anche due
mila uova al giorno.
Per la loro natura,
le api non sono
aggressive, ma lo
diventano se
percepiscono la
presenza di una
minaccia per la loro
vita”. Una cosa è
certa siamo in
presenza di un
indicatore
ambientale che non
può essere
considerato alla
stregua di un
argomento vagamente
ambientalista. Le
difficoltà e perdite
che il settore vive
in tutto il mondo
sono causate da vari
fattori
concomitanti: le
malattie delle api,
l’indebolimento del
loro sistema
immunitario, il
cambio climatico, le
modificazioni d’uso
del suolo e
l’aumento delle
monoculture che
determinano mancanza
di risorse mellifere
per le api (i
fiori), nonché l’uso
di prodotti
fitosanitari,
tecniche agricole
non sostenibili. Con
il rischio che l’Apis
mellifera divenga
una specie in via di
estinzione, insieme
con tutti gli
insetti
impollinatori. |