MIGLIONICO.
“Uno stipendio per
studiare. E si rende
di più. In Danimarca
non solo
l’università è
gratis ma i ragazzi
sono addirittura
pagati per
frequentarla. Tutti,
indipendentemente
dal reddito. Tra
sussidi e prestiti
calmierati lo Stato
spende circa l’1%
del Pil (Prodotto
interno lordo). Da
fuori può sembrare
un sistema
assistenziale, ma è
l’opposto: un
incentivo a uscire
di casa presto e a
cavarsela da soli”.
La parola magica che
sta dietro al
successo di un Paese
che laurea la metà
dei suoi giovani (In
Italia sono appena
un quarto) è “SU”:
sta per “Statens
Uddannelsesstotte”
(Stato sociale). Più
Stato, meno
famiglia. “Lo Stato
– scrive Orsola Riva
sul Corriere della
Sera del 28 marzo
2019 – spende quasi
25 miliardi di
corone l’anno,
equivalenti a 3,3
miliardi di euro.
Ogni mese uno
studente danese si
mette in tasca poco
più di 6 mila
corone, equivalenti
a 825 euro. Su cui
però deve pagare le
tasse. Nessuno
studente capace deve
essere costretto a
rinunciare agli
studi perché non ha
i mezzi economici.
Il walfere danese
(sistema sociale)
aiuta tutti i
cittadini,
soprattutto i più
bisognosi.
L’obiettivo che si
vuol raggiungere è
quello di far stare
bene tutti, il
benessere sociale.
In Danimarca pochi
hanno troppo e
ancora meno hanno
troppo poco: il
livello di
disuguaglianze è
minimo. Tutti si
fidano del prossimo
e delle
istituzioni”. La
Danimarca (capitale
è Copenaghen), che è
un Paese membro
dell’UE (Unione
Europea), spende 3,3
miliardi di euro
all’anno in termini
di welfare. Gli
abitanti sono 5
milioni e 748 mila.
La forma del governo
è la “Monarchia
parlamentare”. Il
Capo dello Stato è
Margherita II di
Danimarca. Il 62%
dei suoi abitanti va
a scuola e al lavoro
in bici. “I giovani
a 19 anni vanno via
di casa ed è come
se, ricchi e poveri,
ripartissero (quasi)
dallo stesso nastro
di partenza. Tutti
pagano le tasse e
che tasse: l’ultimo
scaglione sfiora il
56% (in Italia è il
43%)”. |