MIGLIONICO.
“Produciamo tanto
petrolio ma paghiamo
di più la benzina. I
lucani chiedono di
pagare di meno il
carburante come
forma compensativa
dei problemi
ambientali legati
alle estrazioni
petrolifere”. I
francesi pagano di
meno la benzina
degli italiani. E il
resto d’Italia la
paga meno dei
lucani. “Alla fine –
scrive Massimo
Brancati su La
Gazzetta di
Basilicata del 12
dicembre 2018 – sono
i gilet gialli
d’Oltralpe a
protestare mentre in
Basilicata continua
il paradosso di una
regione ricca di
petrolio (detiene
l’8 per cento del
fabbisogno italiano
di greggio e l’80
per cento della
produzione proviene
da qui) in cui il
carburante costa più
che altrove”. A
nulla sono serviti
gli inviti alle
compagnie
petrolifere,
titolari delle
concessioni in
Basilicata (Eni e
Total), a praticare
prezzi più bassi.
“Ci prendiamo
l’inquinamento e per
giunta ci fanno
pagare di più”,
dicono i lucani che
continuano a
chiedere
l’intervento della
Regione per
convocare una
riunione con i
produttori e i
distributori e
cercare di
calmierare i prezzi.
“Create per essere
degli adeguamenti
temporanei, le
accise (tasse
provvisorie) non
sono state mai
abolite e, dal 1999,
un decreto
legislativo permette
alle Regioni di
imporre una accisa
autonoma sulla
benzina. Nell’elenco
delle accise vigenti
e che incidono sul
prezzo del
carburante, ne
troviamo alcune
risalenti
addirittura alla
guerra d’Etiopia
(1935-1936), al
finanziamento della
crisi del Canale di
Suez del 1956, alla
ricostruzione dopo
il disastro del
Vajont del 1963, per
l’alluvione di
Firenze del 1966 e
per alcuni terremoti
che si sono
verificati in Italia
(Belice del 1968,
Friuli del 1976,
dell’Irpinia e
Basilicata del 1980,
dell’Emilia del
2012)”. |