Ottima e abbondante la
produzione di uva |
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MIGLIONICO.
Ottima e abbondante.
Sorridono i vignaioli
miglionichesi: quest’anno la
produzione dell’uva, sia da
vino che quella da tavola è
di alta qualità.
“L’andamento climatico
favorevole di questi ultimi
mesi ha favorito un positivo
ciclo di produzione
dell’uva, sia dei grappoli
bianchi che di quelli neri –
spiega l’esperto contadino
Giovanni Matera – e per
questa fondamentale ragione,
i pampini non sono stati
attaccati né dai parassiti e
né da alcun tipo di
malattia. Gli acini ne sono
integri e ben maturi e al
loro interno è scesa la
giusta percentuale degli
zuccheri”. In virtù di
questo fondamentale motivo,
in parecchie contrade
dell’agro, soprattutto in
quelle più soleggiate e
pianeggianti, da alcuni
giorni, è già cominciata la
vendemmia. Un lavoro che,
per quanto faticoso, è
caratterizzato da un clima
di allegria. Il momento
della vendemmia ha
conservato il suo fascino
nei piccoli appezzamenti di
terra miglionichesi, ove, i
contadini coltivano piccole
vigne, costituite al massimo
da due o tre mila viti. Si
tratta di vitigni importati
soprattutto dai “vivai”
pugliesi: sono quelli della
“Malvasia”, del “Bambino
nero”, del gustoso “Sacrone
nero”, del “Trebbiano”, del
“Moscato” e del “Primitivo”;
altri vitigni, come il
celebre “Aglianico”, ad
esempio, sono stati
trapiantati dai vivai che ci
sono nella provincia di
Potenza. “Da noi – osserva
Matera – la raccolta
dell’uva avviene ancora in
modo tradizionale, cioè
manualmente, perché i nostri
vigneti sono strutturati per
lo più a ceppo o a
spalliera; pochi sono quelli
a pergola e a tendoni”. Il
vino che si ottiene dalla
spremitura dell’uva (circa
settanta litri per ogni
quintale) è definito
“d’annata”, cioè privo di
denominazione, in quanto
scaturisce dalla spremitura
non di un solo tipo di uva,
ma dalla pigiatura di una
varietà mista del prodotto.
Il vino denominato “Novello”
è quello più diffuso e
copioso: va consumato entro
i primi mesi dell’anno,
perché non viene trattato
con l’aggiunta di sostanze
chimiche stabilizzanti e
rischia di diventare aceto. |
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Antonio
Labriola-Mail
- 10
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