MIGLIONICO.
In tempi di recessione, di austerità e di
crisi economica non è per niente semplice la
vita per tante famiglie miglionichesi
monoreddito che possono contare su di un
salario mensile di poco più di mille euro:
si fa fatica ad arrivare a fine mese.
Certamente, non se la passano meglio i
giovani della cosiddetta “generazione 300
euro”: ovvero, i giovani laureati alle prese
con un lavoro precario, magari in nero, che
frutta loro una paga mensile (si fa per
dire) di appena 300 euro: una vera e propria
elemosina. Che dire, poi, dei disoccupati e
di chi è costretto a stringere la cinghia ed
a sbarcare il lunario senza poter contare su
di una pur minima indipendenza economica? In
questo quadro di grigiore assoluto si
inserisce la storia di vita di una giovane
miglionichese, Anna Maria Giannella (38
anni), da sempre disoccupata, invalida
civile al 100% che vive da sola in un
appartamento di 85 metri
quadrati,
in via Dante, donatole dai suoi genitori:
ovvero, dal padre Antonio Giannella,
pensionato edile e dalla madre Graziella
Perrino, casalinga. Anna Maria tira avanti
la vita di tutti i giorni con una pensione
sociale, il cui importo mensile è di 285
euro, a cui si aggiunge un assegno mensile
di 235 euro che le viene elargito dalla
Regione Basilicata, quale somma forfettaria
di rimborso spese, riservata alle persone
disabili, costrette a sostenere continue
spese per le trasferte, quasi giornaliere,
presso i centri di riabilitazione e gli
ospedali regionali, ove si recano per
sottoporsi a visite di controllo o per
ricevere importanti cure mediche. “Vado
avanti – racconta Anna Maria – perché spesso
mi aiuta economicamente mio padre che vive
con una pensione mensile di 1270 euro. Da
sola, senza usufruire dell’aiuto economico
dei miei genitori, con un assegno
complessivo di appena 540 euro al mese, per
sopravvivere, avrei dovuto chiedere
l’elemosina”. Le prime difficoltà per Anna
Maria cominciarono ad affiorare all’età di
sette anni: le fu diagnosticato
un’insufficienza renale che, ben presto, la
costrinse a sottoporsi, per due anni, a
dialisi. Poi, nel 1992, fu costretta a
ricorrere a un intervento chirurgico molto
delicato: al trapianto di un rene che le fu
donato dalla madre. Due anni dopo, nel 1994,
Anna Maria si confrontò con un altro
calvario: un aneurisma al cervello la
costringe a sottoporsi ad un’altra complessa
operazione alla testa. Da allora, ha perso
la sua autonomia, è affetta da frequenti
stati d’ansia e per curarsi, è costretta a
ricorrere, ogni giorno, alla
somministrazione di ben tredici farmaci:
dieci sono mutuabili: gli altri tre, invece,
sono a pagamento, per una spesa complessiva
di circa 70 euro al mese. In questi giorni,
è costretta a confrontarsi con l’ennesima
difficoltà: dovrà pagare le tasse comunali:
132 euro per la Tasi (Tariffa sui servizi
indivisibili) e 135 euro per la Tari
(Tributo per i rifiuti). A queste spese,
ovviamente, bisognerà aggiungere quelle
consuete, relative alle bollette del gas,
acqua e luce. “Nel 2008 – conclude con
amarezza Anna Maria – non mi è stata accolta
la richiesta volta ad ottenere il sussidio
mensile di accompagnamento. Per pagare le
tasse, sarò costretta, forse, a vendere la
mia abitazione?” Da qui, la preoccupazione,
che rischia di diventare quasi un incubo:
come farà Anna Maria a pagare tutte queste
tasse, potendo contare su di un assegno
mensile di appena 540 euro? Ne discende un
duplice appello: il primo è rivolto al
sindaco Angelo Buono; il secondo è per
Matteo Renzi, il presidente del Consiglio
dei Ministri, affinché possano fare qualcosa
a favore di una persona bisognosa che non sa
come poter assolvere ai suoi doveri di
cittadina italiana. Giacomo Amati |