Home Page

 

Index Stampa locale e nazionale

Stampa pagina

DOMENICO LASCARO
16 Ottobre 2014

Miglionico
Riformeremo tutte le riforme…Perbacco!
di Domenico Lascaro

Domenico LascaroMIGLIONICO. Come promesso al caro Giacomo Amati, rispondo volentieri agli altri importanti quesiti sui quali ha sollecitato il mio parere. Prima però vorrei brevemente esprimere la mia immensa esultanza per il grande traguardo conseguito dalla città di Matera per la nomina a Capitale Europea della Cultura per l’anno 2019. E’ stato un successo davvero straordinario che ha premiato l’impegno e le aspettative non solo di Matera, ma dell’intera Basilicata. Mai prima d’ora un evento così eccezionale ha visto unirsi intorno a sé tutto il popolo lucano:cittadini di ogni ceto sociale e di ogni colore politico. E’ un segnale molto importante, da non sottovalutare per affrontare in maniera unitaria i gravi problemi che affliggono purtroppo la nostra terra.

Passo ora a trattare il primo dei quesiti: il giudizio sulla ipotizzata riforma elettorale. Dopo oltre trent’anni che ci si dibatte sulla necessità di dare al Paese nuove e più efficaci norme per eleggere i nostri rappresentanti al Parlamento, finalmente il governo Renzi  ha elaborato una prima bozza di legge che sarà presentato a giorni nelle aule parlamentari. E’ senz’altro un passo avanti significativo che tenta di porre termine ad uno scontro inaudito intercorso  tra le diverse forze politiche nel corso degli ultimi decenni. Ma i nodi da sciogliere sono ancora tanti e non di facile soluzione.  Semplifico: preferenze o liste bloccate; premio di maggioranza ai singoli partiti o alle forze di coalizione che raggiungano il 37 o il 40% o più  al primo turno;  ballottaggio in caso di percentuali inferiori o governi cosiddetti di “larghe intese”;  livelli di sbarramento per consentire ai piccoli partiti di accedere  in Parlamento.

Non sono, come è noto, problemi da poco. L’accordo cosiddetto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi ha complicato di gran lunga le cose. Non sembra esserci un’intesa chiara e definitiva; le ipotesi di soluzione si aggiornano a seconda dei sondaggi  giornalieri. Un solo obiettivo pare sia condiviso dai due contraenti: fare ricorso a liste bloccate. La minoranza del PD sembra essersi ravveduta dagli errori del passato e reclama le preferenze; la resuscitata Forza Italia vuole alzare la soglia di sbarramento per impedire al NCD di Alfano di entrare in Parlamento; la Lega e tutte le altre forze politiche, compresi SEL e Fratelli d’Italia,  spingono per il ritorno al proporzionale.

Il mio parere, caro Giacomo, ti è già noto. L’ho espresso più compiutamente  tre anni fa in un analogo intervento,  nel quale  avevo denominato “Doppio turno all’italiana” la mia idea di legge elettorale.  Essa prevede: ballottaggio tra i primi due o tre partiti che superino il 15% dei consensi al primo turno, collegi uninominali  per un maggiore legame degli eletti al territorio;  per i partiti che non raggiungano il 15% dei voti,  un seggio per ogni  punto percentuale ( almeno l’1% ), allo scopo di garantire a tutti un minimo di rappresentanza. Ma se tutto ciò non sarà possibile, si approvi al più presto il disegno del Governo, qualunque sia la soluzione adottata, per porre finalmente termine al tormentone infinito che paralizza irresponsabilmente tutta l’attività parlamentare. A tale riguardo il Premier Renzi,  nella Direzione del PD di due giorni fa, ha ulteriormente rimodulato la sua proposta prevedendo di attribuire il premio di maggioranza alla  singola lista che superi almeno la soglia del 40%.

Come era logico attendersi, la proposta è stata benevolmente accolta dal NCD e respinta da Forza Italia, la quale rivendica il rispetto del patto del Nazareno, un patto così segreto, forse sconosciuto agli stessi sottoscrittori. Fuor di metafora, è ora di smetterla con i veti contrapposti, alimentati  solo da interessi di parte, e procedere speditamente a consentire  al popolo italiano  di scegliersi il  partito che governi il Paese per i cinque anni successivi alle consultazioni elettorali.

Secondo  quesito:il giudizio sulla riforma del Senato, già approvata in prima battuta dagli stessi senatori. Inutile ripercorrere le reiterate discussioni che hanno occupato i dibattiti televisivi per l’intera estate; la legge è stata approvata in Senato non senza il mal di pancia  trasversale alle minoranze dei partiti che l’hanno appoggiata. La critica più dura che queste ultime rivolgevano, e rivolgono tuttora contro la legge,  consiste nel rivendicare che i  senatori siano eletti direttamente dal popolo e non scelti nell’ambito dei Consigli regionali.  Critiche non meno consistenti sono pervenute da non pochi costituzionalisti come Zagrebelsky e Rodotà   , i quali oltre a privilegiare l’ elezione diretta,  sottolineano la incostituzionalità di una legge che in pratica  attribuisce  ai singoli partiti il potere di nominare , quasi direttamente, i membri del futuro Senato.

Le ragioni addotte dal Governo per giustificare tali scelte sono in verità non sempre convincenti: rispetto del patto del Nazareno, - sarà un chiodo fisso, chissà!; - risparmio sul numero dei senatori, 111 compresi quelli di nomina del Presidente della Repubblica;  superamento del bicameralismo perfetto; maggiore aderenza al territorio da parte degli eletti. Senza dubbio, molte delle ragioni evidenziate sono condivisibili , ma a mio modestissimo parere, frutto non di chissà quali competenze giuridiche, ma espressione di un pratico buon senso e risultato dall’ascolto di interminabili dibattiti  televisivi, il disegno va in parte rivisto. D’accordo sul superamento del bicameralismo, bene la riduzione del numero dei senatori, ma non poche modifiche occorrerebbe introdurre al testo originale.

Se il compito da assegnare al nuovo Senato è solo quello di dirimere controversie tra lo  Stato e le Regioni e di portare all’attenzione del Governo le istanze dei singoli  territori, l a legge attuale potrebbe anche condividersi;  se invece, come da me auspicato, alla nuova istituzione si vuole assegnare un compito  di più alto profilo istituzionale,  quale quello  della salvaguardia dei valori supremi del popolo,  etici , morali, giuridici e sociali,  allora molto è da rivedere. Innanzitutto non mi sembra essere indispensabile  una ferrea espressione territoriale degli eletti. La scelta potrebbe avvenire tra alti esponenti della cultura, delle arti, delle varie scienze, sia giuridiche che economiche, indipendentemente dal luogo di residenza. Non per ultime, non esiterei a reintrodurre nel meccanismo elettorale due modalità di elezione che certamente non farebbero comodo ai partiti di maggioranza: penso alla reintroduzione delle preferenze anche per l’elezione dei senatorie,  soprattutto, della reintroduzione del sistema  proporzionale, allo scopo di dare  spazio a tutte le componenti politiche, dal momento che il Senato non dovrebbe  più avere potere deliberante sulle questioni di principio e di indirizzo cui si è fatto cenno.

Chiedo scusa ai probabili  lettori se mi sono dilungato un po’ troppo, ma i problemi da trattare sono così complessi che richiedono non pochi approfondimenti. Rinvio ad un prossimo intervento la risposta ai rimanenti quesiti propostimi. Domenico Lascaro.

Created by Antonio Labriola-Mail - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375