MIGLIONICO.
Pippo Bellone e' nato a Sambuca di Sicilia e
vive a Montescaglioso.Tra il 2011 e il 2015
ha scritto i suoi tre romanzi (Partire con
un treno, Aprire una finestra e All'ombra di
un ficus), in cui l'autore racconta la sua
infanzia nel paese natio e la sua vita da
emigrato in una stupefacente e
contraddittoria Svizzera, fra le difficolta'
dell'integrazione e la nostalgia del proprio
paese, appena colpito dalla tragedia del
terremoto. Il protagonista di 'All'ombra di
un ficus' riesce a tornare a Sambuca, in un
viaggio alla ricerca delle sue radici,dove
ritrova un paese cambiato e ne rimane
deluso, ma questa volta intraprendera' anche
un viaggio nel tempo attraverso un incontro
con la nonna. Mamma grande la chiamavano
questa piccola donna vestita di nero,dai
capelli di un bianco candido, sempre
raccolti. Da piccolo Pippo non l'amava
moltissimo, perche' non era facile accettare
quella sua rigidita'. Ma quella donna cosi
distante, incomprensibilmente rigida ai suoi
occhi, di li a poco,avrebbe acquistato una
umanita' sconosciuta consegnando nelle sue
mani un segreto...Il romanzo e' il resoconto
della conversazione del protagonista con sua
nonna:una storia sulla debolezza umana e
sulla sua grandezza. Infatti, il viaggio, in
realta',e' un viaggio interiore, un viaggio
nella coscienza del protagonista che ritrova
nella sua terra la possibilita' di un
dialogo vero..Nell'epilogo,Pippo ritorna a
casa ,dopo aver scavato tra le radici di un
ficus e pensando ,come novello Cesare Pavese
, che 'un paese ci vuole,non fosse che per
il gusto di andarsene e la certezza che
nella gente ,nelle piante,nella terra c'e'
qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei
resta ad aspettarti'.
Ma non bisogna dimenticare l' instancabile
opera di Pippo Bellone come promotore di
iniziative editoriali, di scopritore di
nuovi talenti. Il suo impegno con la casa
editrice Amicolibro gli consente di svolgere
un ruolo importante con la diffusione di
opere letterarie nel territorio locale e
nazionale. Un nuovo mecenate tra noi, Pippo
Bellone. Margherita Lopergolo
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ALL'OMBRA DI UN FICUS (intervento
di Rosa
Fioriniello). Non appena si stringe tra
le mani il nuovo libro di Pippo Bellone,
intitolato All’ombra di un Ficus, Amico
Libro Edizioni, si ha la netta sensazione
che si tratterà di una storia vera, forte,
pura, pregna di amore ma anche di dolore,
come la sua immagine di copertina. E
sfogliando le sue pagine, si ha, fin da
subito, la conferma di queste emozioni. Il
suo nuovo libro è segnato ed intriso da due
grandi filoni tematici. Personalmente mi son
voluta soffermare su quella che nella
lettura del libro sembra pian piano assumere
un’ombra velata, ma che, a mio avviso, resta
pregnante, pagina dopo pagina e che, oserei
direi, è fautrice della realizzazione stessa
dell’opera. Tematica che ha visto coinvolto
l’autore in prima persona. L’emigrazione
dalla propria terra d’origine, la Sicilia.
Siamo alla fine degli anni sessanta, a
Sambuca. Lui, un bambino di una decina
d’anni all’epoca, parte con un progetto
costruito dalla famiglia nel paese
d’origine, alla volta della Svizzera. Questa
esperienza sarà colma di molteplici aspetti
emotivi, che innescheranno svariate
dinamiche psicologiche. Mettendo in luce la
sofferenza del suo mondo interiore.
L’autore si trova ad esser coinvolto da un
turbinio di emozioni. Le aspettative, le
paure, i sogni, i progetti, i rischi. Ed
ancora, l’incontro con lo straniero,
l’estraneo, lo sconosciuto. Mentre
dall’altra parte, rimane, il rapporto con il
passato, con la famiglia, il paese
d’origine. Emozioni di curiosità, di
empatia, di esaltazione dello sconosciuto si
alternano a sentimenti di impotenza, paura,
dolore, fatica emotiva.
Ogni emigrazione è segnata da passaggi
dolorosi: il distacco, il viaggio, l’arrivo
e l’inserimento in una realtà nuova ed
estranea.
Lui viveva una doppia assenza: dal proprio
luogo e dal nuovo. Doveva far fronte ad una
sofferenza che non riusciva più a contenere,
alla nostalgia, ai sensi di colpa per tutto
ciò che aveva lasciato, incominciando ad
evocare il luoghi, i ricordi, la casa, gli
amici. Così decide contro tutto e tutti di
ripartire, di ritornare nella sua Sambuca,
alla ricerca della propria identità.
L’identità. Frutto di un complesso e
singolare processo che inizia già prima
della nascita, che affonda le radici nella
storia della propria famiglia e nel gruppo
di appartenenza. Fatta di vincoli spaziali,
vincoli temporali e di integrazione sociale.
Che sembrano esser spazzati via con
un’emigrazione.
Ma lui, adolescente, in quell’età
borderline, fatta di ricerca e
consolidamento, l’età in cui si coniugano
risorse vitali e proiezioni sul futuro,
ritorna alle origini, credendo che il tempo
si sia fermato. Che il suo paese l’abbia
aspettato. Che abbia sofferto, come lui. Che
nulla sia cambiato. Ma viene deluso. E si
sente doppiamente straniero: straniero nel
nuovo paese e, soprattutto, straniero nel
suo paese. Ma l’inaspettato dialogo con
Mamma Grande, con nonna Peppina, gli
consegnerà quel modello a cui ispirarsi, da
cui farsi aiutare. Lei sarà quel ponte che
gli darà la possibilità di unire e
riconoscere la separazione, il ponte che
farà in modo che lui possa favorire questa
separazione, non come scissione, ma come
dimensioni diverse che possono esser
contenute e condivise, contemporaneamente.
Si rende conto che anche se nulla sarebbe
stato più come prima, il partire, restare,
tornare, non gli impediranno di portare
dentro di sé la sua storia, il suo viaggio,
il suo passato, le sue speranze, così come
da sempre fa quel gigantesco Ficus, al
centro della stazione di Palermo, affondando
le sue radici nella profondità della terra,
a sorreggere i suoi rami, lì, all’esterno.
Questa esperienza gli consegnerà le chiavi
per avvicinarsi allo straniero, senza il
timore di confondersi con esso ed
allontanarsi dalle origini, senza la colpa
della distanza. Da quel momento si prenderà
cura delle proprie ed altrui domande, per
costruire la propria trasformazione di uomo.
Prenderà un profondo impegno personale, sul
quale organizzare la propria vita. Un
impegno, una tacita promessa, a cui ha
tenuto fede nei migliori dei modi. Con la
pubblicazione di questo libro.
Rosa Fioriniello |