MIGLIONICO. Una serata speciale
domenica 11 Gennaio 2015 nell'Auditorium del
Castello del Malconsiglio durante l'incontro
organizzato dalla casa editrice Amico
libro,in collaborazione con la Pro loco e
l'Amministrazione comunale di Miglionico.
Speciale per gli ospiti d'onore: Carmen Salis,
cagliaritana, giornalista pubblicista,
scrittrice poliedrica, Pippo
Bellone,originario di Sambuca, fondatore e
presidente dell'Assiociazione culturale-casa
editrice AmicoLibro Arci, e Roberto Sanna,
scrittore e co-fondatore della casa editrice
Amico Libro. Speciale perche' erano presenti
i rappresentanti della Compagnia dei lettori
(Annamaria Manzara, Carmelo Caldone, Nunzia
Dimarsico, Emanuele Canterino, Pasquale
Salerno, Domenico Perrone, Riosa Fioriniello)
che si prodigano
con passione e professionalita' per raccontare le
meraviglie racchiuse nei libri e nell'animo
di ogni scrittore. La serata si e' aperta
con la proiezione di un video realizzato da
Ciccio Cinnella: una panoramica sul lavoro e
l'impegno della casa editrice Amico libro e
le sue nuove pubblicazioni: la raccolta
poetica di Federico Scialpi, 'Vomito e
vertigine', i romanzi 'Sa levadora' di
Carmen Salis e Ivan Murgana, e 'All'ombra
di un ficus ' di Pippo Bellone ,e il saggio
storico di Margherita Lopergolo "L'ambizioso
progetto della riforma fondiaria come
progetto culturale'. Poi e' toccato al
dottor Rino Finamore, esperto di psicologia
del linguaggio, il quale ha spiegato il
valore intrinseco dei libri: un libro non
e'solo un mucchio di carte, bensi' un
insieme di parole, suoni, melodie, che ci
conducono
in un universo fatto di
emozioni,sensazioni e sentimenti. La
conduttrice della serata, la scrittrice
Margherita Lopergolo, ha sottolineato
l'importanza della sana e buona abitudine
di leggere un libro e del confronto/incontro
attraverso le presentazioni di autori
proposte dalla casa editrice.
La seconda parte della serata e' stata
dedicata alla presentazione dei due romanzi
attraverso un'analisi attenta e interessante
curata dalla dottoressa Rosa Fioriniello,
esperta di linguaggio dell'eta' evolutiva,
la quale ha parlato della duplice valenza
del viaggio compiuto dai protagonisti dei
due romanzi: Pippo Bellone che incontra sua
nonna Peppina, Mamma Grande, e Peppino Setividas che va alla ricerca di Pietrina
Murtas, la levatrice che aiuto' sua madre a
farlo venire al mondo . Si tratta di un
percorso avvenuto attraverso luoghi
geografici precisi e con la Sicilia e la
Sardegna come mete prefissate,desiderate e
raggiunte, ma allo stesso tempo e' un modo
per insegnare che, chi vuole capire la
propria identita' , deve intraprendere un
cammino. Il desiderio di identita' che a
volte sentiamo bussare piu'
forte,costituisce la molla che da' impulso
al viaggio interiore. Il viaggio nella terra
d'origine ,alla ricerca di se stessi e' il
camminio di chi esplora,cerca e trova cieli
nuovi e terra nuova, un viaggio aperto alla
sorpresa. E in questo viaggio nell'universo
di Carmen Salis e Pippo Bellone , Margherita
Lopergolo ha analizzato un altro tema che fa
da filo conduttore nei due romanzi: la
figura della donna. Nonna Peppina e
Pietrina,la levatrice, rappresentano la
forza femminile,la tenacia e la grande
capacita' d'amore delle donne,delle madri,
delle nonne e della levatrice,madre di tanti
bambini. Non c'e' tempo che modifica la
grande scelta di dare la vita, non c'e'
spazio che riduce l'amore per i propri
figli,non c'e' cultura che ferma
quell'istinto che porta a comprenderli e a
difenderli. Le madri sono l'antidoto piu'
forte al dilagare dell'individualismo
egoistico. Margherita Lopergolo
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ALL'OMBRA DI UN FICUS (intervento
di Rosa Fioriniello). Non appena si
stringe tra le mani il nuovo libro di Pippo
Bellone, intitolato All’ombra di un Ficus,
Amico Libro Edizioni, si ha la netta
sensazione che si tratterà di una storia
vera, forte, pura, pregna di amore ma anche
di dolore, come la sua immagine di
copertina. E sfogliando le sue pagine, si
ha, fin da subito, la conferma di queste
emozioni. Il suo nuovo libro è segnato ed
intriso da due grandi filoni tematici.
Personalmente mi son voluta soffermare su
quella che nella lettura del libro sembra
pian piano assumere un’ombra velata, ma che,
a mio avviso, resta pregnante, pagina dopo
pagina e che, oserei direi, è fautrice della
realizzazione stessa dell’opera. Tematica
che ha visto coinvolto l’autore in prima
persona. L’emigrazione dalla propria terra
d’origine, la Sicilia.
Siamo alla fine degli anni sessanta, a
Sambuca. Lui, un bambino di una decina
d’anni all’epoca, parte con un progetto
costruito dalla famiglia nel paese
d’origine, alla volta della Svizzera. Questa
esperienza sarà colma di molteplici aspetti
emotivi, che innescheranno svariate
dinamiche psicologiche. Mettendo in luce la
sofferenza del suo mondo interiore.
L’autore si trova ad esser coinvolto da un
turbinio di emozioni. Le aspettative, le
paure, i sogni, i progetti, i rischi. Ed
ancora, l’incontro con lo straniero,
l’estraneo, lo sconosciuto. Mentre
dall’altra parte, rimane, il rapporto con il
passato, con la famiglia, il paese
d’origine. Emozioni di curiosità, di
empatia, di esaltazione dello sconosciuto si
alternano a sentimenti di impotenza, paura,
dolore, fatica emotiva.
Ogni emigrazione è segnata da passaggi
dolorosi: il distacco, il viaggio, l’arrivo
e l’inserimento in una realtà nuova ed
estranea.
Lui viveva una doppia assenza: dal proprio
luogo e dal nuovo. Doveva far fronte ad una
sofferenza che non riusciva più a contenere,
alla nostalgia, ai sensi di colpa per tutto
ciò che aveva lasciato, incominciando ad
evocare il luoghi, i ricordi, la casa, gli
amici. Così decide contro tutto e tutti di
ripartire, di ritornare nella sua Sambuca,
alla ricerca della propria identità.
L’identità. Frutto di un complesso e
singolare processo che inizia già prima
della nascita, che affonda le radici nella
storia della propria famiglia e nel gruppo
di appartenenza. Fatta di vincoli spaziali,
vincoli temporali e di integrazione sociale.
Che sembrano esser spazzati via con
un’emigrazione.
Ma lui, adolescente, in quell’età
borderline, fatta di ricerca e
consolidamento, l’età in cui si coniugano
risorse vitali e proiezioni sul futuro,
ritorna alle origini, credendo che il tempo
si sia fermato. Che il suo paese l’abbia
aspettato. Che abbia sofferto, come lui. Che
nulla sia cambiato. Ma viene deluso. E si
sente doppiamente straniero: straniero nel
nuovo paese e, soprattutto, straniero nel
suo paese. Ma l’inaspettato dialogo con
Mamma Grande, con nonna Peppina, gli
consegnerà quel modello a cui ispirarsi, da
cui farsi aiutare. Lei sarà quel ponte che
gli darà la possibilità di unire e
riconoscere la separazione, il ponte che
farà in modo che lui possa favorire questa
separazione, non come scissione, ma come
dimensioni diverse che possono esser
contenute e condivise, contemporaneamente.
Si rende conto che anche se nulla sarebbe
stato più come prima, il partire, restare,
tornare, non gli impediranno di portare
dentro di sé la sua storia, il suo viaggio,
il suo passato, le sue speranze, così come
da sempre fa quel gigantesco Ficus, al
centro della stazione di Palermo, affondando
le sue radici nella profondità della terra,
a sorreggere i suoi rami, lì, all’esterno.
Questa esperienza gli consegnerà le chiavi
per avvicinarsi allo straniero, senza il
timore di confondersi con esso ed
allontanarsi dalle origini, senza la colpa
della distanza. Da quel momento si prenderà
cura delle proprie ed altrui domande, per
costruire la propria trasformazione di uomo.
Prenderà un profondo impegno personale, sul
quale organizzare la propria vita. Un
impegno, una tacita promessa, a cui ha
tenuto fede nei migliori dei modi. Con la
pubblicazione di questo libro. Rosa
Fioriniello |