Principale fonte:
Una finestra sul castello -
Ricerca effettuata nella Scuola Media di Miglionico nell'a.s. 1996-97
Il castello di Matera -
Il castello di Matera fu fatto costruire dal
conte Giovanni Carlo Tramontano il quale ottenne la città di Matera dal re di
Napoli a saldo di un credito di 60.000 ducati. Il conte, amante del lusso, s'indebitò
fortemente e cominciò a tassare il popolo per saldare i debiti e far fronte ad altre
spese. Si inimicò, così, tutti i cittadini. Nel frattempo, iniziò la costruzione, su
una collina nei pressi del centro storico, di una rocca da cui avrebbe potuto facilmente
difendersi e attaccare. Il castello, che doveva essere uguale al Maschio Angioino di
Napoli, non fu mai portato a termine per la morte del conte, ucciso, all'uscita dalla
Cattedrale, durante una sommossa popolare alla fine del dicembre 1514. Di esso sono
rimasti tre saldi torrioni di stile aragonese, collegati tra loro da alcuni corridoi. La
massiccia torre centrale, circolare come le altre, è unita con muraglie alle torri
minori. L'interno è spoglio; la torre centrale è divisa in tre piani abbastanza bui. Si
notano un caminetto, un vano forse adibito a gabinetto e un pozzo di luce, erroneamente
creduto un trabocchetto per farvi cadere i nemici o gli importuni. Il materiale utilizzato
per la costruzione è il tufo delle cave materano.
Il castello di Bernalda - Il castello di Bernalda, costruito dai
Normanni, quando Riccardo da Camarda ebbe in feudo le terre dell'attuale Bernalda e di
Ferrazzano. Dal 1330 al 1470 fu abitato da vari signori. Danneggiato dal terremoto del
1466 che distrusse l'intero abito di Camarda, fu disabitato dal 1470 come tutta la zona.
Successivamente Pirro del Balzo, signore di Venosa, tentò di ripopolarla con
famiglie di fuggiaschi Schiavoni, Greci e Albanesi. Nel 1300 iniziarono i lavori di
ricostruzione del maniero. Ancora oggi il maestoso castello, non visitabile per motivi di
sicurezza, domina la valle del Basento. Nel 1735, Carlo III di Borbone fu ospitato
nel castello, in occasione della visita che fece nei territori del napoletano, dopo la
guerra di successione polacca.
Il castello di Ferrandina (Uggiano) - Più che di castello occorre
parlare di roccaforte per la posizione, per l'ampiezza delle mura di cinta, per
l'esistenza di una chiesa, per la presenza di grandi depositi. Si fa risalire la
costruzione intorno al X secolo dal momento che, nel 1068, Roberto il Guiscardo, conquistò
la roccaforte che venne allargata e fortificata. Successivamente divenne feudo degli Svevi
e poi fu donata a Pietro Belmonte, conte di Montescaglioso. Nel 1037 vennero
eseguiti lavori di rinforzo dal maestro Iacopo Trifogiano di Stigliano. E mura di cinta
sono perpendicolari. Non si sa con esattezza quante fossero le torri iniziali (attualmente
sono tre e se ne intravedono le tracce di atre cinque). La loro struttura è semplice e
sono formate da un piano interrato, da un pianterreno a de piani superiori.
Il castello di Grottole - Il castello fu costruito da Sichinunfo,
duca longobardo, principe di Salerno, per difendere i suoi territori dagli attacchi dei
nemici. Costruito con materiale calcareo, il castello servì come caposaldo delle
fortificazioni del paese. I lavori di costruzione durarono quindici anni. Tra i vari
signori del castello si ricordano il Marchese Sances che lo decorò con affreschi e
statue, e il principe di Sanseverino, conte di Chiaromonte e Saponara che utilizzò una
grande sala, al primo piano, come teatro, dove si esibivano le più famose compagnie e gli
amici del principe. Oggi della fortezza non rimane che una sola torre con una finestra
dalla quale, secondo la tradizione popolare, è possibile scorgere la bella figura di una
fanciulla, Abufina, intenta a ricamare, la quale, per raggiungere l'innamorato Selepino,
trovo la morte guadando il fiume Basento. Il signore del castello, in onore della
fanciulla morta, fece murare le porte d'ingresso alla stanza di Abufina collocandovi una
lapide.
Il castello di Irsina - Il castello fu fatto costruire la Federico
II. Di esso rimane solo una piccola torre e si suppone che dalla parte opposta dovesse
esserci un'altra torre, poichè il luogo oggi si chiama Torretta. Il castello fu
donato dal Federico II a S. Francesco d'Assisi il quale vi instaurò un convento. I frati
ne fecero una rocca imprendibile, tanto che molti signori vi facevano custodire i loro
tesori.
Il castello di Lagopesole - Federico II di Svevia costruì nel mezzo
delle selve della Bailicata, a Lagopesole, un castello di caccia, al pari del più noto
esempio pugliese di Castel del Monte. Castel Lagopesole, osservato da lontano, mostra
tutto il fascino della sua pianta a forma rettangolare. Presenta due cortili di forma
irregolare e una insolita torre all'interno, un battifredo; ciò fa supporre che
Federico si sia trovato di fronte ad una torre normanna e che abbia ampliato un
edificio-rocca già esistente. La costruzione ebbe inizio nel 1242 ed ebbe sempre una
doppia funzione di residenza e di castello di caccia. Il complesso è diviso in due parti
da un muro che delimita la parte più antica comprendendo il battifredo. Nell'altra
ala del castello troviamo un ampio cortile che corrisponde alla parte del complesso
destinata alla residenza. Il castello, che dopo Federico II fu dimora di suo figlio Manfredi
e in seguito di Carlo d'Angiò, resta uno dei monumenti svevi della Basilicata più
compatto e meglio conservato. Fa parte delle tante opere volute dall'imperatore svevo per
creare una rete di punti di appoggio ben fortificati per meglio controllare il territorio.
Il castello di Laurenzana - All'estremità del paese, sopra una rupe,
spicca il castello che, per la sua posizione, desta meraviglia. Un'antica leggenda narra
che un vassallo di nome Muettin del Merlo giunse intorno all'anno 1000 a Laurenzana
il quale, vedendo che il paese era sprovvisto di un castello pensò di costruitne uno
bello e imponente. Poiché non aveva i mezzi per realizzarlo, cominciò a fare rapine con
una banda organizzata. Dopo alcuni anni convenne che poteva iniziare la costruzione del
castello e scelse un'altura dove viveva un vecchio eremita custode di un tesoro
sacro:" Chi avesse toccato quel tesoro sarebbe stato maledetto". Muettin
non tenne conto di questo, uccise l'eremita e cominciò la costruzione del maniero. La
maledizione, puntualmente, cominciò ad avverarsi: ogni giorno un operaio si uccideva
sulla tomba dell'eremita e ogni notte il vassallo sentiva una voce che gli diceva: "Muettin,
oggi un altro se ne è andato; gira, gira il tuo castello dovrai fartelo da solo, lo farai
superbo e bello; ma da solo ci starai finchè ultimo morrai" Muettin, morti tutti
gli operai, cominciò da solo la costruzione del castello. Quando il lavoro fu terminato,
mentre lo ammirava dal punto più alto, si sentì spingere e, voltandosi, vide tante mani
di scheletri. Impaurito, si mise a correre per il castello, finchè morì. Si dice,
tuttora, il fantasma corra ancora. Signori del castello furono nel 1400 gli Ornini del
Balzo, nel 1496 i Paderico e nel 1510 i Filangieri.
Il castello di Lauria - Sulla vetta di un monte roccioso, che domina il
vallone Caffaro, si ergono i resti di torri e base quadrata e di muri del castello di
Lauria appartenuto a Ruggiero di Lauria, ai Sanseverino e ai duchi di Candia. La
leggenda narra che in questo castello i feudatari ospitassero delle belle fanciulle alle
quali insegnavano l'arte dell'amore e dello spionaggio. Le fanciulle venivano inviate ai
signori che ne facevano richiesta. Non esistono, comunque, fonti che attestino questo traffico.
Il castello fu anche il centro della resistenza agli attacchi francesi del generale
Massena il quale, nel 1806, punì duramente Lauria che era insorta contro i transalpini.
Il castello di Lavello - Il castello risale all'epoca normanna. Fu eretto
da Arnolino, signore di Lavello, al tempo di Guglielmo Braccio di Ferro. E' una
costruzione quasi quadrata; in origine aveva due ingressi: uno a Nord (ora murato) ed uno
ad Ovest e 22 finestre. Più tardi alla semplice struttura furono aggiunti un loggiato con
tre archi e una torre. Successivamente le finestre furono sostituite da balconi e venne
ricostruito il loggiato con cinque archi. All'interno si trova il monumentale pozzo di
pietra con relativo abbeveratoio. Al pian terreno ci sono ampie ambienti destinati a
magazzini, stalle, depositi e corpo di guardia. Al primo piano si trova un loggiato
coperto, un salone per la corte, l'appartamento del feudatario, un giardino pensile e gli
alloggi per i cortigiani e la servitù. Il castello ha due gallerie sotterranee: una
conduce fuori dell'abitato e si suppone servisse a mettere in salvo gli abitanti del
castello in caso di pericolo; l'altra conduceva sotto una chiesa e serviva come passaggio
alle giovani spose su cui il signore usava il diritto della prima notte (ius primae
noctis). Particolare curioso di questo castello è una stanza senza porta e con una
piccola finestra che ha fatto sbizzarrire la fantasia con la creazione di tante storielle
fantastiche.
Il castello di Melfi - Il primo nucleo del castello di Melfi fu eretto
dai Normanni e cioè da Ruggiero, figlio di Tancredi. E' certo che Melfi e il suo
castello ebbero un ruolo molto importante in epoca normanna: furono conquistati varie
volte, furono sedi di concilio, parlamenti e testimoni di grandi eventi tragici e
piacevoli. Sotto Federico II, che aveva avviato un'attività costruttiva di
castelli a scopo di controllo e di difesa del territorio e come luogo di riposo e di
svago, il castello di Melfi fu migliorato e ingrandito, forse sotto il diretto controllo
dello stesso imperatore Federico II. L'imperatore soggiornò a lungo nel castello di Melfi
dopve, nel 1231, emanò le famose "Costituzioni Melfitane". Anche sotto
gli Angioini il castello fu soggetto ad opere di restauro e di costruzione. Con la fine
della dinastia Angioina, Melfi perse il ruolo di sede regia e divenne un feudo passante da
un signore all'altro. Nel 1416 era proprietà del favorito della regina Giovanna II, ser
Giovanni Caracciolo. Sotto il figlio di costui, Troiano, godette di un nuovo periodo di
splendore, tanto da essere chiamata "piccola Napoli" (anche la nostra
Miglionico ha sempre avuto l'appellativo di Napulicch'). Nel 1485 nel castello di
Melfi si consumò una fase della famosa "Congiura dei Baroni", qui riunti
per il matrimonio di Troiano, figlio di Giovanni II Caracciolo e la figlia del conte
Capeccio Sanseverino. I Caracciolo furono proprietari del castello fino al 1528, anno in
cui passò ad Andrea Doria. Il castello, dopo aver subito nel corso dei secoli
rifacimenti, modifiche e restauri, è costituito attualmente da una massiccia bastionata
perimetrale a forma di quadrilatero irregolare, rafforzata da otto torri di varie altezze
e forme, cinque rettangolari e tre pentagonali con la punta rivolta verso l'ampio fossato
che circonda la costruzione. Attualmente vi è sistemato il Museo Nazionale del Melfese
che ospita, tra l'altro, il famoso sarcofago di Rapolla di epoca romana.
Il castello di Muro Lucano - La costruzione di questo castello si pone
intorno all'VIII secolo. Data la sua posizione strategica, una volta, era un fortilizio di
grande importanza. Avvenimento principale della storia di questo castello è l'assassinio
della regina Giovanna I, per ordine di Carlo di Durazzo, verso la fine del XV
secolo. Secondo la tradizione popolare il castello era pieno di trabocchetti e paurosi
sotterranei in cui la regina faceva sparire i suoi amanti. Il castello fu
acquistato da Matteo Ferrilli nel 1477 e dal 1530, fino all'abolizione del
feudalesimo, fu degli Orsini di Gravina. Il terremoto del 1694 danneggiò molto il
castello, facendo crollare l'intero ultimo piano. Oggi, a causo delle modifiche apportate
fino a i giorni nostri, il castello conserva ben poco dell'aspetto originario. Il cortile
d'ingresso ha forma irregolare e per mezzo di una gradinata conduce ad un altro cortile di
forma rettangolare. Il quest'ultimo vi è la bocca di una cisterna scavata nella roccia
sulla cui sinistra è posta una scalinata che conduce alla Grande Torre. A destra del
cortile c'è una grande scala a rampe che, da un lato, portava nell'appartamento della
regina (crollato durante il terremoto del 1694), dall'altro in un teatro costituito da due
cameroni.
Il castello di Pietrapertosa - Edificato dai Saraceni, doveva essere un
segno urbano ben distinguibile se un affresco del settecento ce lo mostra ancora dominante
sull'abitato. Il castello ci mostra i resti di un antico fortilizio, naturalmente difeso,
fatto della stessa pietra su cui si poggia; è rimasto un torrione semi diruto e parte di
una costruzione che doveva contenere gli alloggiamenti. Difficile datare il monumento,
anche se il torrione fa pensare ad una torre di vedetta saracena simile ad altre di cui il
territorio meridionale è pieno.
Il castello di Valsinni - Al castello di Valsinni è legata ala pietosa
storia della poetessa Isabella Morra. Il castello di Favale sorgeva in un luogo
selvaggio e montano, sopra il fiume Sinni che diede il nome di Valsinni alla cittadina. Il
feudo dipendeva dai Sanseverino che, con la famiglia dei Morra, vantava
comune origine normanna. Isabella, dedita alla lettura e alla poesia, viveva in luogo
selvaggio tra gente rozza. Il malinconico castello impauriva Isabella, soprattutto dopo
che il padre e il fratello Scipione erano esiliati in Francia. Isabella dovette vivere per
mesi da sola tra gli alti e ombrosi faggi di Favale, oggi Valsinni, sognando una vita
mondana in città, presso la corte. L'infelice poetessa s'inerpicava sulla vetta del monte
Favale che dominava il Mar Jonio, aspettando invano qualcuno che la portasse via da quella
"prigione" ambientale e sociale. Isabella fu uccisa nella sua camera in
una notte del 1546 dai barbari fratelli che vollero vendicare l'onore tradito dalla
sorella la quale si era innammorata del Barone Diego Sandoval de Castro, spagnolo e nemico
della famiglia, marito della sua amica Antonia Caracciolo di Nova Siri.
Il castello di Venosa - Il castello di Venosa fu fatto costruire nel 1470
dal Pirro del Balzo. Ha forma quadrata e circondato a saldissime torri di cui
alcune trasformate e ridotte nel corso dei tempi. L suo interno si trovano uno spazio
quadrato chiuso a sud e ovest da alte mura, a nord ed est dagli appartamenti baronali. Nel
cortile vi è una loggia cinquecentesca a pilastrini ottagonali che ingentilisce la mole.
Il castello era famoso per le sue prigioni, paragonate ai Piombi di Venezia: i signori
erano molto crudeli con i prigionieri e ciò è dimostrato dalle numerose scritte presenti
nella dura pietra e nelle oscure segrete sotterranee dove si possono ancora trovare
strumenti per la tortura.
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