MATERA.
Straordinario successo di pubblico per la diciassettesima edizione di
Più libri più liberi, la fiera dedicata alla piccola e media editoria
italiana. L’evento culturale più importante della capitale è stato
organizzato dall’Associazione Italiana editori (AIE) e ospitato dal 5 al
9 di dicembre, per il secondo anno,dal Roma convention center La Nuvola
Eur
Moltissimi – oltre 1.500 – gli autori italiani e internazionali che
hanno partecipato alla Fiera: tra questi, l’israeliano Abraham Yehoshua,
lo scrittore e poeta dissidente Patrice Nganang, lo statunitense Joe R.
Lansdale, l’intellettuale turca Pinar Selek, l’autore di House of Cards
Michael Dobbs. Tra gli italiani Zerocalcare, Paolo Giordano, Michela
Murgia, Luciano Canfora, Dacia Maraini, Teresa Ciabatti, Nadia
Terranova, e moltissimi altri. Molto nutrita anche la presenza di grandi
personalità del mondo dell’informazione: tra gli altri, Mario Calabresi,
Luciano Fontana, Virman Cusenza, Marco Damilano, Giovanni De Mauro,
Marco Travaglio, Ezio Mauro, Michele Serra.
-Anche quest’anno Più libri più liberi non è stata una semplice fiera
della piccola e media editoria – ha detto il presidente della Regione
Lazio Nicola Zingaretti – ma una festa per i tanti amanti dei libri e
della cultura. Tante famiglie, tanti giovani e meno giovani hanno
affollato gli incontri e passeggiato tra gli stand. Roma si riscopre
Capitale della Cultura grazie a migliaia di visitatori che alla Nuvola
all’Eur hanno visitato gli stand di quella che è diventata la Fiera del
Libro più importante in Italia. Una grande manifestazione le cui
caratteristiche sono la partecipazione e la condivisione perché la
cultura è soprattutto confronto. Questo evento proietta la Capitale in
un panorama internazionale.Tra le case editrici della Basilicata era
presente la 'Lilitbooks' di Pippo Bellone che si adopera da anni per la
diffusione della cultura e della lettura .Tra i numerosi titoli esposti
alla fiera, la casa editrice ha presentato il saggio storico di
Margherita Lopergolo, autrice miglionichese, intitolato 'L'ambizioso
progetto culturale della riforma fondiaria-aspetti educativi nel
contesto lucano-con prefazione di Lino Patruno. Un lavoro interessante
che vuole mostrare ai lettori l'importanza della cultura quale strumento
di riscatto per i popoli.Infatti, il progetto culturale messo in atto
dalla riforma ha permesso ai figli dei contadini, dei salariati, alle
classi più umili e povere, di crescere culturalmente e di elevarsi nella
scala sociale.
Il lavoro si colloca all'interno di un quadro di riscoperta della
realizzazione concreta della Riforma Fondiaria e del mondo che ha
prodotto mettendo in luce il patrimonio umano che ne è scaturito: in
quei poderi si era realizzata una crescita di ceto che premiava il duro
lavoro agricolo che , oltra a dare frutti quali arance, fragole, tabacco
, ha prodotto frutti ancora più preziosi , ovvero i diplomati e laureati
, solide basi per il futuro della Lucania. Il libro inquadra
storicamente, dal punto di vista legislativo sociale ed economico,
l'atavica lotta tra povertà e progresso , tra arretratezza e sviluppo ,
tra analfabetismo e cultura , ripercorrendo un arco di oltre un secolo
di intervento pubblico in agricoltura rileggendolo da un versante
cruciale: quello della scolarizzazione e della diffusione della cultura.
Un testo che fa visualizzare la crescita delle popolazioni rurali
attraverso i protagonisti e le loro testimonianze, un mosaico di uomini
e donne che quella crescita l'hanno vissuta uscendo , così, da quelle
condizioni di vita disumane in cui vivevano e che venivano rilevate, per
la prima volta, in maniera scientifica, attraverso gli 'Atti della
commissione di inchiesta parlamentare sulla miseria in Italia e sui
mezzi per combatterla' , voluta dall'allora Presidente del Consiglio ,
De Gasperi.
Dopo le elezioni politiche del 1948, Alcide de Gasperi mise in evidenza
la necessità di porre mano alla riforma agraria e ai lavori pubblici per
lo sviluppo delle popolazioni del Mezzogiorno. Nominò una commissione
presieduta dall'onorevole Emilio Colombo per lo studio di un disegno di
legge finalizzato al risanamento dei Sassi di Matera , che fu approvata
nel 1952.
La Basilicata si affacciava agli anni del secondo dopoguerra con una
struttura produttiva prevalentemente agricola su cui pesava la presenza
del latifondo , arretratezza degli ordinamenti colturali e la
malaria.Una situazione che ,da un lato , aveva origini che affondavano
le radici nelle vicende storiche,come le promesse di Garibaldi sulla
divisione dei latifondi tra i contadini, rivelatesi illusorie, e
l'impoverimento del Meridione per arricchire il Nord, ragione dell'Unità
d'Italia, la legge Pica che catalogo' i rivoltosi in briganti, la leva
obbligatoria che portò un popolo già martoriato all'ennesimo sterminio,
dall'altro era riconducibile alla condizione di isolamento in cui
versava la regione, soprattutto per il modesto sviluppo della rete
stradale e ferroviaria. Inoltre, la Basilicata, presentava i più elevati
indici di analfabetismo, emigrazione e mortalità d'Italia. Su questo
scenario si calarono, all'indomani del secondo conflitto mondiale , due
interventi sostanziali che, pur con una serie di limiti, furono
destinati a scardinare l'impalco territoriale preesistente e a imprimere
alla regione nuovi connotati: le leggi di riforma agraria e l'Intervento
straordinario per il Mezzogiorno. L'idea di fondo era quella di superare
il divario tra nord e sud realizzando nel Mezzogiorno le precondizioni
per lo sviluppo attraverso un programma di opere pubbliche. Tale
situazione rimase immutata fino all'inizio degli anni '50, quando, sotto
la spinta del movimento di occupazione delle terre, le forze di Governo
approvarono uno schema di riforma fondiaria per scongiurare una nuova
esplosione di rivoluzionariqualo erano stati i loro antenati. Infatti,
nell'immediato secondo dopoguerra, nelle campagne meridionali,
soprattutto nelle aree latifondistiche, la presenza di numerosi
contadini e braccianti disoccupati diede vita a movimenti di occupazione
delle terre. Obiettivo principale di tali movimenti era il lavoro e il
possesso della terra,tante volte promessa. D'altra parte, già la
Costituzione , promulgata nel 1947, ne delineava i caratteri nell'art.44
disponendo la bonifica delle terre , la trasformazione del latifondo e
la ricostruzione delle unità produttive. Pertanto, l'incarico di
elaborare una relazione in merito, ovvero la Proposta di colonizzazione
dei demani comunali e per la formazione di una nuova proprietà
coltivatrice nel comprensorio metapontino, fu affidato a Manlio Rossi
Doria , un economista agrario che aveva una profonda conoscenza
dell'agricoltura del Mezzogiorno .
Nel 1949 si tennero a Matera le Assisi per la Rinascita della Lucania e
il Terzo Congresso delle cooperative della provincia di Matera, i quali
costituirono momenti di forte mobilitazione politica e organizzativa del
movimento contadino che decise di estendere le occupazioni alla
proprietà privata chiedendo a gran voce una riforma agraria generale. Il
2 dicembre 1949 circa duemila contadini e braccianti lucani occuparono
il bosco di Policoro , seguì lo stesso anno l'occupazione delle terre di
Tre Confini e di Montescaglioso, centro nevralgico del movimento,dove i
carabinieri spararono sul corteo dei contadini uccidendo Giuseppe
Novello.Le tensioni destarono l'attenzione del governo guidato da De
Gasperi che presentò la cosiddetta Legge Sila nel maggio del 1950 e la
Legge Stralcio nell'ottobre dello stesso anno , così chiamata perché
rappresentava uno stralcio di una legge generale di riforma agraria che
doveva seguire e che non venne mai fatta. Da qui , un decennio
formidabile per il Metapontino , con migliaia di case rurali , luce ,
acqua potabile, strade interpoderali e un progetto rivolto a risolvere
il dilagante problema dell'analfabetismo e a dare impulso all'istruzione
professionale per fornire al bracciantato agricolo gli strumenti per
vivere in una società più evoluta. Infatti , alla scuola si affidava il
nobile compito di formare le nuove generazioni di contadini onesti ,
intelligenti ed operosi , attraverso le scuole popolari , istituite nel
1947. Il decreto ne prevedeva il funzionamento presso scuole elementari,
fabbriche, aziende agricole, caserme, ospedali , carceri, nonché in ogni
ambiente popolare, specie in zone rurali. Solo traendo gli uomini
dall'ignoranza e dall' analfabetismo era possibile sperare nella
redenzione loro e delle terre. |