MARGHERITA LOPERGOLO

2.04.2015

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MIGLIONICO
Interessante convegno sull'ambizioso progetto della riforma fondiaria
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MIGLIONICO. Sabato 28 marzo a Miglionico si e' tenuto il quinto incontro con la storia organizzato dal Gal bradanica nella persona del presidente Leonardo Braico. Un interessantissimo convegno sull'ambizioso progetto della riforma fondiaria,moderato dal giornalista Giacomo Amati , attraverso l'analisi attenta e critica di relatori di elevato valore intellettuale: dallo storico Giovanni Caserta , all'antropologa Dorothy Zinn,al professor Antonio Lascaro, al maestro La cava,al critico d'arte Gabriele Scarcia e per finire la dott.ssa Rosa Fioriniello.
La presentazione del libro di Margherita Lopergolo,intitolato 'L'ambizioso progetto della riforma fondiaria' e' stata preceduta da un piacevolissimo momento dedicato alle arti figurative , alla musica e alla poesia, dagli artisti: Annamaria e Angelo Manzara, Leo La vecchia,Alessandro Fattore, Anna Maria Casamassa, Nunzia Dimarsico. Tra le opere ,che saranno esposte fino a fine maggio, si può' ammirare lo 'Stralcio della Lucania' di Ciccio Cinnella, organizzatore della mostra,un quadrittico di sei metri ,che riproduce la copertina del libro della Lopergolo.
Madrina d'onore della serata la professoressa Lucrezia Carlucci, insieme ad ospiti d'onore: dottor Giulio Cocca,gia' governatore del distretto 73 di Puglia e Basilicata , dottor Pasquale Quarto, presidente Serra Club di Matera , Anna Liantonio della FIDAPA, Cosimo Giannotta presidente VAS e il dottor Rino Finamore, presidente Omniamentis.
Il convegno ha avuto inizio con la relazione accurata dello storico ,professor Giovanni Caserta, secondo il quale la riforma e' arrivata troppo tardi dopo 2500 anni,in concomitanza della rivoluzione industriale. I contadini- dice Caserta-lasciavano gli scarponi e mettevano la tuta.
L'analisi di Caserta parte dalla riforma dei Gracchi che miravano a ricreare una piccola proprietà' contadina,attraverso distribuzioniGiovani Caserta dell'ager publicus, poiché occorreva che lo stato riprendesse piena disponibilità' dell'ager publicus,troppo facilmente ceduto ai latifondisti, e lo suddividesse in appezzamenti da assegnare al proletariato urbano, in modo che esso lo coltivasse e ne traesse i mezzi di sostentamento.
Poi la riflessione dello storico Caserta passa all'analisi delle leggi scolastiche fatta dall'autrice :dall'Unita'd'Italia,quando ci si pose il problema dell'educazione del popolo,alle leggi Casati, Coppino, all'esperienza del lucano Matteo Miraglia,che ha avuto un grande ruolo nel dibattito pedagogico dell' '800 e soprattutto riguardo alle scuole rurali. Dopo la seconda guerra mondiale ,nel 1947 nasce l'UNLA e la Basilicata diventa emblema dei progetti di educazione popolare:scuole serali per adulti, istituite a casa o nella scuola pubblica, scuole festive,scuole estive,ecc.
Dopo l'intervento del professor Caserta , il maestro Antonio Lacava di Ferrandina, presidente dell'UNLA,ha regalato al pubblico un momento di grande commozione, attraverso la teatralizzazione del suo intervento. Egli ha recitato ,insieme alla maestra Annamaria Manzara, una poesia di Giuseppe Ambrosecchia,intitolata 'ti chiedi chi sono' sottolineando di aver rivissuto la sua fanciullezza attraverso la lettura del libro e di averne tratto beneficio. Perciò' il libro della Lopergolo e' entrato nella hit parade del bibliomotocarro del maestro Lacava.
A seguire, l'intervento dell'antropologa Dorothy Zinn, docente presso l'Università' di Bolzano, relatrice della tesi di laurea di Margherita Lopergolo, svolta presso l'Università' di Basilicata.
Secondo l'antropologa l'immagine della Lucania e' fortemente segnata da Carlo Levi. Sembra quasi di passare da Levi direttamente al terzo millennio. Pertanto e' interessante che la Lopergolo abbia approfondito un periodo storico lasciato all'oblio, con uno sforzo enorme, attraverso ricerche negli archivi dell'Alsia e delle scuole, ma anche attraverso numerose interviste , accendendo un riflettore luminoso sull'analfabetismo e sulla povertà', con dovizia di particolari.
E' arrivato il momento-dice la Zinn- di tirare le somme della riforma fondiaria per conservarne la memoria e tutelarla. E' necessaria una trasformazione culturale che parta dalla riflessione sulle nostre origini e ci porti a capire dove andiamo.
Il pedagogista,professor Antonio Lascaro, si e' chiesto che cosa abbia spinto l'autrice a scrivere sulla riforma fondiaria? Una fortissima motivazione: l'amore per la nostra terra e l'interesse storico -culturale. In pochi tratti di penna , l'autrice ha percorso oltre 100 anni di storia del popolo lucano per uscire dalla miseria. Al centro del saggio c'e' l'uomo.
Il lavoro della Lopergolo ha un interesse pedagogico che può' essere letto come itinerario ideale de pedagogismo. L'autrice-dice Lascaro- esprime i sentimenti e la passione di chi ha scelto di stare dalla parte degli umili;si immedesima nelle battaglie che hanno riscattato il popolo dalla miseria. Un particolare merito va alla capacita' dell'autrice di aver fatto emergere l'impegno dei politici. Inoltre, il pedagogista Lasciato concorda con l'autrice nel ritenere necessario un moto riformatore che metta al centro il bambino attraverso un'educazione liberatrice. E' disperatamente necessaria una battaglia che difenda il diritto all'istruzione. Il volume, continua il professor Lascaro, coinvolge con curiosità' intellettuale riuscendo a far condividere la passione per la ricerca storica e l'amore per un popolo che ha riscattato la propria dignità' col sacrificio. Per dirla con le parole del critico d'arte, dottor Gabriele Scarica, la vera bellezza del libro e del quadrittico ,che ne riproduce la copertina,sta nell'intento di elogiare il ruolo della scuola e dei maestri che,nonostante i sacrifici,hanno insegnato a pensare,il senso critico,la capacita'di districarsi in una vita difficile. Figura emblematica di questo ambizioso progetto di riforma culturale-sostiene la neuropsicomotricista dell'eta' evolutiva dottoressa Rosa Fioriniello, e' stato il maestro Manzi che ha fatto proprie le potenzialità' dei mass-media nella lotta all'analfabetismo. La dottoressa Fioriniello, in qualita' di coordinatrice della giuria del concorso 'C'era una volta la scuola in campagna', indetto da Margherita Lopergolo, ha concluso invitandoci a riflettere sullo spettro dell'analfabetismo dei nostri tempi e a tornare a raccontare ai nostri bambini 'C'era una volta'. Margherita Lopergolo

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Rosa FiorinielloTratto distintivo del saggio "L'ambizioso progetto della riforma fondiaria come progetto culturale" di M.Lopergolo, è l'estro con cui l'autrice delinea il profilo del maestro rurale, che prende vita dopo l'impegnativa e certosina ricerca che la Lopergolo ha fatto tra gli archivi dell'ALSIA, nonché tra i registri dell'epoca, della scuola elementare Don Liborio Palazzo di Montescaglioso, sugellata da interviste, testimonianze, citazioni e memorie dei protagonisti ancora in vita o dei loro più diretti parenti.
Nel loro mestiere di insegnanti di campagna riversavano entusiasmo, passione, metodo, volontà di sperimentare, di rimettere continuamente tutto in discussione. I maestri rurali, a volerlo dire con le parole dell'illustre filosofo della ragion pura, Kant, insegnavano a pensare, impartivano senso critico e logica, per far si che contadini diventassero uomini e cittadini aventi non solo doveri, ma anche diritti. Figure paterne che educavano, consigliavano, consolavano, ascoltavano, trasmettevano ai contadini la consapevolezza che potessero e dovessero acquisire una propria posizione sociale, riconsegnando loro dignità, autogoverno, senso critico, capacità di pensare. Come? Partendo dalla pratica, da quanto conosciuto fino a quel momento dai bambini, in primis, ma non solo, anche nelle scuole serali, quando si insegnava ad adulti giovani e meno giovani, ad esempio, partendo proprio dalla geografia dei luoghi in cui avevano combattuto o nelle scuole a domicilio dove le donne del borgo si riunivano per imparare a firmare, a leggere, a decifrare le lettere che ricevevano dai parenti emigrati.
Perché partire dal concreto? Perchè un corretto processo formativo si realizza proprio con la pratica e con l'esperienza, non con il trasferimento passivo di concetti e la memorizzazione di informazioni svincolati dall'esperienza. Lo strumento per antonomasia più efficace per raggiungere tale obiettivo è stato il gioco, allora, come dovrebbe esserlo oggi: il gioco, è il mezzo per eccellenza per insegnare ai bambini, in quanto esso parte dalla loro forma mentis e dalle realtà che vivono e conoscono, per far sì che giungano a fare ragionamenti logici, ad acquisire metodo per districarsi nei ‘labirinti' del sapere e della vita, al fine di far crescere la capacità di elaborare concetti astratti e sviluppare l'intelligenza.
Capostipite di questo approccio educativo-pedagogico, è il maestro Manzi. Che non solo si recò nelle scuole rurali, non solo ogni anno si recava nelle foreste amazzoniche tra gli indios, ma fece proprie le potenzialità del mezzo radiofonico e televisivo per insegnare e diffondere, prima agli adulti italiani analfabeti, poi agli extracomunitari immigrati in italia: radio e televisine, efficaci partner didattici e scientifici, ideali per stimolare fantasia e creatività, per la promozione di libri e per la lettura, per la conoscenza e approfondimento della lingua italiana. "Non è mai troppo tardi" è considerato uno dei più importanti format televisi di educazione degli adulti. Indicato dall'Unesco come uno dei migliori programmi televisivi per la lotta contro l'analfabetismo, nel 1965, al congresso internazionale degli organismi radio-televisivi che si tenne a Tokyo, ricevette il premio dell'ONU. E non solo, nel non lontano 1987 Manzi fu chiamato a tenere un corso di formazione per i docenti universitari che avrebbero dovuto elaborare il "Piano Nazionale di Alfabetizzazione" che il Governo argentino voleva realizzare sul modello di "Non è mai troppo tardi".
E due anni più tardi, l'Argentina, grazie anche al maestro italiano, ricevette un premio internazionale per il migliore programma di alfabetizzazione adottato in tutto il Sud America.
Perché continuare a sottolineare gli aspetti educativi e pedagocici del lavoro dei maestri, descritto nell'encomiabile saggio della Lopergolo? Non solo per non dimenticare il passato, non solo per dotarci delle ali per costruire il nostro futuro sulle orme delle radici passate come l'autrice fà nella sua dedica introduttiva, ma anche per cercare di comprendere una questione attualissima, che la Lopergolo ci riporta, tra le righe, nelle sue conclusioni: se la Basilicata, insieme ad altre regioni meridionali, può vantare il più alto tasso di laureati che sono comunque emigrati dalla terra natia, dall'altro canto vanta il tasso più alto di analfabetismo funzionale o di ritorno, pari al 40-45% circa della popolazione attuale, cioè si tratta di quelle persone che seppur hanno acquisito il metodo della lettura, non riescono a capire quello che leggono quando si trovano dinanzi ad una bolletta, una delibera, un documento. Paradossale.
Oggi non si legge o si legge troppo poco. E generalmente ci si preoccupa maggiormente di insegnare la tecnica del leggere, ma non si dà il gusto di leggere. Dimenticando che se il bmbino imparerà ad apprezzare il suo libro scolastico, continuerà ad amare la lettura, e chi legge è di certo una persona che meglio degli altri partecipa attivamente e intelligentemente alla vita della sua comunità. Per il ragazzo il libro deve essere qualcosa di piacevole, dove si può non solo leggere, ma trasformare, fare, disfare, ampliare, inventare, riflettere. Il libro si trasforma così in qualcosa di personale, di vivo. Perché aiuta a sviluppare il gusto della ricerca scientifica; a far da sé; a pensare. E il racconto, narrato dal genitore, crea un'atmosfera di complicità ed empatia tra l'adulto e il bambino. Purtroppo c'era una volta il papà o la mamma o la nonna che raccontavano. Ed oggi? Oggi c'è, prevalentemente, il deforme cartone animato propinato a iosa dalla televisione, che pone l'eroe in un mondo meccanico che non è il mondo del bambini. Occorre che il racconto ritorni, proprio perché è gia dall'infanzia che il bambino si pone "i primi ed eterni interrogativi, come i grandi filosofi, e sono proprio i racconti che forniscono risposte a questi pressanti interrogativi", come ci rammenta lo psicanalista e psicologo dell'età evolutiva Bettelheim. Per questo il racconto non è fuori tempo, e non lo sarà mai. Per questo sarebbe non solo bello, ma importante, che la sera qualcuno sedendosi sul letto del bambino, cominciasse nuovamente a dire: "C'era una volta… ", così come ha fatto per analogia la Lopergolo, prima nel suo saggio, ponendo alla nostra attenzione la necessità di ritornare a pensare, e successivamente ponendoci un'ardua sfida, quella del suo concorso letterario, che per tutti questi motivi non poteva non intitolarsi se non "C'era una volta la scuola in campagna". Fioriniello Rosa

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Domenico LascaroFra i tanti autorevoli esperti chiamati a presentare l’opera di Margherita Lopergolo,  è difficile cercare  elementi originali di giudizio.  Cercherò comunque di ritagliarmi uno spazio per esprimere, sia pure succintamente , il mio punto di vista .
       Per prima cosa mi sono chiesto: che cosa ha spinto l’autrice a trattare un argomento così lontano dai nostri interessi immediati. Solo una fortissima  motivazione  poteva  spingerla  ad indagare  le vicende della  Riforma Fondiaria in  Basilicata.    
       La risposta , in parte, è data  da lei stessa: l’amore per la sua e la nostra terra, unitamenteall’interesse culturale e storico  per le vicende dolorose che il popolo  lucano ha patito, nell’immediato dopoguerra, prima di uscire dalle condizioni di miseria e di arretratezza in cui versava.   
       Il testo comprende tre differenti filoni d’indagine: le condizioni sociali e culturali del ceto contadino nelle zone della Riforma Agraria; la diffusione delle scuole popolari e l’influenza dei mezzi di comunicazione nel percorso di emancipazione.
       Nel primo,  evidenzia lo stato di povertà,  economica e sociale, in cui vivevano le popolazioni rurali subito dopo il secondo conflitto mondiale;  ripercorre, altresì, le fasi delle lotte bracciantiliche costrinsero i governi ad adottare le misure finalizzate  a riscattarle dall’emarginazione e dall’indigenza.
       La seconda indagine descrive i modi con cui lo Stato intese debellare l’analfabetismo degli strati più umili della popolazione. Il terzo capitolo tratta del prezioso contributo che il mezzo televisivo offrì  al processo di acculturazione del popolo.
       Per il tempo che mi è concesso, non entrerò nel merito dei rilevanti problemi affrontati, mi limiterò a dare un giudizio complessivo sull’opera, secondo le mie personali prerogative. Prima considerazione: in pochi, essenziali tratti di penna, come usava dire una volta, l’autrice ha percorso oltre 100 anni di storia in Basilicata. E’ riuscita a definire un quadro oltremodo completo e circostanziato di un percorso umano, sociale e, aggiungerei, istituzionale e politico, delle traversìe che il popolo lucano ha dovuto superare per uscire dalla miseria .
       Mi trovo pienamente d’accordo col giudizio di Angelo Garbellanoquando afferma, nella prefazione al testo, che l’obiettivo primario  dell’autrice è mettere al centro l’uomo,  le sue necessità, i suoi sentimenti, nel contesto di facilitati rapporti sociali.
       A questa riflessionene aggiungo un’altra: tutta l’opera è percorsa da un profondo interesse pedagogico che dà al testo un valore aggiunto. Può essere interamente letta, secondo me, come un itinerario ideale di storia dell’educazione,dai primi anni del Fascismo fino ai giorni nostri.
       Lavoro storico, dunque, e scientifico, come può essere una preziosa tesi di laurea; ma, di là dagli interessi  storici, o genericamente culturali, l’opera esprime i sentimenti e la passione di chi ha fatto la scelta di stare dalla parte degli umili.      
       Infatti, l’autrice, oltre ad indagare gli aspetti più rilevanti, sul piano economico e sociale, del grande disegno della Riforma Agraria, s’immedesima, con la sua particolare sensibilità umana, con le battaglie che hanno riscattato il popolo dalla miseria più cupa.
       La stessa passione e lo stesso entusiasmo che ha profuso nella sua opera, affiorano nel progetto, encomiabile,  di indire un concorso, di uomini e idee, finalizzato a sollecitare quanti vorranno dare una testimonianza, diretta o indiretta, sulle scuole rurali del recente passato.  Lo scopo èrecuperare la memoria storica e non dimenticare la nostra appartenenza allaterra.
Il progetto si svolgerà col patrocinio dei comuni di Miglionico e di Montescaglioso,  della Provincia di Matera e del GAL Bradanica. Un contributo prezioso è offerto  da Francesco Cinnella che  mette a disposizione le sue competenze artistiche. Due differenti modi di  “continuare a riscoprire la nostra storia”. L’uno con l’arte pittorica, l’altra con l’opera scritta. Entrambi mossi dall’amore per laterra d’origine. Il loro intento è  riscoprire la cultura preziosa del mondo contadino, recuperare la nostra identità culturale e non perdere la memoria collettiva di noi stessi.      
       Un particolare merito va riconosciuto  alla Lopergolo per aver fatto emergere, attraverso la ricostruzione storica e istituzionale della Riforma, l’apporto fondamentale che, uomini come Manlio Rossi Doria, Emilio Colombo, Decio Scardaccione, Giorgio Amendola,hanno dedicatoall’elevazione  culturale e morale delle gentidi Basilicata.
       Non ha mancato, inoltre, di esprimere il suo preoccupato giudizio sul processo di riforma scolastica in atto nel Paese. Se da un lato, lei afferma, il ricorso alle pluriclassi del passato sembra inevitabile, dall’altro è indispensabile un moto riformatore che metta al centro il bambino con le su caratteristiche peculiari.   
       Le tecnologie, sostiene l’autrice, pur indispensabili per la formazione  dell’uomo, in un mondo globalizzato, devono sempre tendere all’educazione liberatrice della persona. L’azione educativa, inoltre, deve comunque mirare all’inclusione e all’integrazione di tutti i bambini, anche se diversi per provenienza, per caratteristiche personali ed etniche. Non esita a usare parole preoccupanti sulla situazione precaria in cui versano le istituzioni scolastiche italiane, e auspica il ricorso a una dura rivendicazione per sostenere e  difendere il pieno diritto all’istruzione.
       Riporto le sue stesse parole: << Non è una battaglia disperata, ma è una battaglia disperatamente necessaria. Siamo di fronte alla possibile fine del ruolo culturale delle istituzioni formative del nostro Paese. La scuola è stata distrutta a picconate, con la precarizzazione del corpo docente, il disinvestimento, la reintroduzione del maestro unico e la forte limitazione del tempo pieno >>.
       Sono giudizi che condivido pienamente. Quel progetto cosiddetto della Buona Scuola che il presidente Renzi ha tanto propagandato, rischia un fallimento clamoroso,  se non gli si destinano risorse umane e finanziarie sufficienti. Non servono annunci plateali e ingannevoli. Dimostri Renzi di saper mantenere le promesse annunciate,  che sembra voglia rimangiarsi giorno dopo giorno.   
       In sintesi, qual è il valore più autentico dell’opera, e perché mai suggerirne la lettura? Per prima cosa è scritta in un linguaggio semplice, conciso,ed essenziale,  che riesce a coinvolgere  il lettore in un crescendo di curiosità intellettuale e  culturale, riguardanti le vicende umane e sociali del popolo lucano,in un momento  molto controverso della storia d’Italia.       
       Testo consigliato, soprattutto ai giovani, perché l’obiettivo  posto dall’autrice è totalmente raggiunto: riuscire a far conoscere il proprio passato, trasmettere l’amore  per la propria terra alle giovani generazioni; far condividere la passione per la ricerca storica e non dimenticare le sofferenze che i nostri padri  hanno patito per  riscattare la   dignità di uomini e di lavoratori. Domenico Lascaro

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 Nunzia Dimarsico

NEL RICORDO
DEI CONTADINI ANALFABETI

Hanno pianto i giorni dei contadini
quando erano soli… nell’amarezza delle parole
che non comprendevano nella scrittura…
sui righi neri dei fogli nudi.

Gli occhi si chiudevano sull’aridità di una lettura
e tutto era al buio… davanti ai contenuti ignari.

Si restava nel muto deserto di un silenzio
dove la scrittura era un concetto astruso
all’espressione attonita di un umano
che si muoveva… solo… nella fatica e col sudore nelle callose mani.

C’era uno sforzo disumano quando qualcuno scrutava
oltre quelle frasi senza vita
che restavano ferme e inanimate
nella morte d’ogni respiro in un pensiero che nasceva.

I contadini analfabeti compivano ogni passo
in una condanna che aveva il sapore eterno…
ma… solo… fino al pallore di un tramonto…

Fino a quando…
all’alba nascente di un nuovo giorno
incontrarono la dedizione nei luoghi dell’istruzione
e nella costanza di una maestria,
che senza scandire il tempo nutrì quelle menti
fino ad allora vacue… d’ogni sapienza!

Si insegnò con amore
la vera essenza della vita… che si compie
in una buona abitudine…
fatta di libera lettura e d’ogni chiara scrittura!

Riprendeva … in una forma migliore
e in un tempo più giovane…
la vita del contadino… non più analfabeta.
E la comprensione non fu più astrattezza di un pensiero
ma realtà vera… vissuta con la gioia…
che rinasceva… in ogni cuore!


Nunzia Dimarsico
11 dicembre 2014

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