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Nibbio ucciso dai cavi elettrici | ||||||||
POMARICO. Un nibbio reale bruciato dai cavi dell’alta tensione. Era un bellissimo nibbio reale, liberato la scorsa estate sul lago di San Giuliano dal CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) in collaborazione con il CERM (Centro Rapaci Minacciati). Dopo due mesi di convalescenza, amorevolmente curato dagli operatori del centro materano, era stato dotato di un trasmettitore GPS per essere monitorato nei suoi spostamenti. Spostamenti che, grazie al trasmettitore, messo a disposizione da un gruppo di ricerca che lavora al Progetto internazionale LIFE EUROKITE, sono stati quotidianamente localizzati in percorsi che lo vedevano muoversi tra la Basilicata e la Puglia. Da qualche giorno il segnale emesso dal trasmettitore agganciato alla zampa, lo dava fermo sempre nello stesso punto ricadente sul territorio comunale di Pomarico. Questo ha allertato gli operatori del CRAS, facendo presagire l’insorgenza di qualche grave problema occorso al volatile. Vista l’assenza sui monitor dei movimenti quotidiani del nibbio reale, gli operatori del CRAS e dello stesso CERM hanno immediatamente avviato le ricerche sul luogo dove si concentravano i dati del GPS. Giunti sull'area sospetta sono riusciti a localizzare la posizione e qui è stato rinvenuto il nibbio morto folgorato sotto un palo di derivazione di una linea elettrica pericolosa. “E' l'ennesima dimostrazione – esordisce Matteo Visceglia, responsabile del CRAS sul lago di San Giuliano, di come ogni giorno avvenga una strage silenziosa di rapaci che usano questi supporti come posatoi, trovando quasi sempre la morte. La gran parte delle istituzioni non immagina minimamente come ogni anno muoiano migliaia di rapaci in questo modo assurdo e poco o nulla si fa per prevenire tale strage che passa inosservata purtroppo anche per molte associazioni ambientaliste”. “Sappiamo benissimo, incalza Visceglia, che le linee elettriche pericolose non sono l'unica minaccia concreta per la biodiversità ma si sommano a tutte le altre minacce reali che portano alla decimazione di intere popolazioni di rapaci (centrali eoliche, bracconaggio, avvelenamento, traffico illegale, collisioni, ecc.) con tassi altissimi di mortalità, purtroppo difficili da quantificare ma facilmente immaginabili considerando solo le centinaia di migliaia di km di rete elettrica e di torri eoliche che attraversano tutti gli ambienti frequentati da diverse specie di rapaci”. “Il nibbio reale – conclude Visceglia, ha ancora in Basilicata la sua popolazione più numerosa ma il futuro di questa specie, e di tante altre, è a forte rischio”. |
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