MIGLIONICO.
L’elisir della vita. E’ il libro del poeta
materano Giuseppe Ambrosecchia che sabato è
stato presentato nell'auditorium del
Castello del Malconsiglio. A coordinare e a
dare una chiave di lettura alle innumerevoli
poesie che raccontano la vita del poeta
materano, è stata Margherita Lopergolo. Un
progetto, “I Tre Confini della letteratura”,
promosso dalla casa editrice “Amico Libro”
che vedrà coinvolti paesi della provincia in
diverse iniziative culturali. L'ambizioso
progetto, afferma il presidente della casa
editrice, Giuseppe Bellone, ha come
obiettivo finale la pubblicazione dell'opera
vincitrice del festival della parola.
“Oggi, in un'epoca caratterizzata da troppa
fretta, da disattenzioni e vuoto c'e' ancora
un posto per la poesia e meno male!”,
precisa la Lopergolo che aggiunge: “La
poesia di Ambrosecchia, coinvolgente,
nobile, elevata, rassicurante, è per noi uno
scrigno prezioso di memoria storica della
comunità materana e di acquisizioni di cose
vissute. Le innumerevoli tematiche della sua
poesia ci propongono una visione di un mondo
autentico, quello dell'infanzia, che rimane
vivo anche in età adulta, senza perdere mai
il contatto con le sue radici. Il carattere
fondamentale della poesia di Ambrosecchia è
una lingua molto elaborata in cui termini
ricercati si uniscono a quelli più comuni, a
parole antiche e a espressioni del dialetto
materano, aperto a ogni tipo di fantasia,
fino a raggiungere effetti sorprendenti.” Le
poesie sono state recitate con maestria da
Emanuele Canterino, Nunzia Dimarsico,
Carmelo Caldone, Grazia Acito, Annalisa
Marinaro e Lucia Frescura accompagnate dalla
tromba di Teo Comanda. Un’interessante
lettura dell'opera è stata data dalla
dott.ssa Rosa Fioriniello, consulente
educativa per la comunicazione alternativa,
che ha sviscerato le tematiche predominanti
dell'opera. “Il libro di poesia –ha
precisato la Fioriniello, è come un rametto
di nespole. Potrebbe sembrare un’un analogia
strana ma, poesia e nespole, come gli
antichi usi ci insegnano, regalano la
conoscenza. Ambrosecchia, uomo e maestro di
vita, insegna, racconta, modella, come uno
scultore con il suo marmo, dona, questa
possibilità, rammentandoci che solo tenendo
presente tutto ciò, possiamo raggiungere
l’elisir di un’esistenza degna e felice,
libera dai sensi di colpa, in cui ogni cosa
torna dove deve essere, nel posto esatto.
Così, lui, uomo, marito, padre, nonno, parla
a suo nipote, alla sua compagna, ai suoi
figli, non dimentico di esser stato, a sua
volta, anch’egli figlio, di quel padre e di
quella madre, di cui delinea e disegna i
contorni, tuttavia non sbiaditi dal tempo
che passa, galoppa, lacera, tentando di
portar via, perché ancora e sempre presenti
nella sua memoria, nei suoi ricordi.” Con
una buona partecipazione di pubblico la
serata si è conclusa con i saluti della
presidentessa dell'associazione “Matera
poesia 1995' e con l'intervento musicale
della tromba di Teo Comanda. Antonio
Centonze |