Sono diventati pochi i potatori a Miglionico

Francesco MateraDott. Pietrangelo SalernoMIGLIONICO. Pochi e per lo più anziani. Sono gli agricoltori potatori miglionichesi. Ormai, sono gli interpreti di un mestiere in via di estinzione. Man mano che quelli più adulti, per ragioni di età o di salute, sono costretti a mettere da parte “la furc” (la forbice), la “sarr” (la sega) e “l’accittid” (l’accetta), ovvero, gli arnesi del mestiere, della nobile arte della potatura, i potatori, abili anche nel fare gli innesti, cioè, nel trapiantare i germogli di piante più giovani, tendono a scomparire. Da qui, le difficoltà che contraddistinguono il locale settore dell’agricoltura. Una condizione negativa, la carenza del numero dei potatori, che va ad aggiungersi alle ricorrenti e periodiche avversità atmosferiche: dall’attuale situazione di siccità che rende poco fertili, soprattutto i terreni seminativi, alle grandinate di alcuni mesi fa che hanno messo a dura prova il settore agricolo miglionichese, tra i più redditizi nel panorama della locale economia. Ne deriva che sono sempre più numerosi i proprietari terrieri miglionichesi costretti a ricorrere all’opera di potatori provenienti da fuori regione, per lo più dai paesi pugliesi come Santeramo, Gravina e Altamura. E quest’ultimi, spesso, utilizzano sistemi più meccanici e meno tradizionali.
Di alcuni aspetti della questione, ne parliamo con due esperti del settore: uno dei pochi maestri potatori giovani miglionichesi è Francesco Matera, 44 anni; l’altro è il dott. Pietrangelo Salerno, 58 anni, di professione veterinario, in servizio nel distretto sanitario dell’Asl di Miglionico, Pomarico e Grottole, appassionato di agricoltura e che, da alcuni anni, nel tempo libero, si cimenta anche nell’arte della potatura. “Si tratta di un’operazione delicata – spiega il dott. Salerno – che non lascia spazio all’improvvisazione. E’ una pratica colturale che viene attuata con l’obiettivo sia di aumentare la produzione del frutto sia di prevenire la diffusione di alcune malattie che periodicamente attaccano soprattutto gli alberi delle olive. Se praticata a regola d’arte, consente alle piante di assumere una forma più funzionale all’assorbimento della luce. Va effettuata proprio in questo periodo – conclude il veterinario – ovvero durante la fase di riposo della pianta, cioè nei mesi che precedono la nascita dei nuovi germogli”.
Da parte sua, il maestro potatore Francesco Matera osserva come potare un albero non significhi soltanto tagliare dei rami secchi e sterili. “La potatura – spiega – implica una gamma di interventi volti a modificare il modo naturale vegetativo e di fruttificazione di una pianta. Ci sono due tipi di interventi, quelli ordinari e straordinari: i primi servono ad alleggerire la chioma ed a ridistribuire il peso dei rami; invece, quelli straordinari sono finalizzati a risanare l’albero, se colpito da infestazioni di parassiti o qualora fosse stato danneggiato da agenti atmosferici avversi”.
Ne discende che commettere degli errori durante la potatura significa, il più delle volte, compromettere il corretto sviluppo delle piante. Per questa ragione, il lavoro del potatore non può essere svolto in modo approssimativo. Al contrario, richiede perizia ed esperienza. Come un’attività d’arte. Che, purtroppo, nell’agro miglionichese, è in via d’estinzione.

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375