MIGLIONICO.
Sono considerati i migliori amici dell’uomo. Ma noi
siamo davvero amici di loro? Se cosi fosse il problema
dei cani randagi non esisterebbe. Ma c’è e va affrontato
e risolto. Una soluzione potrebbe essere rappresentata
dall’uso del canile comunale. Un rifugio per i cani
randagi, abbandonati e vaganti per le strade del centro
cittadino e per quelle dei quartieri periferici del
paese. Un luogo anche sanitario e di prima accoglienza.
Ma anche adatto per il soggiorno permanente
dell’animale. La struttura già esiste sul territorio
dell’agro miglionichese: fu progettata e costruita
nell’agro miglionichese agli inizi degli anni Duemila.
Un’opera pubblica creata dal Comune con l’obiettivo di
affrontare e risolvere adeguatamente il problema del
randagismo. Ma mai utilizzato.
La questione è al centro di un’interrogazione rivolta
all’attenzione del sindaco Francesco Comanda, da parte
dei consiglieri comunali di minoranza, Giuseppe
Dalessandro e Vito Rago di “Esperienza e
Futuro per Miglionico”. “Detto canile – si
legge nel testo dell’interpellanza – fu
regolarmente realizzato in agro di Miglionico,
utilizzando, tra l’altro, anche un finanziamento
regionale di 80 mila euro, ma alla data odierna non è
mai andato in funzione e la struttura risulta essere
abbandonata e vandalizzata”. Poi, i due consiglieri
comunali sottolineano come sia stato procurato all’Ente
un danno erariale. Da qui, la richiesta di conoscere “i
motivi ostativi che hanno impedito la messa in esercizio
della struttura" pubblica. Si chiede, inoltre, di
sapere se sono state fatte contestazioni per eventuali
dinieghi autorizzativi o commessi errori progettuali”.
E’ utile osservare come il canile sia stato realizzato
con l’obiettivo di accogliere, ricoverare e curare i
cani randagi. Un fenomeno, quello del randagismo, che
comporta problemi di sicurezza e di igiene pubblica: i
cani randagi possono aggredire le persone e trasmettere
anche malattie infettive potenzialmente pericolose, non
essendo sottoposti al controllo sanitario. E possono
anche aumentare ulteriormente il fenomeno, considerato
che gli animali randagi non sono sterilizzati. Dal
momento che la legge n. 281 del 1991 promuove la
ristrutturazione e il risanamento dei canili municipali,
Dalessandro e Rago chiedono di valutare la possibilità
di riqualificare la struttura esistente, la cui
apertura, oltretutto, offrirebbe l’opportunità di “creare
posti di lavoro e notevoli vantaggi al Comune stesso”.
In tal modo, infatti, l’Amministrazione comunale non
spenderebbe più i soldi per la cura dei cani che
attualmente sono ospitati in un canile di Ferrandina.
Sono gli stessi che per parecchi anni sono stati
custoditi e curati in un canile di Matera. Una gestione
che per le finanze del bilancio comunale ha comportato
una spesa annuale di circa 100 mila euro all’anno. Un
esborso economico oneroso che, per la verità, è
notevolmente diminuito da quando il servizio è gestito
da una struttura attrezzata di Ferrandina. Quest’ultima,
per assicurare il servizio completo di custodia,
nutrizione, pulizia e di assistenza sanitaria, richiede
un costo di circa un euro al giorno per ogni animale
custodito. |