MIGLIONICO.
“L’Italia dei figli lontani”. La prima
migrazione di giovani che partono con il
diploma in tasca. Uno su tre ha anche la
laurea. Da noi non esiste una domanda di
“capitale umano”. Li chiamano “cervelli in
fuga, talenti – scrive Gianna Fregonara sul
Corriere della Sera del 26 settembre 2017 –
ma spesso sono soltanto dei giovani laureati
o studenti che preferiscono tentare la loro
fortuna e la loro carriera nel mercato
globale, fuori dai confini italiani”. Nel
solo 2015, ultimo dato disponibile
certificato dall’Istat, sono stati 23 mila
su un’emigrazione di oltre 100 mila persone.
“Nelle precedenti emigrazioni coloro che
partivano, solitamente, erano gli
scarsamente acculturati e preparati che non
trovavano più lavoro in Italia; ora parte la
meglio gioventù, un capitale umano molto
elevato – spiega Antonio Schizzerotto,
professore di sociologia a Trento – si
tratta di un impoverimento del nostro Paese
che esporta medici e ingegneri e importa
badanti”. I giovani italiani si recano
soprattutto in Inghilterra, Germania. Ma
anche in Francia e in Svizzera. Vanno via da
tutte le regioni italiane, anche dalla
Lombardia e dal Veneto. Cosa succede ai
genitori con i figli lontani? “Chi ha i
figli lontani vive tra senso di colpa e di
compiacimento – spiega lo psicanalista
Massimo Ammaniti – il compiacimento viene
dall’aver dato ai figli un’alternativa al
vivacchiare, al rischio di depressione di
chi non trova lavoro e non riesce a
realizzarsi. Invece, il senso di colpa è
causato dal senso del fallimento per non
aver creato le condizioni giuste affinchè il
figlio restasse in Italia”. |