MIGLIONICO. “IRPEF regionale, la
tassa subdola: 158 euro in più a testa in 10
anni”. L’Irpef è l’imposta sul reddito delle
persone fisiche: viene pagata da ciascun
contribuente in base al reddito guadagnato
nell’arco dell’anno. L’Irpef regionale,
invece, è una quota tributaria aggiuntiva
all’Irpef. Introdotta nel mese di dicembre
del 1997, diviene operativa dal 1998. E’
dovuta alla Regione e al Comune in cui il
cittadino italiano abbia il domicilio
fiscale. Se l’Irpef non è dovuta, allora non
devono essere versate neanche le addizionali
regionali e comunali. “L’addizionale Irpef –
scrive Dario Di Vico sul Corriere della Sera
del 1 luglio 2017 – è una tassa subdola.
Colpisce e non lascia traccia perchè viene
riscossa insieme all’Irpef. Così è potuta
crescere più di tutte le altre senza che al
problema fosse dedicata la necessaria
attenzione. L’Irpef addizionale è salita in
dieci anni del 59%. Un record negativo che
si spiega solo in un modo: le
amministrazioni locali colpite dai tagli ai
trasferimenti operati dal governo centrale
si sono rivalse sui contribuenti e li hanno
stangati”. Tutte le amministrazioni
regionali hanno fatto ricorso
all’addizionale: il Lazio vanta il triste
primato dell’imposta media più alta, ma
l’Emilia Romagna è la Regione che l’ha
aumentata di più. Complessivamente, grazie a
quest’imposta gli enti locali che prima
rastrellavano 7,47 miliardi di euro
all’anno, ora ne incassano ben 11,85. In
pratica, gli enti locali hanno compensato i
soldi in meno ricevuti da Roma con maggiori
tasse sul territorio. Attualmente, la
pressione fiscale, sia a livello nazionale
che locale, ha raggiunto livelli
insostenibili. Tra le regioni, la Lombardia
e il Veneto sono quelle che hanno fatto
registrare gli aumenti più contenuti.
Mediamente, in Basilicata nel 2006 si pagava
un’imposta di 154,15 euro; invece, nel 2016
è stata pagata un’imposta di 268,65 euro,
con una differenza di più 114,51 euro.
Giacomo Amati |