MIGLIONICO.
La scuola dentro di loro. Ne ha attraversato
l’anima. Ne ha contraddistinto l’identità.
E’ stata la loro vita. Una “seconda pelle”.
Una seconda casa. Che tra pochi giorni
dovranno salutare. Andranno in pensione, dal
prossimo primo settembre, tre “colonne
portanti” della scuola miglionichese:
Antonietta Laforgia (60 anni), Beatrice
Bilotta (65 anni) e Franco Centonze (65
anni). Tre protagonisti di spicco che hanno
fatto la storia della nostra scuola. Tre
simboli: la riflessiva e creativa Laforgia è
l’immagine della scuola primaria; il pacato
Centonze simboleggia l’ufficio di
segreteria, ovvero il lavoro “dietro le
quinte”, meno visibile ai più, ma di vitale
importanza per il buon funzionamento
dell’istituzione scuola; la saggia Bilotta
rappresenta la scuola dell’infanzia. Tutti e
tre lasciano un’eredità significativa, una
“merce rara” nella società d’oggi: la
cultura del lavoro. Tutti e tre hanno
scritto pagine importanti della storia
scolastica di Miglionico, dando il meglio
delle proprie possibilità. Vediamoli più da
vicino.
Antonietta Laforgia
Razionale, creativa, amorevole. Potrebbero
bastare questi tre aggettivi per
rappresentarla. Ma chi, come il
sottoscritto, ha avuto l’opportunità di
conoscerla a fondo, sa che la sua
personalità di educatrice va oltre questi
“confini”. Ho avuto modo di “scrutarla” da
vicino e di condividerne gioie (tante) e
nessuna delusione, per fortuna. Tra le
prime, spicca, in modo particolare, quella
indelebile vissuta a conclusione dell’anno
scolastico 2010/2011, in occasione del
ritiro, a Torino, del premio a carattere
nazionale denominato “Fratelli d’Italia”. Un
riconoscimento conquistato, con la sua
“regia”, dagli alunni delle classi quinte,
sez. A e B. Il premio “FAI” (Fondo Ambiente
Italiano). Con il successivo e gratificante
riconoscimento assegnato della Regione
Basilicata. Grazie a lei, la nostra scuola
seppe scrivere una memorabile pagina di
storia culturale di alto spessore artistico
e pedagogico. Tanti sono gli altri
riconoscimenti non scritti. Per lei fare
scuola è stato come fare una carezza a
centinaia e centinaia di bambini che ha
aiutato a crescere. Carezze. Come quelle che
rivolge ai suoi tre figli e ai suoi nipoti.
La scuola come prolungamento della sua
famiglia. Chiude la sua strepitosa carriera
di educatrice, una bellissima storia
d’amore, con la nomina di vicario del
dirigente scolastico. Il sigillo finale. La
testimonianza dei suoi molteplici talenti.
Il coronamento di una carriera formidabile.
Come una stella: continuerà a brillare il
suo esempio. Il senso del dovere. Lo spirito
della responsabilità.
Franco Centonze
Lo stacanovista del lavoro. In 43 anni di
servizio s’è assentato una trentina di
giorni: meno di un giorno all’anno. Roba da
record, da “Guinness dei primati”. Una vita
dietro la scrivania. Nell’ufficio della
segreteria. Dietro quel tavolo. Che, con
lui, sembra un “trono”. Il posto, la sedia,
la scrivania “dell’imperatore”, del
“sovrano” dallo sguardo “magnetico”, cui non
sfugge nulla. Il “radar” della scuola
miglionichese. Riservato e potente. Forte.
Di quella forza che gli deriva dal lavoro.
Il “capitano” del protocollo. Il “signore”
delle nomine. Delle tante nomine di
supplenza con cui ha reso felici numerosi
insegnanti non di ruolo, in cerca del primo
lavoro nel mondo dorato della scuola. In
tanti anni di lavoro non l’ho mai visto
alzare la voce. Sussurra. Dispensa
suggerimenti. Consiglia. Indica soluzioni.
Il “suggeritore” discreto e prudente.
Risparmiatore incredibile: per ottenere una
penna nuova, bisognava restituirgli quella
in dotazione. La “memoria storica”
dell’istituto comprensivo “Don Donato
Gallucci” che ha visto nascere. Nonostante
la “familiarità” di un’amicizia con lo
scrivente, nata sin dall’infanzia, non ha
mai chiesto niente per sé. Una carriera
scolastica da “deus ex machina”. Da anti
personaggio. L’ho visto all’opera in modo
“ravvicinato”. Lascia in eredità il “trono”
del lavoro. Il primo ad arrivare. Sempre.
L’ultimo ad andare via. Ogni giorno.
Stupendo!
Beatrice Bilotta.
L’educatrice autorevole e riservata. Saggia
e giudiziosa. Il suo tratto distintivo va
ricercato nella dedizione al lavoro. Capace
di esprimere un’azione educativa pregevole e
raffinata. Spesso un “passo indietro”. Ma
con l’aria di chi ne sta due avanti. Diploma
di maturità all’istituto Magistrale e
funzione docente completamente esplicata a
beneficio dei bambini della scuola
dell’infanzia. A servizio dell’innocenza.
Pensatrice d’eccellenza. Ho avuto il piacere
di conoscerla sin dagli anni
dell’adolescenza: siamo stati compagni tra i
banchi della scuola media. E, sin da allora,
ne ho scoperto le virtù. Tra di esse ne
spiccano quattro: la pazienza, lo spirito di
collaborazione, l’autocontrollo e la
dedizione al lavoro. E, poi, ovviamente,
l’amore per i bambini, concepiti come una
continuazione del suo essere mamma. Ho avuto
il pregio di ritrovarla a scuola negli
ultimi anni della nostra carriera
scolastica: l’ho riscoperta serena e
sensibile, incapace di importunare. Felice.
Di quella felicità che si ottiene, quando si
rende felici gli altri: nella fattispecie, i
bambini che crescono e diventano adulti. La
maestra Beatrice ha rappresentato un tesoro
per la nostra scuola. Una scuola che ha
saputo amare con tutta se stessa. La sua
carriera di educatrice è stata un inno
all’amore per l’infanzia. La testimonianza
esemplare dell’arte di educare. Encomiabile
la sua voglia di migliorarsi. Sempre!
Giacomo Amati |