MIGLIONICO. “Sei
popolare? Vivi di più”. Circondarsi di amici
ha effetti sulla salute. Lo dice la scienza.
La capacità di socializzare allunga la vita
dell’uomo. Al contrario, “essere impopolari
– scrive Riccardo Bruno sul Corriere della
Sera del 5 giugno 2017 – comporterebbe un
rischio di mortalità superiore a obesità,
inattività fisica e alcolismo, paragonabile
solo al fumo”. Circondarsi di amici è un
bisogno ancestrale. Chi ha un’elevata
percezione di sentirsi da solo, anche in
mezzo agli altri, ha una riduzione del
proprio benessere psicologico e fisico,
un’alterazione degli stati ormonali. Si
reagisce a ogni segnale che viene: se
interpretato come minaccia, ciò ha
conseguenze che incidono sull’accorciamento
della vita. Mitch Prinstein, docente di
psicologia e neuroscienze all’Università
della North Carolina, distingue la
popolarità in due categorie: quella delle
persone “amabili” e delle persone
“cacciatori di status”. Il primo tipo di
popolarità allunga la vita. “Chi possiede
una forte rete di conoscenze ha il 50% in
più di probabilità di sopravvivenza,
percentuale che sale fino al 91 per cento se
le relazioni sono di buona qualità”. In
pratica, esiste una correlazione positiva
tra vita sociale e i marcatori biologici
della longevità”. E lo psicologo Prinstein
precisa che la “popolarità che rende longevi
è fatta di gentilezza, disinteresse e
disponibilità verso il prossimo. Questa
popolarità delle persone “amabili” è cosa
ben diversa dalla popolarità data dallo
“status” che indica potere e visibilità.
Giacomo Amati |