MIGLIONICO.
Notte di paura per Ivana Dimucci, 34
anni, miglionichese doc, tifosissima della
Juventus, di professione bancaria, che,
verosimilmente, non dimenticherà mai: è
quella del 3 giugno 2017. Il giorno della
finale di “Champions League” tra la Juventus
e il Real Madrid. Per lei, la serata di quel
giorno è stata contrassegnata dall’amarezza
per la sconfitta della sua squadra del cuore
e dal terrore per gli incidenti causati dal
panico per lo scoppio improvviso,
probabilmente, di un petardo in piazza San
Carlo, a Torino.
“Sabato scorso – racconta Ivana, ex
consigliere comunale “grillina” in seno all’
assemblea cittadina – mi trovavo a Torino
ed ero tra le 30 mila persone radunate in
piazza per guardare la finale sul
maxischermo. All’improvviso, subito dopo il
terzo gol del Real Madrid, è scoppiato il
caos: nei nostri cuori di tifosi, la
delusione per la sconfitta che si stava
delineando ha lasciato il posto alla paura.
Una paura che difficilmente potrò
dimenticare. Un botto ha causato un fragore
assordante. E in piazza non s’è capito più
niente: tutti a correre per guadagnare una
via di fuga e mettersi in salvo: c’era chi
piangeva, chi chiedeva aiuto, chi gridava
che era scoppiata una bomba e che si era
verificato un attentato terroristico. Per
terra numerosi cocci di vetro di bottiglie
rotte e sangue ovunque. Quella bella piazza
sembrava essersi trasformata in un luogo di
battaglia, quasi un mattatoio. Tante erano
le persone che stavano per terra. Non si
capiva più niente: sono scappata anch’io, ma
nella confusione generale sono stata spinta
e sono caduta, riportando una ferita al
ginocchio sinistro che ancora oggi è
dolorante. Temevo di restare schiacciata tra
le transenne che vi erano state installate
per motivi di sicurezza. Paradossalmente,
proprio quelle transenne in metallo hanno
rappresentato una trappola, perché
ostacolavano la fuoriuscita dalla piazza.
Non so come ho fatto a scavalcarle,
mettendomi in salvo. Poi, conclude,
muovendomi a piedi, pur dolorante, dopo un
paio di ore ho raggiunto il mio albergo. Ma,
in camera, per lo spavento, non ho chiuso
occhio per tutta la nottata”. Giacomo
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