MIGLIONICO.
“L’indice della barba. Sempre più uomini la
portano, a tutte le età. Solo una moda? No,
piuttosto la rivendicazione di un riflettore
su di sé, in una società in cui il modello
maschile appare sempre più sfumato”. Siamo
di fronte all’ennesimo e passeggero fenomeno
di moda? “Dai, diciamo così e la liquidiamo
al volo – scrive Gian Luca Bauzano sul
Corriere della Sera del 27 maggio 2017 –
invece, no. Perché i fenomeni di moda, come
qualcuno tenta sempre di incasellare i
cambiamenti, in realtà sono specchio di
mutazioni sociali e culturali più profonde.
Philippe Daverio, storico d’arte e
osservatore di costume, parla di una sorta
di “affrancamento sociale del maschio di
oggi”. Affrancamento da cosa? “Rivendicare
un riflettore puntato su di sé, in una
società in crisi, incerta, in cui il ruolo
del maschio è sempre più sfumato, a favore
di quello più preponderante delle donne”. In
pratica, Daverio vede in questo cambiamento
una sorta di “vendetta” maschile, perpetrata
usando un simbolo esclusivamente e
imprescindibilmente virile, la barba.
“Pensiamo al leone, al re della foresta.
Cosa lo distingue dalla sua compagna? Un
simbolo di potere e virilità, la criniera,
ovvero la barba leonina”. Se la barba lunga
(spesso abbinata anche a capelli fluenti)
faceva, in passato, contestazione,
trasandato e allergico al sapone, oggi è
l’esatto contrario: rende virili. Un
sondaggio su 8.500 donne ha rivelato che
sono molte quelle che preferiscono l’uomo
con la barba: ha un aspetto seduttivo. La
barba è un messaggio per esprimere la
supremazia di un maschio sull’altro. Il
fenomeno è diffuso anche tra i giovani
avvocati, commercialisti e medici.
Professionisti che da sempre facevano rima
con volto levigato. “La barba oggi è come un
accessorio: deve essere unico,
inconfondibile e rinnovabile. Rispetto ai
tatuaggi consente ripensamenti e cambiamenti
meno drammatici”.
Giacomo Amati |