MIGLIONICO.
“Scuola capovolta. Poveri insegnanti”. La
scuola italiana con le dovute eccezioni
perde la sua autorevolezza. I bravi
insegnanti, e ce ne sono ancora tanti, sono
alle prese con dilemmi irrisolvibili.
Premiare il merito, favorire la conoscenza,
educare al rispetto delle istituzioni o non
mettere brutti voti, non bocciare, sorvolare
sui casi di bullismo e di mancanza di
educazione, dare ragione ai genitori che
difendono i figli? “Se non dovessero optare
per la seconda soluzione – scrive Mimmo
Giotta su La Gazzetta Del Mezzogiorno del 25
maggio 2017 – rischiano il ricorso al Tar
(Tribunale amministrativo regionale). Prima
le bocciature arrivavano e nessuno si
lamentava; gli esami di riparazione
costringevano a studiare l’estate e le
promozioni erano sudate. Adesso tutto è
cambiato. Sono tutti bravi i ragazzi
italiani o gli insegnanti si sono rassegnati
ad un andazzo che non premia il merito?”
L’accettazione del giudizio dell’insegnante
è un optional. I genitori ormai vanno dal
giudice per ogni motivo: bocciature, voti
bassi, note sul diario, eccetera. Ormai agli
scrutini si accompagna un’ondata di cause
legali, che spostano le promozioni dalle
pagelle alle sentenze. Si registra un
“incattivimento dei rapporti tra famiglia e
scuola” quando il giudizio degli insegnanti
è difforme da quello che dicono i figli. “Il
livellamento in basso degli stipendi dei
docenti porterebbe gli stessi a tirare a
campare. L’ideale sarebbe di costruire una
vera e propria carriera per i docenti, in
base a concorsi e analisi dei curriculum per
assegnare ruoli di responsabilità
all’interno della scuola. Ritroverebbero
così la loro autorevolezza, vedrebbero
premiati i loro sforzi e darebbero ancora di
più per una scuola che ha ancora tanto
bisogno di loro, ma che è ancora lontano
dall’essere moderna”. Giacomo Amati |