MIGLIONICO.
Il tifoso che corregge i tifosi. Il tifoso
anticonformista e “democratico”. E’ Michele
Buzzella, miglionichese doc, 55 anni,
coniugato e padre di tre figli, di
professione fornaio. Sempre presente sugli
spalti dello stadio comunale, “M. Ditrinco”,
in prima fila a seguire le partite
casalinghe del Miglionico, nel campionato di
Promozione. La sua anima bianco-verde, però,
non gli impedisce di essere “sportivo”,
pronto ad apprezzare la meritocrazia al
punto da sottolineare anche con enfasi i
valori tecnici espressi dalle squadre
avversarie. E quando i supporter
miglionichesi più accesi protestano per una
decisione discutibile dell’arbitro della
partita, lui è il primo, spesso il solo, a
uscire fuori dal coro, non esitando, a sua
volta, ad esprimere il dissenso per le
proteste indirizzate al direttore di gara,
da lui ritenute inappropriate ed ingiuste.
Anzi, in tali circostanze, esprime a voce
alta le lodi all’indirizzo dell’arbitro,
evidenziando la validità regolamentare della
decisione adottata anche se penalizzante per
il Miglionico. E in tali frangenti, la
contestazione della tifoseria cambia
bersaglio: si rivolge a Buzzella e non più
all’arbitro. E’ allora che il super tifoso
del Miglionico diventa all’improvviso
“venduto”, “esibizionista”, “infiltrato” per
ripetere le ingiurie più comuni e
ripetibili. Ma Buzzella, per nulla
intimorito dalle male parole che gli vengono
rivolte, comincia a sciorinare le sue
ragioni volte ad “assolvere” il direttore
della gara colpevole del presunto
“misfatto”. Va in scena, allora, un copione
inedito: costituito da immagini divertenti,
con il “capo tifoso” che cerca di “educare”
al tifo. Buzzella, in tali momenti diventa
il tifoso “poeta” e “filosofo”, pronto a
lodare anche i gesti tecnici di valore
espressi dagli avversari. E, senza saperlo,
è lui stesso che diventa uno spettacolo. Il
suo essere tifoso incarna l’idea dell’anti
tifoso fazioso che non ha nulla a che vedere
con il modello tradizionale del supporter.
Non si limita ad osservare le giocate degli
atleti, ma tende ad interpretarle e a
giustificarle. Guarda l’evento sportivo
nella sua oggettività: pur essendone
coinvolto emotivamente, non si spersonalizza
mai fino al punto da identificarsi con le
esigenze contingenti della sua squadra del
cuore. In lui convivono sentimento e
ragione; innocenza e “pace mentale” che non
gli fanno mai perdere di vista i valori
dello sport. E’ “un’eccezione” del tifo.
Un’unica al mondo. Forse. Giacomo Amati |