MIGLIONICO.
La conquista della felicità. Si dice che la ricchezza non fa la
felicità. Ma le classifiche dei 196 Paesi del mondo ordinati in
base alla loro felicità sono anche i più ricchi economicamente.
Sorpresa: tra i tanti Stati ricchi e felici ce n’è uno felice
benchè povero: è il Bhutan, talmente felice che ha fatto della
felicità il suo brand, la ragione per cui è ormai portato ad
esempio nel mondo intero. “Il suo nome – scrive Domenico De Masi
sul periodico Style-Magazine, n. 3, marzo 2017, allegato al
Corriere della Sera – significa “terra del drago” ed è una
nazione di appena 758 mila abitanti, incastrata tra il Tibet e
l’India sulla catena dell’Himalaya. Vi si parlano due lingue (dzongkha
e inglese) e vi prevale il buddhismo Mahayana. La sua monarchia
costituzionale è oggi retta da un giovane re di 37 anni che ha
studiato in America, si è laureato a Oxford e ha poi ottenuto
sette lauree honoris causa in varie parti del mondo. Con un Pil
pro-capite di appena 2.914 dollari, il Bhutan si colloca al
116esimo posto tra tutti i Paesi del pianeta, ma è riuscito ad
entrare nella top-ten degli Stati più felici al mondo mettendo
in pratica il rispetto per l’ambiente e bilanciando la
prosperità economica con la felicità profonda. Perciò non punta
sul Pil (Prodotto interno lordo) bensì sulla Fil (Felicità
interna lorda), calcolata in base alla qualità dell’aria, alla
salute dei cittadini, all’istruzione, alla ricchezza dei
rapporti sociali, all’intensità della vita interiore. Grazie
all’equa distribuzione della ricchezza, nessuno vi muore di
fame: non esistono mendicanti né criminalità. Il 90% della
popolazione ha accesso gratis alla sanità ed all’istruzione
pubblica. Ma soprattutto grazie all’intensità ed alla dolcezza
dei rapporti sociali, il benessere spirituale e sociale si
accompagna all’esistenza frugale ma dignitosa”. Così una nazione
piccola, inerme e remota, costretta dalla natura ad affrontare
quotidianamente i disagi di un clima impietoso e di un’economia
povera, con il suo esempio costringe tutti i popoli ricchi e
potenti a ripensare il concetto di felicità e i modi per
raggiungerla. “Il nostro reddito pro-capite – scrive Domenico De
Masi – è 12 volte superiore a quello del Bhutan, ma noi saremo
felici solo quando avremo seppellito i bisogni alienanti della
ricchezza economica e del potere sotto i bisogni radicali del
dono, della bellezza interiore e della convivialità”. Giacomo
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