MIGLIONICO.
Nostalgia “7M”, il periodico culturale diretto da Giuseppe
Dalessandro, edito dall’omonimo circolo culturale “7M”, appunto,
guidato dal compianto prof. Mariano Montemurro. Il ricordo di
quelle pagine di storia miglionichese ce lo fa rivivere la
rubrica, “Come eravamo”, a cura di Mimmo Sarli, cui va
riconosciuto il merito di aver avuto la brillante idea, peraltro
subito accolta con favore dal prof. Antonio Labriola, di
riproporre, in esclusiva su “Miglionicoweb”, gli articoli che, a
partire dal 1969 (48 anni fa), furono pubblicati nelle pagine
del famoso periodico culturale miglionichese. Ecco, allora, un
altro entusiasmante “viaggio” nella storia del nostro paese: è
rappresentato dai sei articoli pubblicati ieri, venerdì 17
febbraio 2017. Sono i seguenti: “Notizie dalla locale scuola
media” (senza firma, quindi a cura della redazione, indica
l’elenco degli alunni miglionichesi della scuola media, promossi
a conclusione dell’anno scolastico 1968/69). A seguire,
“L’angolo poetico” di Mariano Montemurro; c’è, poi, “La
questione del Castello” di Vito Capozzi; quindi, “Luna, poesia
ed umanità” di Mariano Montemurro (mette in risalto
l’entusiasmante viaggio sulla luna effettuato degli astronauti
americani). Il quinto articolo è intitolato “Piano verde,
aspetti economici e politici” di Domenico Palma (analizza i
grandi temi legati all’agricoltura). Infine, lo straordinario
“pezzo” di Franco Casella, “Ferragosto dei poveri”: è un
articolo commovente, da brividi. Va letto e riletto più volte:
chi scrive l’ha fatto e ne è rimasto arricchito. L’autore
affronta il delicato tema dell’emigrazione che, negli anni
Sessanta e Settanta, portò intere famiglie miglionichesi a
spostarsi in tante città del Nord, in cerca di lavoro e di
riscatto sociale. In quel periodo, furono tanti i giovani
miglionichesi che, per ragioni essenzialmente economiche, furono
costretti ad abbandonare il loro paese natio, in cerca di
“migliore fortuna”. Quell’emigrazione generava una “doppia
assenza”: quella da Miglionico e quella in cui i miglionichesi
emigranti si trovavano a vivere, spesso in una situazione di
emarginazione e di solitudine (nei nuovi centri di residenza).
Infine, Franco mette in risalto il sentimento di gioia
dell’incontro a Miglionico, nei giorni di “Ferragosto”, tra che
vi era rimasto e le “camice bianche” che vi facevano ritorno,
sebbene per pochi giorni. Quei compaesani erano per noi come dei
“raggi di sole”, scrive Franco: ci portavano affetto e amore.
Giacomo Amati |