MIGLIONICO.
“Lezioni” di storia miglionichese. Riguardano l’insurrezione del
popolo lucano, volta ad appoggiare la rivolta scoppiata nel
Napoletano contro la dinastia borbonica, cioè dei “Borboni delle
Due Sicilie (detta anche Borbone di Napoli), il cui fondatore fu
Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna, cui poi
successe, dal 1816 al 1825, Ferdinando I re di Napoli. La
rievocazione della ribellione della Basilicata alla dinastia
borbonica per offrire aiuto all’esercito dei Savoia ce la offre
un suggestivo pannello in ceramica dell’artista materano
Giuseppe Mitarotonda. L’opera d’arte, le cui dimensioni sono di
160 x 200 centimetri, è stata collocata sulla parete esterna
della chiesa del Purgatorio, adiacente al campanile
dell’orologio, in piazza Popolo. Il quadro che si compone di
venti formelle “rievoca i preparativi della partenza di una
sessantina di cittadini miglionichesi – spiega il sindaco Angelo
Buono – alla volta di Potenza, per prendere parte
all’insurrezione nel Napoletano, finalizzata alla caduta della
dinastia borbonica”. In pratica, il pannello rappresenta il
contributo offerto dai cittadini miglionichesi al processo di
unificazione dell’Italia, la cui proclamazione risale al 17
marzo 1861. In definitiva, l’opera del ceramista Mitarotonda
rievoca una pagina storica del Risorgimento italiano e
meridionale. Secondo lo storico miglionichese, Gabriele Scarcia
“Miglionico fu il primo paese lucano ad insorgere. Era l’anno
1860, quando nella notte tra il 14 e il 15 agosto, una colonna
formata da circa 60 uomini, guidata dall’avvocato Giambattista
Matera, dopo essersi radunata ed armatasi in piazza con solo 16
fucili, partì alla volta di Ferrandina e poi di Corleto
Perticara per raggiungere Potenza. Le eroiche gesta di un pugno
di miglionichesi, narrate nel libro dell’avv. Girolamo Guida,
saranno ora ricordate grazie a questo capolavoro d’arte firmato
da Giuseppe Mitarotonda”. Resta da sottolineare, infine, il
dissenso espresso dal locale gruppo consiliare di minoranza del
M5S relativamente alla collocazione del dipinto. Secondo il
capogruppo “grillino” Antonio Digioia, il pannello “poteva
essere collocato in un altro luogo, evitando di posizionarlo
proprio nello stesso spazio ove prima stava il quadro della
mappa di Miglionico, raffigurante la colomba, simbolo di pace”.
Giacomo Amati |