MIGLIONICO
Uliveti senza olive

MIGLIONICO. Uliveti senza olive. Uno scenario diffuso e desolante che quest’anno, purtroppo,caratterizza non solo parecchie contrade dell’agro miglionichese, ma anche altre, ubicate nei vari centri del Materano. Un fenomeno angosciante, causato essenzialmente da due fattori: uno è riconducibile all’elemento naturale del mancato germoglio del frutto; l’altro chiama in causa l’azione distruttrice della mosca olearia, l’insetto “cannibale” delle olive. Risultato: si prefigura una preoccupante situazione di carestia nella produzione dell’olio. In molte zone di campagna, le olive stanno già per terra. A marcire. E quelle poche che sono rimaste sui rami degli alberi sono per lo più secche, mezze divorate dal parassita più temuto dai contadini, ovvero dalla mosca olearia, da sempre l’acerrimo nemico delle olive. “A memoria d’uomo – dice con amarezza l’esperto olivicoltore miglionichese Giuseppe Petita, 65 anni – in paese non si ricorda una cosa del genere. Sono tanti gli uliveti che sono già spogli, come se la raccolta delle olive si fosse già conclusa. E, invece, non è ancora cominciata. Né potrà mai iniziare per il semplice motivo che le olive non ci sono”. L’attacco della mosca olearia è stato massiccio. “Si sono salvati soltanto quei pochi uliveti che sono stati protetti dalla preventiva e benefica azione di contrasto alla proliferazione dell’insetto parassita. Chi non ha eseguito il trattamento – dice sconsolato Francesco Matera, 40 anni, ma già esperto olivicoltore –ha visto sfumare il lavoro di un’annata”. E il danno economico è enorme. Ne risentirà tutto il comparto e l’indotto collegato alla produzione dell’olio. Alcuni frantoi, ad esempio, sono ancora chiusi. In altri, l’attività lavorativa sarà quanto meno dimezzata rispetto a quella degli anni scorsi. Da una prima ed approssimativa stima, si calcola che la produzione delle olive abbia subito un calo del sessanta per cento. La situazione è veramente preoccupante: sulla base dei primi dati, la resa dell’olio prodotto dalla molitura delle olive è minima. Normalmente, è di 20 chili di olio per 1 quintale d’olive; quest’anno, invece, il rapporto è completamente cambiato: per 1 quintale di olive sottoposte a spremitura, si ottiene una quantità d’olio che oscilla tra i 10 e i tredici chili. Tutta colpa della mosca olearia che s’è diffusa al massimo a causa del particolare andamento climatico, costituito da un’estate piovosa che ne ha favorito la proliferazione. “Purtroppo nelle nostre contrade – dice il dott. Pietrangelo Salerno, medico veterinario – la lotta alla mosca olearia non è molto praticata. Può avvenire in modo biologico oppure convenzionale: nel primo caso, si utilizzano dei rimedi naturali che sono costituiti dall’uso di trappole che eliminano le mosche adulte prima della deposizione delle uova; nel secondo caso, invece, si pratica la lotta chimica, cioè si usano gli insetticidi che annientano la mosca”. Ovviamente, entrambi i metodi vanno utilizzati prima che gli esemplari femmine depongano le loro uova, il che accade nei mesi estivi, quando l’oliva s’è già sviluppata un po’. Giacomo Amati

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