Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

25.10.2016

Home

Index stampa locale e nazionale

Stampa pagina

MIGLIONICO - Alcuni genitori chiedono una "Scuola a tempo pieno" senza compiti a casa
Lettera aperta alle maestre della scuola primaria di Miglionico

MIGLIONICO. Lettera aperta alle maestre della scuola primaria di Miglionico. Il senso di questa comunicazione è riconducibile all’idea di promuovere un confronto sul dilemma dei compiti a casa per i bambini che frequentano la scuola a “Tempo pieno”. Alcuni genitori, in merito, esprimono il loro disappunto, perché alcune insegnanti in servizio nel plesso miglionichese assegnerebbero agli alunni parecchi compiti da svolgere a casa, dopo aver lavorato a scuola per ben otto ore. Da qui le lamentele e la richiesta di una scuola “senza compiti a casa”. A tal proposito, sembra che alcuni genitori siano intenzionati ad inviare alla dottoressa Elena Labbate, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo “Don Donato Gallucci” di Miglionico, e per conoscenza anche al sindaco Angelo Buono, una petizione volta a chiedere una scuola che si faccia carico di non assegnare i compiti a casa. Sulla base di quali ragioni? Ebbene, quelle più significative sono essenzialmente tre. La prima: per una questione di “igiene mentale, i bambini – affermano alcuni genitori - non possono essere sovraccaricati di compiti che si trascinano fino alle ore serali”. La seconda: ai bambini, di fatto, viene preclusa la possibilità di svolgere altre attività formative: ad esempio, quelle musicali, ginniche, religiose, ludiche e ricreative. I numerosi compiti da svolgere a casa “costringono ad abbandonare sia lo studio di uno strumento musicale sia il nuoto, eccetera”. La terza: al fine di evitare i conflitti familiari, i genitori, già stanchi e stressati dalla giornata lavorativa, si sostituiscono ai figli e i compiti li svolgono loro. “Le attività didattiche e il metodo di studio – dicono i genitori – si insegnano a scuola. Perché certi insegnanti vogliono demandare a noi quello che è un loro compito essenziale: insegnare ai bambini a studiare e ad imparare? “Lo studio – spiega il pedagogista Raffaele Mantegazza – non può sostituire il lavoro in classe. La didattica si fa a scuola. E’ assurdo caricare di compiti i bambini come se fossero dei muli”. E ancora: i risultati dell’apprendimento dipendono più dalla qualità dei programmi e dalla preparazione degli insegnanti e non dalla quantità dei compiti. Dopo chei bambino sono già stati otto ore a scuola, quando ritornano a casa, sono “stufi di compiti: sono svogliati, distratti e aiutarli a finire è un’angoscia. Di fatto ai nostri bambini viene tolta ogni possibilità di rilassarsi”. Da parte loro, le insegnanti invocano il principio della “libertà di insegnamento” e sostengono che i compiti a casa sono utili: servono a promuovere l’autonomia dei bambini ed a formarsi un metodo di studio individuale. Chi ha ragione? Come sempre la verità sta nel mezzo, nel buon senso di trovare una soluzione che tenga conto delle esigenze di tutti. La scuola e la famiglia sono chiamate a collaborare e ad interagire, prevenendo le situazioni di conflittualità. E poi, bisogna tenere in debita considerazione ciò che, in materia, affermano le leggi vigenti. Ad esempio, l’articolo 31 della “Convenzione sui diritti del fanciullo” riconosce al bambino “il diritto al riposo e al tempo libero”. E una circolare ministeriale raccomanda agli insegnanti di “non assegnare compiti scolastici da svolgere a casa, soprattutto per il giorno successivo a quello festivo”. Perché non tener conto di questi documenti giuridici? E perché non avere la consapevolezza che la “libertà di ciascuno finisce quando comincia quella dell’altro”? Giacomo Amati

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375