MIGLIONICO
Grano, che fare?

MIGLIONICO. La situazione di crisi che investe i prodotti cerealicoli del Materano, in particolare quella del grano e dei suoi derivati (farina, pane e pasta), unitamente alle possibili soluzioni del problema sono stati i temi salienti al centro dell’incontro-dibattito, “Grano, che fare?” che s’è svolto nei giorni scorsi nell’auditorium del Castello del Malconsiglio, a cura dell’associazione materana “Granosalus” e del movimento “Riscatto di Puglia e Basilicata”. Nel corso del seminario, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Angelo Buono (Pd) e Salvatore Adduce, presidente dell’Anci (associazione nazionale comuni italiani) di Basilicata, è stato sottolineato come i problemi più impellenti da risolvere siano correlati al fenomeno della massiccia importazione di grano che avviene dall’estero. Da qui la causa del crollo del prezzo del grano. L’industria della pasta continua ad importare il grano soprattutto dal Canada e da altri paesi extracomunitari. “Tutto ciò – ha precisato l’agricoltore miglionichese Emilio Vesia–ha reso saturo il mercato interno. Di conseguenza, i cerealicoltori sono stati costretti a ridurne il prezzo, fino a 15 euro al quintale”. Si spiega così il grido d’allarme degli imprenditori agricoli lucani: il mercato locale non riesce più a competere di fronte a un prezzo del grano che oscilla tra le 10 e le 13 euro al quintale praticato dai produttori esteri.E’ in grave difficoltà. Rischia il fallimento. “Il grano ormai – osserva Vesia – viene importato dall’estero in enormi quantità nel corso di tutto l’anno, non solo in estate, nel periodo della raccolta”. Quali soluzioni adottare? Ebbene, due sembrano essere le strade maggiormente praticabili: la prima è correlata al controllo della qualità del prodotto che viene importato; la seconda, invece, è riconducibile al meccanismo della trasparenza riguardante i prezzi all’origine dei cereali. Non è possibile che dal produttore al consumatore ci sia un rincaro del 500% sui prezzi dei cereali. Giacomo Amati

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