MIGLIONICO.
Da ben 5 anni, ormai, in Siria (Stato del continente
asiatico, ove si parla la lingua araba) si combatte una
cruenta guerra civile che quotidianamente causa morti,
feriti e distruzione. In questo drammatico scenario di
guerra operano i “Caschi bianchi” che sono dei giovani
volontari siriani pronti a prestare soccorso alla
popolazione colpita dai raid aerei. In particolare, si
trovano nella zona di Aleppo (la città più popolosa
della Siria, indicata come la capitale del Nord, con
circa 2 milioni di abitanti). I “Caschi bianchi” dal
2013 hanno salvato più di 6 mila vite umane e hanno
perso 141 dei loro compagni. Nei giorni scorsi sono
stati candidati al premio “Nobel” per la pace. Tra
questi “Angeli della pace” c’è Ismail Abdullah , 29
anni, che prima della guerra insegnava inglese. (Fonte
Corriere della Sera del 4 ottobre 2016). “Quando apro
gli occhi non posso fare a meno di pensare che può
essere l’ultimo giorno”. Fa parte dei “White Helmets”,
cioè i “Caschi bianchi” della “Protezione civile
siriana. Sono tre mila eroi ed eroine che “fanno il
mestiere più pericoloso al mondo, nella città più
pericolosa del mondo. Non passa giorno ormai che il
mondo non parli di loro o che li guardi mentre tirano
fuori dalle macerie della guerra i bambini”. Nello
scorso mese di settembre i Caschi bianchi hanno vinto il
premio “Right Livelihood Award”, cioè il “Nobel”
alternativo per la pace. Nei giorni scorsi è stata
lanciata una petizione perché ricevano il Nobel, quello
vero, che ha raccolto oltre 100 mila firme. E non sono
mancati i divi di Hollywood, come George Clooney e ben
Affleck, che si sono mobilitati per sostenerli. “Nella
zona di Aleppo da tre mesi manca l’elettricità e il cibo
diminuisce sempre di più. Di notte si dorme pochissimo,
sempre con l’orecchio teso e il terrore che possa
scatenarsi la furia”. La Siria, che è uno Stato del
continente asiatico, confina con il Libano e l’Iraq, ha
un’estensione di 185 chilometri quadrati ed una
popolazione di 22 milioni di abitanti. Dal 2011 è alle
prese con il dramma della guerra civile.
Giacomo
Amati |