MIGLIONICO.
Ho letto con attenzione e interesse l’articolo intitolato “Gli
artigiani nel 1900 a Miglionico”, scritto da Mimmo Sarli e
pubblicato oggi su “Miglionicoweb”. Ne ho apprezzato il
contenuto. E, in particolare, mi è piaciuto il paragone che
Mimmo ha tracciato tra l’artigianato miglionichese e quello
“diffuso a Roma nell’età repubblicana”. Da non sottovalutare
neppure l’invito che Sarli ha rivolto ai giovani, affinchè
possano “riprendere questa nobile attività”. Domanda: ma nella
società d’oggi ci sono realmente le condizioni che possano
permettere ai giovani di dedicarsi all’arte dell’artigianato?
Ebbene, perché questa speranza possa tradursi in realtà è
indispensabile creare due precondizioni imprescindibili. La
prima: la nostra Regione dovrebbe finanziare dei veri e propri
corsi di formazione in tal senso per indurre i giovani a
mettersi alla prova, prefigurando loro la possibilità di poter
intraprendere un percorso di lavoro nel settore. La seconda:
bisognerebbe reperire dei maestri artigiani che possano mettere
a disposizione dei giovani il loro talento e la disponibilità a
svelare i “segreti” delle loro arti. Cosa, per la verità, non
facile da realizzare. Per la semplice ragione che è difficile
trovare quei pochi maestri-artigiani che sono rimasti in
circolazione. Da qui le difficoltà a creare degli artigiani in
“laboratorio”. Tuttavia, pur in presenza di alcune difficoltà,
converrebbe comunque ideare e finanziare un progetto in tal
senso. L’artigianato resta un “tesoro” da riscoprire. La figura
dell’artigiano ha una triplice dimensione: è un uomo “faber”,
“sapiens” e “creativo”. Cioè è l’uomo del fare; è la persona che
sa ed ha le competenze; ma è anche un “genio creativo”. E’ una
persona di talento che ha pensiero, manualità e creatività. Ha
scienza ed arte. E’ un lavoratore formidabile, completo: ha
passione, pazienza, non si arrende di fronte alle difficoltà e
crede in se stesso. Si può creare in laboratorio una figura
lavorativa di questo tipo? Certo. Bisogna provarci.
Giacomo Amati |