MIGLIONICO.
Il mistero di Hitler. Terza ed ultima parte del bellissimo
articolo di Pietro Citati,scritto per il “Corriere della Sera”
(11 luglio 2016). “Negli ultimi anni della sua vita – scrive
Citati – Hitler cambiò profondamente: non parlava più alla folla
né alla radio. Si allontanò e diventò invisibile. Si trasferì in
una zona della Prussia orientale, che Galeazzo Ciano definì la
“Tana del lupo”. Era una via di mezzo tra il monastero e il
campo di concentramento. L’evento principale di ogni giornata
era il punto sulla situazione militare, a mezzogiorno. Durante
il pranzo, Hitler si atteneva, come sempre, a una dieta
rigorosamente vegetariana. Spesso consumava il pasto da solo.
Alle 17 invitava le segretarie a prendere un caffè. Dopo cena,
faceva proiettare un film. Bastava una parola e si lanciava in
una arringa interminabile contro il bolscevismo. Guardava una
carta geografica d’Europa: teneva il dito puntato su Mosca e
diceva: “Mosca verrà rasa al suolo”. Ascoltava dischi: sempre
gli stessi: Beethoven, Wagner, Hugo Wolf. Non aveva amicizia per
nessuno: l’uomo, diceva, era un “risibile batterio”. I nemici
erano insetti nocivi da schiacciare tra le dita. Aveva tenerezza
solo per la sua cagna. Il popolo tedesco era spregevole. Un
giorno, accanto al suo treno, si fermò un treno pieno di soldati
tedeschi feriti: si rifiutò di vederli e di parlare con loro.
Aveva un profondo disprezzo per i suoi generali, che considerava
incompetenti e traditori. Pensava di essere il più grande
condottiero di tutti i tempi. Obbediva a un principio: le truppe
non dovevano mai ritirarsi, anche a costo di venire accerchiate
e distrutte. Nei primi mesi del 1943 cominciò ad ammalarsi:
soffriva di capogiri; la sola vista della neve gli dava un acuto
malessere. Lamano sinistra tremava di continuo. Soffriva di una
terribile insonnia. Era nelle mani del suo medico che lo
riempiva di medicine, ventotto diverse pasticche al giorno.
Aveva emicranie, mal di denti, crampi allo stomaco, attacchi di
cuore. Balbettava, sembrava che la volontà di vivere l’avesse
abbandonato completamente. Mangiava solo dolci. Era – disse un
ufficiale - un rottame umano rimpinzato di dolci”. Il 16 gennaio
1945, Hitler fece ritorno alla Cancelleria del Relch, a Berlino.
Si rifugiò in un bunker, a due piani, scavato a otto metri di
profondità. Poco dopo la mezzanotte del 29 aprile 1945, tra il
rumore sempre più vicino delle cannonate russe, sposò Eva Braun,
con la quale, il giorno dopo, si suicidò. “Quando un cameriere
aprì la porta della sua stanza, vide il Fuhrer ed Eva Braun
distesi, l’uno accanto all’altro, sopra un divano: dal corpo di
lei veniva un penetrante odore di mandorle amare, l’odore
dell’acido prussico: Hitler aveva la testa piegata: il sangue
colava da un foro sulla tempia destra. La pistola giaceva ai
suoi piedi. I due corpi vennero bruciati nel giardino della
Cancelleria, mentre i superstiti gridavano per l’ultima volta
“Heil Hitler”. Non erano ancora le diciotto e mezza del 30
aprile 1945. Il giorno dopo, la radio tedesca annunciò che il
Fuhrer “era caduto in combattimento, lottando contro il
bolscevismo”. Era l’ultima menzogna di una lunga serie di
menzogne, che per molti anni avevano insanguinato la terra. Giacomo Amati |