MIGLIONICO.
“I have a dream”. E’ il titolo del celebre discorso che il
politico e pastore protestante americano, Martin Luther King (15
gennaio 1929-4 aprile 1968) tenne il 28 agosto del 1963, a
Washington, al termine di una manifestazione a favore dei
diritti civili. Quella famosissima frase (Io ho un sogno, cioè
la speranza che un giorno la popolazione di colore avrebbe
goduto degli stessi diritti dei bianchi), col passare degli
anni, sarebbe diventata il simbolo della lotta contro il
razzismo negli USA (Stati Uniti d’America). In quel discorso si
sottolineava il divario presente tra il sogno americano e la
realtà. In precedenza, “nel 1862, il presidente Abramo Lincoln
aveva abolito la schiavitù – ricorda Massimo Gaggi in un
bellissimo articolo sul “Corriere della Sera” (11 luglio 2016) e
un altro presidente, Lyndon Johnson, negli anni Sessanta, pose
fine a ogni forma di segregazione razziale, oltre ad offrire ai
neri pari opportunità nello studio e nell’accesso al lavoro. Di
battaglie per l’integrazione della minoranza di colore, la
democrazia americana ne ha combattute, ma difficoltà e
resistenze sono sempre state enormi e la ferita della questione
razziale non si è mai rimarginata”. I violenti fatti di cronaca
che, in questi giorni, stanno accadendo negli USA, purtroppo,
dimostrano che certi pregiudizi contro gli uomini di colore, non
sono stati superati del tutto. Anche se, obiettivamente,
tantissimi sono stati i passi in avanti che sono stati compiuti
sul piano della parità dei diritti civili tra la popolazione
bianca e quella di colore. Ma “oggi l’America – scrive Gaggi – è
un Paese in armi: 300 milioni di fucili e pistole su 320 milioni
di abitanti (gli afro-americani sono circa il 13 per cento). E
la diffusione dei video che provano gli abusi e, a volte, i
crimini commessi da alcuni poliziotti, suscitano ondate
d’indignazione. Venti difficili da controllare”. Ma la speranza
della riconciliazione è sempre vivissima.
Giacomo Amati |