Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

12.07.2016

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MIGLIONICO
Si diffonde il fenomeno Neet

MIGLIONICO. Le nuove disuguaglianze. Si diffonde il fenomeno “Neet”. Il termine indica una fascia di popolazione di età compresa tra i 16 e i 24 anni: si tratta di giovani che non hanno un impiego e non studiano. In Italia il fenomeno è conosciuto come “Né né”; invece, in Spagna è indicato con l’espressione “Ninì”. Chi sono veramente? A questa domanda risponde il giornalista Dario Di Vico che, nel suo articolo “Né studio né lavoro: ecco come vivono”, scritto per il “Corriere della Sera” (10 luglio 2016), spiega che “dietro questi giovani c’è quasi sempre un percorso accidentato di studi con bocciature e interruzioni, un basso livello di autostima ed una forte dipendenza dal contesto familiare di provenienza. Dove e come passano la giornata?” Ebbene, il giornalista precisa che in Italia tra i giovani “né né” ci sono anche quelli che si dedicano al volontariato, coloro che fanno sport, le babysitter e i laureati in cerca di prima occupazione. Per quanto riguarda il primo gruppo (volontariato) “è chiaro che la scelta di fare volontariato nasce come opzione di ripiego, ma è pur sempre una scelta sorretta da una robusta rete valoriale. Il gruppo degli sportivi, invece, comprende parecchie figure, dal frequentatore delle palestre al tifoso ultrà. Lo sportivo vive in un mondo in cui gli aspetti della competizione più dura riempiono la giornata e diventano una piccola filosofia di vita. Mentre il volontario interpreta tutto nella chiave del “noi”, lo sportivo si trova più a suo agio usando la prima persona singolare. Sia chi fa volontariato che chi pratica dello sport non si sente un “Neet” perché ha una vita attiva e non si sente un “fantasma”. La “terza tribù di Neet è costituita da quella che si arrangia con i piccoli lavori. L’occupazione prevalente è la “babysitter”, figura richiestissima, dotata di una propria identità sociale. Infine, il quarto gruppo dei Neetè quello dei già laureati in cerca di prima occupazione. Poi, ci sono i Neet che non si sentono “adeguati ai ritmi della vita contemporanea: hanno la tendenza ad auto-isolarsi e a non emanciparsi dalla famiglia. Sono demotivati sul futuro. E’ lo zoccolo duro dell’apartheid generazionale”. Giacomo Amati

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375