MIGLIONICO.
“Da Sassari una speranza contro i rischi da amianto”. E’ il
titolo di un articolo, firmato Piero Miolla, pubblicato sulla
“Gazzetta Del Mezzogiorno (mercoledì, 29 giugno 2016). Nel testo
si legge che la “Corte di Appello del tribunale di Sassari ha
riconosciuto il rischio dell’esposizione all’amianto per due
lavoratori dell’ex stabilimento “Enichem di Ottana”, in
provincia di Nuoro (Sardegna). La sentenza, oltre che
“riverberarsi sulle ex maestranze dello stabilimento sardo,
potrà portare effetti positivi anche per gli operai che, per
tanti anni, tra quelli Sessanta e Ottanta, hanno prestato
servizio nello stabilimento di Pisticci Scalo, ove sono stati
quasi 5 mila ad avere a che fare con l’amianto”.
Complessivamente, in Basilicata i lavoratori “ex esposti
all’amianto”, tra l’alto Basento e i siti industriali del basso
Basento, sono circa 10 mila. Oltre 200 sono stati i decessi per
patologie correlate all’esposizione dell’amianto. Pisticci il
paese più colpito”. Giova ricordare che lo stabilimento di
Pisticci nacque cinquantacinque anni fa, nel 1961, anche se la
scoperta del giacimento del gas era avvenuta cinque anni prima,
nel 1956. “Il 29 luglio 1961, alla presenza del presidente del
Consiglio dei Ministri, Amintore Fanfani e dell’onorevole Emilio
Colombo, allora ministro dell’Industria, unitamente a quella del
presidente dell’Eni, Enrico Mattei, venne posta la prima pietra
per la costruzione dello stabilimento “Anic” di Pisticci che,
“nella seconda metà degli anni Sessanta, avrebbe dato lavoro a
circa 6 mila persone. Il primo impianto ad entrare in produzione
fu quello dell’alcool metilico (1964), cui seguì quello per la
fibra acrilica (1965). Nel 1970 fu creato quello della fibra
poliestere. Ma nel 1978 sopraggiunsero i primi “venti di crisi”
e il primo ricorso alla cassa integrazione degli operai. Dieci
anni dopo, nel 1987, cominciò il processo di
“reindustrializzazione” che portò alla “rioccupazione di 3 mila
lavoratori”. Infine, verso la fine degli anni Novanta cominciò
il lento declino del lavoro nella Val Basento, ove, oggi vi
lavorano non più di 700 persone. Giacomo Amati |