MIGLIONICO.
Rintocchi di campane a festa, applausi e note musicali per don
Mario Spinello nel giorno della cerimonia funebre che nella
Chiesa madre è stata presieduta dall'arcivescovo della diocesi
di Matera-Irsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, con
l'assistenza di don Mark Anthony Stanislaus, don Rocco Rosano e
padre Franco Terlimbacco.
«Oggi- ha spiegato l'arcivescovo nella sua omelia - don Mario è
entrato nella gloria di Dio. Ha lasciato la Chiesa terrena ed è
entrato nella Chiesa celeste. La sua vita è stata come un fiume:
ha irrigato i solchi della terra, rendendola fertile. Don Mario
- ha concluso mons. Caiazzo - è stato un apostolo dell'amore e
della pace». Il giorno del lutto cittadino è stato anche quello
delle preghiere, dei silenzi e delle lacrime in una chiesa
gremita di fedeli, di autorità civili, militari e religiose che,
con la loro presenza hanno voluto rendere omaggio alla
straordinaria personalità di don Spinello che, «per quasi mezzo
secolo - ha sottolineato il sindaco, Angelo Buono - ha
contribuito a fare la storia del paese, quale protagonista di
primo piano di molteplici iniziative in tutti i settori della
vita sociale della comunità». La vita del paese s'è come
fermata: a scuola, la dirigente Elena Labbate ha sospeso i
festeggiamenti per l'ultimo giorno dell'anno scolastico. «Don
Mario, il primo di setti figli (quattro donne, di cui due suore,
suor Rosa Lia, 91 anni, e suor Angela, 90 anni) e tre maschi, è
stato un sacerdote coerente - ha sottolineato la nipote
Antonietta Franceschi, 67 anni, presente ai funerali dello zio,
unitamente al marito Roberto Fanton -, un prete capace di
mettere in pratica i valori religiosi e le sue idee. Negli
ultimi anni sentiva di più la mancanza della sua famiglia, ma
non ha mai voluto lasciare Miglionico per far ritorno nella sua
terra d'origine, il Veneto». E a Miglionico, divenuto il suo
paese d'adozione, don Mario ha segnato indelebilmente l'ultimo
mezzo secolo di storia. Interprete e protagonista della vita
sociale, sportiva e culturale. Per questa fondamentale ragione,
del resto, proprio alcuni mesi fa, lo scorso 29 gennaio, il
sindaco, in Consiglio comunale, a nome della cittadinanza, gli
aveva conferito l'onorificenza di "Cittadino benemerito". Don
Mario «ha lasciato il segno negli avvenin1enti più importanti
della storia miglionichese», ha osservato don Rocco Rosano che
l'ha amorevolmente assistito nei giorni della sua malattia. «Don
Mario - ha concluso - è stato come un fiore».
Giacomo Amati
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