MIGLIONICO.
Una “generazione perduta”. Con questa espressione molto forte il
presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nei
giorni scorsi, ha lanciato l’allarme su quella che è la
condizione economica dei giovani d’oggi che “stanno pagando un
prezzo troppo alto a causa della crisi economica che
caratterizza non solo l’Italia, ma tutti i Paesi del mondo,
sebbene in maniera diversa”. Da qui la riflessione e l’invito ad
“agire in fretta”. In pratica, il presidente Draghi mette il
problema della disoccupazione giovanile in cima alle sfide che
l’Europa dovrà affrontare e vincere. Per quanto riguarda
l’Italia “questa emergenza riguarda in particolare i giovani e
ancora di più le giovani donne meridionali”. Eppure, i giovani
d’oggi costituiscono la generazione “meglio istruita di sempre”:
i giovani parlano le lingue straniere, sanno usare il computer e
si sentono “cittadini del mondo”. Tra i fattori che hanno
causato la disoccupazione giovanile ne spiccano tre. Primo: il
carattere conservatore della nostra società “che tende a
perpetuare i diritti di chi ce li ha ed a escludere chi non li
ha”. Al punto che l’economista Nicola Rossi ha detto : “Meno ai
padri, più ai figli”. Secondo: la ristrutturazione in atto nelle
grandi e medie imprese ha ridotto strutturalmente il numero dei
dipendenti. Terzo: il costo del lavoro non incoraggia le aziende
ad assumere. Risultato: si sta diffondendo una “società senza
lavoro”, ha precisato la Fondazione Feltrinelli. Per la
precisione, in Italia “il tasso di disoccupazione giovanile è al
39,1%. Ancora più preoccupante è la situazione in Grecia (48,9%
di disoccupazione); in Spagna (45,3%) e in Croazia (40,3%). In
Europa circa tre milioni di giovani sono senza lavoro. Dati
eloquenti: dimostrano che la ripresa economica, secondo il
presidente Draghi “deve essere sostenuta dall’azione decisiva da
parte della politica”. Per evitare una “generazione perduta
dobbiamo agire velocemente”. Giacomo
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