MIGLIONICO.
Viaggio nel patrimonio del sapere e della conoscenza. L’Italia
non attrae i ricercatori stranieri.“Siamo in coda (al penultimo
posto) nella classifica delle nazioni capaci di richiamare
studiosi di altre nazioni. Eppure in centri come l’Iit (Istituto
italiano di tecnologia) di Genova, la metà dei ricercatori viene
dall’estero”. Evidentemente, si tratta di un’eccezione. Il dato
è contenuto in un’indagine pubblicata sulla rivista scientifica
inglese “Nature”. Quali sono i Paesi europei più bravi e capaci
nel richiamare e trattenere gli scienziati provenienti da altre
nazioni? Ebbene, dalla ricerca effettuata da due studiosi, Alex
Arenas (spagnolo) e Manlio De Domenico (italiano) è emerso,
esaminando i dati dell’Unione Europea tra il 2007 e il 2014, che
il “punteggio più alto è stato conquistato dalla Svizzera e
dall’Inghilterra. Nel gruppo di coda della classifica si colloca
l’Italia che, nel periodo dei sette anni (2007-2014) a cui fa
riferimento l’indagine, contemporaneamente, ha perso scienziati
e non è stata in grado di attrarne in modo significativo”.
Inoltre, l’indagine dimostra che il “livello dei fondi economici
dedicati alla ricerca in una nazione è tanto importante quanto
l’abilità del governo a creare meccanismi di richiamo (ad
esempio, salari competitivi), oppure, per evitare la fuga dei
“cervelli”, varare provvedimenti per assicurare un futuro alla
loro ricerca”. Non mancano, però, le eccezioni virtuose: negli
ultimi anni si sta mettendo in luce “l’IIT” di Genova (Istituto
italiano di tecnologia) dove “tantissimiricercatori (quasi la
metà dei suoi 1.100) arrivano da una cinquantina di nazioni”.
Conclusione: “Bisogna essere più attrattivi. La corsa “all’oro
grigio”, cioè ai “cervelli”, è in atto in tutti i Paesi”.
L’Italia non può continuare a farsi trovare impreparata.
Giacomo Amati |